Si è svolta sabato 20 gennaio, nel giorno segnato nel calendario ecclesiastico, la festa a Tortorici in onore di SAN SEBASTIANO, primo evento patronale dell’anno solare 2024 nei Nebrodi insieme a Mistretta. Straordinaria la partecipazione degli oricensi, moltissimi i “nudi” vestiti di bianco e scalzi in segno di devozione. Come da tradizione la festa si ripeterà tra una settimana per l’Ottava e a maggio. In alto il video con il fercolo di San Sebastiano pronto per la processione. Servizio, la storia di San Sebastiano e foto…
GIUSEPPE LAZZARO
Un po’ di freddo e qualche goccia di pioggia non hanno fermato la fede degli oricensi che hanno, con grande devozione, svolto la processione del loro Santo patrono con fervore. Il programma è iniziato con le messe celebrate nella chiesa di Santa Maria Assunta alle ore 8, alle 9 e alle 10.
Alle 10,30 si è svolto il “Senato” con il sindaco Carmelo Rizzo Nervo che ha reso omaggio a San Sebastiano offrendo simbolicamente le Chiavi della Città. Il corteo ha poi raggiunto la chiesa di Santa Maria Assunta dove è stata celebrata la Santa Messa solenne da padre Simone Campana.
I portatori “nudi” pronti per portare all’esterno San Sebastiano
Poco dopo mezzogiorno ecco l’uscita del fercolo di San Sebastiano con i portatori e i “nudi”, e molti scalzi in segno di devozione, per la processione per le vie del paese.
San Sebastiano esce prima del via alla processione
Nel tardo pomeriggio c’è stato il festoso ingresso del fercolo di San Sebastiano, a conclusione della processione dopo circa quattro ore di cammino, nella chiesa di San Nicolò con la celebrazione della Santa Messa e dove il patrono resterà sino a domenica 28 gennaio quando si svolgerà l’Ottava.
LA STORIA DI SAN SEBASTIANO
San Sebastiano, in provincia di Messina, viene festeggiato anche a Barcellona Pozzo di Gotto, Gaggi, Graniti, Limina, Mistretta, Mongiuffi Melia e Pagliara.
San Sebastiano (nato a Narbona nel 256, morto a Roma il 20 gennaio 288) è stato un militare romano, martire per aver sostenuto la fede cristiana; venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica e dalla Chiesa Cristiana Ortodossa, è oggetto di un culto antico.
Il Santo visse quando l’Impero era guidato da Diocleziano. Oriundo di Narbona ed educato a Milano, fu istruito nei principi della fede cristiana. Si recò poi a Roma, dove entrò a contatto con la cerchia militare alla diretta dipendenza degli imperatori. Divenuto alto ufficiale dell’esercito imperiale, fece presto carriera e divenne tribuno della prestigiosa prima corte pretoria, di stanza a Roma per la difesa dell’Imperatore. In questo contesto, forte del suo ruolo, poté sostenere i cristiani incarcerati, provvedere alla sepoltura dei martiri e diffondere il cristianesimo tra i funzionari e i militari di corte, approfittando della propria carica imperiale. La Passio racconta che un giorno due giovani cristiani, Marco e Marcelliano, figli di un certo Tranquillino, furono arrestati su ordine del Prefetto Cromazio. Il padre fece appello a una dilazione di trenta giorni per il processo, per convincere i figli a desistere e sottrarsi alla condanna sacrificando agli dei. I fratelli erano ormai sul punto di cedere quando Sebastiano fece loro visita, persuadendoli a perseverare nella loro fede e a superare eroicamente la morte. Mentre dialogava con loro, il viso del tribuno fu irradiato da una luce miracolosa che lasciò esterrefatti i presenti, tra cui Zoe, la moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, muta da 6 anni. La donna si prostrò ai piedi del tribuno il quale, invocando la grazia divina, le pose le proprie mani sulle labbra e fece un segno di croce, ridonandole la voce. Il prodigio di Sebastiano portò alla conversione un nutrito numero di presenti: Zoe col marito Nicostrato e il cognato Castorio, il Prefetto romano Cromazio e suo figlio Tiburzio. Cromazio rinunciò alla propria carica di Prefetto