Mercoledì 22 maggio la Chiesa Cattolica ha venerato RITA DA CASCIA, una delle Sante più amate e avvolgente per la sua storia: figlia, sposa, madre, vedova, monaca. Santa Rita non è festa patronale in provincia di Messina ma viene festeggiata in tutte le chiese e con la tradizionale benedizione delle rose. Particolarmente atteso il programma a Tortorici con la messa nel pomeriggio, la benedizione delle auto, dopo quella delle rose e il corteo di macchine sino a Castell’Umberto dove si è svolta la benedizione finale impartita da padre SIMONE CAMPANA, Arciprete di Tortorici (in alto un breve video). Il servizio e la storia di Santa Rita con il link di riferimento di una bellissima serie tv visibile su youtube…
Mercoledì 22 maggio la Chiesa Cattolica ha venerato RITA DA CASCIA, una delle Sante più amate e avvolgente per la sua storia: figlia, sposa, madre, vedova, monaca. Santa Rita non è festa patronale in provincia di Messina ma viene festeggiata in tutte le chiese e con la tradizionale benedizione delle rose.
A Tortorici e Castell’Umberto da tantissimo tempo, ad eccezione del 2020 e del 2021 a causa del Covid, esiste una consolidata tradizione.
A Tortorici, nella chiesa di San Salvatore, si sono svolte tre messe, due al mattino e una alle 16 (officiata dall’Arciprete Simone Campana) e, alla fine di ogni funzione, sono state benedette le rose.
Al termine della messa delle 10 si è svolta la processione del simulacro di Santa Rita per le vie del paese.
A conclusione della messa pomeridiana si è svolta la tradizionale benedizione delle macchine, a fianco di piazza Faranda da parte di padre Simone e il successivo corteo di auto verso Castell’Umberto dove, all’arrivo, si è svolta una breve officiazione religiosa con la benedizione delle rose all’aperto sul sagrato della Chiesa Madre in piazza IV Novembre celebrata da padre Simone Campana con l’Arciprete di Castell’Umberto padre Salvatore Chiacchiera, l’Arciprete in quiescenza Nino Mastrolembo e padre Calogero Tascone, originario del centro umbertino e attuale direttore spirituale del Seminario Vescovile di Patti.
STORIA DI SANTA RITA
Il vero nome di Rita è Margherita Lotti, figlia di Antonio Lotti e Amata Ferri. La piccola Margherita di Roccaporena, frazione a 5 km da Cascia, sboccia nel 1371, altri ritengono la data del 1381. Le ipotesi sono due: per la nascita 1371 o 1381, per il trapasso (rispettivamente) 1447 o 1457. In un clima di fragile calma, Antonio e Amata svolgono la funzione di “pacieri”. I genitori di Rita sono particolarmente stimati e gli statuti del libero comune di Cascia affidano loro l’arduo incarico di pacificare i contendenti o almeno evitare stragi cruenti tra famiglie in conflitto. Come per tante ragazze, anche per la giovane Rita arriva il momento di farsi una famiglia. Il giovane che s’innamora di lei, e che lei ricambia, si chiama Paolo di Ferdinando di Mancino. Non è un giovane violento, come descritto in qualche vita, ma un ghibellino risentito e basta. Rita, quindi, non “ammansisce” affatto Paolo, piuttosto lo aiuta a vivere con una condotta più autenticamente cristiana. Sarà questo il frutto di un amore incondizionato e reciproco illuminato dalla benedizione divina. Paolo di Ferdinando di Mancino viene assassinato nei pressi del “Mulinaccio”, dove si era trasferito con Rita e i suoi due figli. La tradizione colloca l’accaduto intorno al 1406.
Rita se ne accorge, accorre ma non le resta che cogliere il rantolo finale del marito e affrettarsi a nascondere la camicia insanguinata, perché i figli, vedendola, non finiscano col covare vendetta.
Dopo l’assassinio del marito e la tragica morte dei suoi due figli per febbre alta, Rita si rifugia nella preghiera. È in questo momento che deve aver maturato con forza il desiderio di elevare il suo amore ad un altro livello, ad un altro sposo: Cristo.
