Altro, interessante, argomento che, per la rubrica “Salute&Benessere”, viene trattata dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova e giornalista pubblicista. La d.ssa Salvia affronta un tema delicato, “sovrappeso e diabete” con consigli e rimedi…
Ormai non ci sono dubbi: l’alimentazione è un’arma di prevenzione straordinariamente potente, ma il cibo può anche trasformarsi in un vero e proprio nemico capace di creare danni a volte irreparabili all’organismo: per gli adulti che vivono nei Paesi industrializzati – dei quali anche l’Italia fa parte – si parla infatti sempre più spesso di “malattie del benessere”, ovvero di tutte quelle patologie legate in larga misura alla sedentarietà e a un’alimentazione scorretta.
Sappiamo bene che il diabete mellito di tipo 2 e il sovrappeso sono strettamente associati e che spesso il sovrappeso diventa vera e propria obesità. Una strategia di prevenzione fondamentale sia per evitare il diabete sia per allontanarne le complicanze, una volta che sia insorto, è quella di tenere sotto controllo il peso e di impegnarsi a ridurlo quando ci si accorge di avere chili di troppo. Un’alimentazione equilibrata, non disgiunta ad un’attività fisica regolare, è uno strumento essenziale per dimagrire o mantenere un peso-forma e spezzare la relazione tra diabete e sovrappeso, quando la riscontriamo sul nostro corpo.
Il diabete mellito di tipo 2 non è una malattia ereditaria, ma quella che potrebbe essere ereditata è la predisposizione, che si manifesta con la cosiddetta insulino-resistenza, cioè una diminuzione degli effetti biologici dell’insulina; in altri termini la quantità fisiologica di insulina produce una risposta ridotta e non è in grado di svolgere adeguatamente la sua funzione di ridurre la glicemia. L’iperglicemia persistente che ne deriva stimola il pancreas a secernere quantità maggiori di insulina, determinando così iperinsulinemia.
L’insulino-resistenza contribuisce significativamente all’insorgere, oltre che del diabete mellito di tipo 2, anche dell’obesità, dislipidemia, ipertensione, steatosi epatica e sindrome dell’ovaio micropolicistico.
Cosa incrementa il rischio di insulino-resistenza e diabete? Oltre ai già citati sovrappeso e sedentarietà, teniamo presente anche la circonferenza vita, che deve essere inferiore a 88 cm nella donna e a 95 cm nell’uomo; i valori della glicemia a digiuno maggiori di 100 mg/dL ma inferiori a 125 mg/dL; pressione arteriosa maggiore di 140/90 mmHg o utilizzare farmaci per il trattamento dell’ipertensione; colesterolo HDL minore di 35 mg/dL, trigliceridi maggiori di 170 mg/dL; età inferiore a 45 anni; genitore, fratello o sorella con diabete di tipo 2, sindrome dell’ovaio micropolicistico, diagnosi di diabete gestazionale (quindi in gravidanza) e avere partorito a termine un feto con un peso maggiore di 3,5 Kg.
Come si tiene a bada l’insulino-resistenza, evitando così che questa sfoci in diabete? Semplice! Anche questa con l’alimentazione corretta e l’attività fisica! Il piano nutrizionale, in questo caso, deve mirare a ridurre la pressione arteriosa, diminuire i livelli di trigliceridi e colesterolo LDL e aumentare i livelli di colesterolo HDL.
La terapia farmacologica è riservata ai casi in cui il cambiamento dello stile di vita non risulta sufficiente.
Se parliamo di diabete di tipo 2 e sovrappeso od obesità associati, dobbiamo tenere conto del fatto che in chi si trova in questa condizione si è creato uno squilibrio tra calorie introdotte e calorie consumate. Ciò significa che l’apporto calorico quotidiano deve essere inferiore rispetto al fabbisogno teorico dell’organismo, in modo da consumare i grassi di deposito, quelli in eccesso. Le calorie da assumere devono perciò essere ridotte rispetto alla quota che si ritiene ottimale in individui normopeso. Si consideri che, con una riduzione di circa 400-500 calorie al giorno, si può ottenere una perdita di peso di circa 2 chili al mese, senza alcuno spiacevole effetto collaterale.
Si possono ottenere risultati anche più consistenti e arrivare a una perdita di peso anche maggiore praticando una moderata, ma regolare, attività fisica. Ricordiamoci anche che “la virtù sta nel mezzo” e che anche nel contrastare il sovrappeso, è meglio evitare gli sbalzi eccessivi e cercare di non dimagrire mai più di 4-5 chili al mese.
Vorrei chiudere con le risposte a due domande frequenti sul diabete:
Se perdo peso il mio diabete migliorerà?
La risposta è spesso si.
Se il diabetico perde peso è possibile che il quantitativo d’insulina prodotta sia di nuovo in grado di controllare la situazione metabolica e dunque la glicemia.
Si può guarire dal diabete?
La risposta è sì. Ogni volta che la produzione dell’insulina è tale da coprire i bisogni della persona la glicemia si normalizza. Dunque se una persona perde abbastanza peso a un certo punto il diabete può sparire, ma è necessario un pancreas ancora attivo e bisogna tenere presente che la glicemia alta di per sé può compromettere il buon funzionamento del pancreas. Se si mantiene una persona con una glicemia quasi normale per una o due settimane non è escluso che il pancreas sia in seguito in grado di migliorare la sua capacità a produrre insulina. Questo succede spesso dopo un intervento di chirurgia bariatrica che si esegue per dimagrire.
Ricordo a tutti che eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 3206556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (dietologo, biologo nutrizionista o dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da qualsiasi patologia accertata.
Edited by, venerdì 9 giugno 2017, ore 19,43.