e si ritirò con altri cristiani convertiti in una sua villa in Campania. Il figlio invece rimase a Roma dove patì il martirio; poi, uno a uno, anche gli altri neo cristiani morirono per aver abbracciato la nuova religione: Marco e Marcelliano finirono trafitti da lance, il loro padre Tranquillino lapidato, Zoe sospesa per i capelli a un albero e arsa viva. Quando Diocleziano, che aveva in profondo odio i fedeli a Cristo, scoprì che Sebastiano era cristiano, esclamò: “Io ti ho sempre tenuto fra i maggiorenti del mio palazzo e tu hai operato nell’ombra contro di me”. Sebastiano fu quindi da lui condannato a morte. Fu legato ad un palo in un sito del colle Palatino, denudato, e trafitto da così tante frecce in ogni parte del corpo da sembrare un istrice. I soldati, al vederlo morente e perforato dai dardi, lo credettero morto e lo abbandonarono sul luogo affinché le sue carni cibassero le bestie selvatiche; ma non lo era, e Santa Irene di Roma, che andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura, si accorse che il soldato era ancora vivo, per cui lo trasportò nella sua dimora sul Palatino e prese a curarlo dalle molte ferite con pia dedizione. Sebastiano, prodigiosamente sanato, nonostante i suoi amici gli consigliassero di abbandonare la città, decise di proclamare la sua fede al cospetto dell’Imperatore che gli aveva inflitto il supplizio. Il Santo raggiunse coraggiosamente Diocleziano e il suo associato Massimiano, che presiedevano alle funzioni nel tempio eretto da Eliogabalo, in onore del Sole Invitto, poi dedicato a Ercole, e li rimproverò per le persecuzioni contro i cristiani. Sorpreso alla vista del suo soldato ancora vivo, Diocleziano diede freddamente ordine che Sebastiano fosse flagellato a morte, castigo che fu eseguito nell’ippodromo del Palatino, per poi gettarne il corpo nella Cloaca Maxima. Nella sua corsa verso il fiume Tevere il corpo si impigliò nei pressi della chiesa di San Giorgio al Velabro, dove fu raccolto dalla matrona Lucina che lo trasportò sino alle catacombe sulla via Appia e ivi lo seppellì. La salma venne recuperata da mani pietose e sepolta nelle catacombe che oggi vengono appunto dette “di San Sebastiano”.
San Sebastiano sarebbe stato martirizzato sui gradus Helagabali ovvero i gradini di Elagabalo. In quello stesso luogo venne eretta una chiesa in suo nome. I gradini di Elagabalo si identificano, forse, in un tempio romano sul versante orientale del Palatino a Roma. Dato storico certo, che ne testimonia il culto sin dai primi secoli, è l’inserimento del nome di Sebastiano nella Depositio martyrum, il più antico calendario della Chiesa di Roma, risalente al 354.
San Sebastiano è invocato come patrono delle Confraternite di Misericordia italiane, poiché si rileva in lui l’aspetto del soccorritore che interviene in favore dei martirizzati, dei sofferenti. Questo tipo di confraternita, infatti, ha tuttora un preciso carisma assistenziale e gestisce direttamente, con l’opera dei propri volontari, una fitta e variegata rete di servizi socio-sanitari di precisa ispirazione e collocazione cristiana e cattolica.
San Sebastiano è anche patrono degli agenti di Polizia Locale (vigili urbani o polizia municipale) e dei loro comandanti, ufficiali e sottufficiali e degli schützen. Storicamente, a seguito dei Patti Lateranensi firmati nel 1929, divenne patrono della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Insieme a San Rocco viene invocato e raffigurato a protezione contro la peste, sia in pale d’altare, sia in affreschi nei cimiteri, sia nella dedicazione di numerose chiese. Questo perché l’agiografia sostiene che San Sebastiano sopravvisse alle frecce (morì infatti successivamente, per fustigazione) e San Rocco sopravvisse alla peste, facendone così delle immagini di salvati da una morte che generava piaghe o ferite, analoga alla peste.
Edited by, domenica 21 gennaio 2024, ore 9,49.