All’età di circa 36 anni Rita bussa alla porta del Monastero di Santa Maria Maddalena. Superate le mille difficoltà, con l’aiuto della preghiera ai suoi tre protettori Sant’Agostino, San Nicola da Tolentino e San Giovanni Battista, finalmente corona il suo desiderio. Nell’inverno precedente la sua scomparsa, gravemente ammalata, Rita trascorre lunghi periodi nella sua cella. Probabilmente la nostalgia per la sua Roccaporena, il ricordo di Paolo e dei figli si fa sentire vivo. Forse Rita, che ha sempre pregato per le loro anime, ora che sente avvicinarsi la fine, avverte una pena in cuore: sapere se il Signore abbia accolto le sue sofferenze e preghiere in espiazione dei peccati dei suoi cari. Chiede un segno all’Amore e il cielo le risponde.
Nel 1457, per iniziativa delle autorità comunali, i primi miracoli di Santa Rita cominciano ad essere riportati nel Codex miraculorum (il Codice dei miracoli). Fra questi, troviamo quello cosiddetto maxime, ovvero il più straordinario: il miracolo di un cieco che riebbe la vista.
Il corpo di Rita non è mai stato sepolto, proprio per il forte culto nato immediatamente dopo la sua morte. Da subito, infatti, grazie alle sue virtù, cominciano ad arrivare gli ex voto portati dai devoti. Vedendo tanta venerazione, le monache, decidono di riporre il Santo corpo in una cassa. È a questo punto che Mastro Cecco Barbari s’incarica di costruire (più probabile: far costruire) la prima bara detta “cassa umile”. Se tra i concittadini la venerazione è stata rapida, non altrettanto rapido è il cammino di ascesa agli altari. Il processo di beatificazione ha inizio il 19 ottobre 1626, sotto il pontificato di Urbano VIII, che ben conosce la Santa essendo stato Vescovo di Spoleto fino al 1617. Fra i principali sostenitori della causa di beatificazione, oltre alla famiglia Barberini, c’è il Cardinale Fausto Poli, nativo di Usigni, villaggio del territorio casciano. È lui a interessarsi anche dei luoghi ritiani di Roccaporena, trasformando nel 1630 la casa-domuncola in cappella.
Alla Santa di Cascia viene associato un fiore in particolare: la rosa. È il simbolo della devozione a lei. Perché? Si narra che una cugina le fece visita, e Rita, ormai morente nel letto della sua cella nel convento, espresse un ultimo desiderio: una rosa dal giardino che aveva lasciato. Si era d’inverno. La parente ubbidì, andò e trovò nell’orto coperto di neve una rosa fiorita insieme a due fichi secchi. Gliela portò e Rita tutta felice la regalò al suo Crocefisso. Quando morì, il 22 maggio 1447, ci fu un scampanio “spontaneo” cioè miracoloso di tutte le campane del paese. Cominciava così dal Cielo l’attività taumaturgica di Santa Rita. Venne dichiarata Santa da Papa Leone XIII nel 1900, prima donna ad essere dichiarata tale nel Grande Giubileo di inizio del XX secolo. La Santa di Cascia appartiene alla grande schiera delle donne cristiane che «hanno avuto significativa incidenza sulla vita della Chiesa, come anche su quella della società». Rita ha bene interpretato il «genio femminile»: l’ha vissuto intensamente sia nella maternità fisica che in quella spirituale. Forse la migliore definizione della santità di Rita da Cascia la troviamo nella iscrizione che è stata posta sull’urna contenente i suoi resti mortali: “Tucta allui se diete”. “Si diede tutta a Lui” cioè a Cristo, anche nel momento della Crocifissione, che è la cosa più difficile.
Su youtube, al link
https://www.youtube.com/watch?v=59qFO-AtBQE&list=PLAStmyyy9RXXqiPtd2__l4CRIX99Kgrjq
Si può vedere la serie tv irradiata nel 2004 dalla Rai sulla storia di Santa Rita con la straordinaria interpretazione di Giovanna Mezzogiorno nei panni di Rita.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, giovedì 23 maggio 2024, ore 14,53.