Come riportato ieri, attraverso un lancio da Gazzetta del Sud che ha pubblicato in anteprima la notizia, ANTONIO FORACI (foto in alto), considerato il nuovo capo del clan malavitoso di Tortorici a seguito dell’operazione “Senza tregua”, è sottoposto al “41 bis”, il regime del carcere duro ed è già trasferito dal carcere di Messina Gazzi a quello di Nuoro. Nel servizio tutti i dettagli…
Foto in alto: la notte dell’arresto di Antonio Foraci, il 30 maggio 2016
Di Giuseppe Lazzaro, da Gazzetta del Sud (edizione di domenica 22 gennaio 2017)
Il boss Antonio Foraci, considerato il nuovo capo del clan di Tortorici, al carcere duro. A quasi otto mesi dall’arresto, avvenuto nell’ambito dell’operazione “Senza tregua”, il Ministro della Giustizia ha firmato, nei giorni scorsi, l’applicazione del “41 bis”, accogliendo la richiesta avanzata dalla Dda di Messina. Il legale di fiducia del Foraci, avvocato Alessandro Pruiti Ciarello, del foro di Patti, ha confermato la notizia aggiungendo che il provvedimento gli è stato notificato venerdì. Foraci è stato trasferito dal carcere di Messina Gazzi, dove si trovava rinchiuso dal 30 maggio 2016 quando scattò la “Senza tregua”, a quello di Nuoro.
IL PROFILO
Da “gregario” a “capo”. Questa l’ascesa criminale di Antonio Foraci, inteso “U calabrisi”, nato a Zafferana Etnea nel 1964 ma residente a Tortorici dove è nato e cresciuto. Il suo nome comparve nelle cronache per la prima volta il 9 marzo 1991 quando rimase coinvolto nell’operazione condotta da carabinieri e polizia che portò in carcere elementi dei clan dei Bontempo Scavo e dei Galati Giordano, al tempo in contrato ed in guerra aperta, accusati di avete taglieggiato e sottoposto a richieste estorsive diversi commercianti di Capo d’Orlando che, riunitisi sotto l’associazione Acio, ebbero il coraggio di ribellarsi facendo nomi e cognomi di chi li vessava. Ma allo storico processo al Tribunale di Patti dell’autunno successivo, il Foraci venne assolto: infatti alcun testimone in aula fece il suo nome. Quindi l’arresto, il 6 giugno 1994, nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum”, la prima, grande, offensiva dello Stato contro la criminalità organizzata nebroidea e tirrenica (223 arresti, oltre 300 denunce). Foraci venne indicato quale affiliato del clan dei Bontempo Scavo, un filo che lo portò ad essere coinvolto in successivi blitz quali la “Romanza” (30 marzo 2000, 31 arresti) e la “Icaro” (29 novembre 2003, 44 arresti), seppur senza che il suo nome fosse associato ad un provvedimento cautelare. Prima della “Senza tregua” Foraci era stato arrestato nell’inverno dell’anno scorso ma solo per avere violato la sorveglianza speciale alla quale era sottoposto. Improvvisamente il blitz di fine maggio scorso dove, dalle indagini condotte dalla polizia del Commissariato di Capo d’Orlando e del posto fisso di Tortorici, coordinate dall’allora Procuratore di Messina Guido Lo Forte e dai pm della Dda Vito Di Giorgio, Angelo Cavallo e Fabrizio Monaco, scaturì il nuovo ruolo di “U calabrisi”, quello di essere a capo del nuovo clan malavitoso di Tortorici, scaturito dai Bontempo Scavo. In particolare il settore privilegiato per gli affari illeciti era quello dell’estorsione anche se, in un paio di episodi, le richieste vennero rispedite al mittente da coraggiosi imprenditori che si ribellarono alla richiesta di denaro che Antonio Foraci avanzava mandando in avanscoperta il figlio incensurato Cristian, arrestato anch’egli e attualmente ai domiciliari dopo la detenzione in carcere. Un clan che aveva un occhio di riguardo anche al traffico di droga e a gestione “familiare”. Infatti, oltre al figlio, venne arrestata anche la moglie del boss, Calogera Rina Costanzo, due giorni dopo sottoposta all’obbligo di firma.
IL “41 BIS” TRA CORSI E RICORSI STORICI
Foto in alto, da sx: i fratelli Cesare e Vincenzo Bontempo Scavo, da anni al carcere duro
Da tempo non veniva firmato un “41 bis” per personaggi di Tortorici legati alla criminalità organizzata. Gli ultimi erano stati i fratelli Cesare e Vincenzo Bontempo Scavo, ritenuti i numeri 1 e 2 dell’omonimo clan, condannati definitivamente all’ergastolo per l’operazione “Mare Nostrum”. Per le consorterie mafiose dei Nebrodi il provvedimento più recente venne applicato il 18 dicembre 2013 nei confronti di Calogero Mignacca, arrestato il mese prima a Lentini, dopo una lunga latitanza, braccato insieme al fratello e latitante Vincenzino che, alla vista dei carabinieri, si suicidò sparandosi un colpo di pistola alla testa che teneva in pugno.
Foto in alto: Calogero Mignacca, al “41 bis” da poco prima del Natale 2013
I fratelli Mignacca, incontrastati “capi” del clan di Montalbano Elicona, collegato con i Bontempo Scavo di Tortorici, erano stati condannati definitivamente all’ergastolo per essere stati gli esecutori materiali dell’omicidio di Maurizio Vincenzo Ioppolo, di Brolo, personaggio emergente nell’ambito della gestione delle estorsioni, freddato con cinque colpi di pistola la notte del 5 febbraio 1994 all’uscita da un locale da ballo a Sant’Angelo di Brolo. Adesso il regime del carcere duro è stato applicato ad Antonio Foraci, considerato reggente dei “Tortoriciani”, che lascia la casa circondariale di Messina Gazzi(g.l.).
Edited by, lunedì 23 gennaio 2017, ore 11,00.
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