Ancora l’intestino viene trattato nella puntata di questa settimana della nostra rubrica “Salute&Benessere” dalla dottoressa ISABELLA SALVIA (foto in alto con il noto prof. GIORGIO CALABRESE, medico e docente di chiara fama internazionale). Precisamente l’argomento che la nutrizionista, con studio in Torrenova, tratta è la sindrome dell’intestino irritabile…
La sindrome dell’intestino irritabile è una delle problematiche intestinali maggiormente diffuse. Essa interessa infatti più del 20% delle persone, per la maggioranza donne, nella fascia di età compresa tra i 30 e i 50 anni.
Chi ne è colpito nota un peggioramento della qualità della vita, in quanto sono spesso presenti disturbi quali flatulenza, gonfiore e dolore addominale. Quando i sintomi sono molto intensi, oltre al malessere fisico, può sorgere la preoccupazione di non riuscire a gestire il disturbo e di conseguenza ci si può sentire a disagio anche nelle situazioni sociali più comuni, dal lavoro alle uscite tra gli amici.
Nello specifico, la sindrome dell’intestino irritabile(SII), è uno dei cosiddetti disturbi funzionali gastrointestinali, i quali sono caratterizzati da sintomi variabili, ricorrenti o cronici, e dall’assenza di alterazioni biochimiche o strutturali.
La diagnosi si basa dunque sulla sintomatologia dopo avere escluso, naturalmente, patologie organiche, come ad esempio cancro al colon, morbo di Crohn, colite ulcerosa, morbo celiaco, parassitosi e intolleranza al lattosio.
La diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile si basa sulla presenza, nel corso degli ultimi 12 mesi e per almeno 12 settimane anche non consecutive, di almeno due delle seguenti caratteristiche:
- sintomi alleviati dalla defecazione;
- cambiamento dell’alvo;
- cambiamento dell’aspetto delle feci.
I sintomi che vengono riscontrati il più delle volte riguardano il meteorismo e la distensione addominale, il numero di evacuazioni (più di 3 evacuazioni al giorno o meno di 3 evacuazioni a settimana), sforzo eccessivo durante l’evacuazione, sensazione di evacuazione incompleta e presenza di muco nelle feci, le quali possono essere dure o acquose.
Un aiuto ad alleviare la sintomatologia può arrivare dall’alimentazione, dall’esercizio fisico e da un buono stato di idratazione.
E’ certo infatti che pasti abbondanti possono provocare fastidio e che alcuni alimenti specifici causano la comparsa dei disturbi in quanto provocano la formazione di gas a livello intestinale.
Spesso il Biologo Nutrizionista fa compilare al paziente un “diario alimentare” per almeno 2-3 settimane. Questo serve per valutare con maggiore accuratezza il ruolo dei diversi fattori prima di pianificare gli opportuni cambiamenti dietetici, che riguardano, in prima battuta, l’aumento graduale e progressivo del consumo di fibra solubile.
E’ infatti negativo restringere eccessivamente le scelte alimentari, eliminando dalla dieta molti alimenti a cui si imputano, senza adeguata controprova, la responsabilità di scatenare o aggravare la sintomatologia.
Ricordo a tutti che eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione ( biologo nutrizionista, dietologo o dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da qualsiasi patologia accertata.
Edited by, venerdì 25 agosto 2017, ore 18,47.