Tiroidite di Hashimoto: cosa è? Su segnalazione di numerosi lettori della rubrica “Salute&Benessere”, la dottoressa ISABELLA SALVIA, responsabile della rubrica e nutrizionista con studio in Torrenova, affronta questo delicato argomento per la puntata n. 96…
Diverse lettrici mi hanno chiesto delucidazioni sulla tiroidite di Hashimoto. Nota anche come tiroidite cronica autoimmune, è tra le più comuni e frequenti patologie tiroidee, con una prevalenza del 5-15% nelle donne e del 1-5% negli uomini. Qualora si prendano in considerazione anche le forme asintomatiche, definite dall’esclusiva positività anticorpale, la tiroidite di Hashimoto sembra costituire in assoluto la più frequente tireopatia.
Questa malattia spesso si manifesta con l’ingrossamento asintomatico della tiroide o con una sensazione di pienezza del collo. I sintomi più comuni sono la stanchezza, l’aumento di peso o la difficoltà a perderlo, i capelli secchi e il diradamento, la costipazione, i dolori articolari e muscolari, nonché la depressione.
Ricordo sempre che non siamo noi né internet la nostra diagnosi. I sintomi sono solo il modo di mostrare uno squilibrio: è poi fondamentale rivolgersi al medico di fiducia! In caso di dubbi sulla tiroide, dobbiamo rivolgerci a un endocrinologo, il medico specialista del settore. Per diagnosticare la malattia lo specialista analizzerà la funzionalità tiroidea, misurando i livelli degli ormoni tiroxina (T4), triiodotironina (T4) e dell’ormone tireostimolante (TSH, un ormone prodotto dall’ipofisi per stimolare la tiroide a produrre gli ormoni tiroidei) nel sangue. La diagnosi si basa, oltre che sugli esami del sangue, anche sull’ecografia tiroidea per verificare la morfologia ghiandolare ed evidenziare la presenza o meno di noduli. Proprio con l’esame obiettivo, l’endocrinologo diagnosticherà la patologia.
Le più recenti risultanze cliniche, oltre a confermare che è più comune fra le donne, evidenziano come la patologia sia più frequente nelle ultra 40enni e tenda a presentarsi in diversi soggetti della stessa famiglia. Un interessante studio, pubblicato sulla rivista Autoimmunity Reviews, ha dimostrato che i pazienti con tiroidite autoimmune sono esposti al rischio di sviluppare nel tempo altre malattie autoimmuni in misura maggiore rispetto alle persone non colpite da tiroidite autoimmune. Le patologie autoimmuni più frequentemente associate alla tiroidite indicate dallo studio sono la gastrite cronica autoimmune, la vitiligine, l’artrite reumatoide, la polimialgia reumatica, la celiachia, il diabete di tipo 1, la malattia di Sjögren, la sclerosi multipla, il lupus eritematoso sistemico, la sarcoidosi.
Sebbene clinicamente possa essere molto variabile, l’evoluzione nella maggior parte dei casi è caratterizzata da una graduale e lenta progressione verso l’ipotiroidismo clinico, che avviene con un variabile periodo di latenza (talvolta anche di anni). A volte è possibile convivere con la tiroidite di Hashimoto e tenerla in remissione senza farmaci. Molti pazienti possono testimoniare che un’alimentazione corretta e uno stile di vita sano possono decisamente aiutare in questo intento. Attraverso un buon stile di vita si può sostenere il sistema immunitario ed endocrino utilizzando il cibo come medicina, aiutando a diminuire l’infiammazione e migliorare la nostra salute generale. Per migliorare lo stato di salute nel caso della tiroidite di Hashimoto, come in molti altri disturbi, è bene modificare la propria alimentazione. E’ certamente opportuno ridurre drasticamente o eliminare per medi lunghi periodi gli zuccheri e aumentare la quantità di frutta e verdura. Ancor meglio è rivolversi ad un professionista della nutrizione, come un biologo nutrizionista, per trovare una possibile soluzione sulla base di una diagnosi individuale.
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 22 marzo 2019, ore 19,00.