Puntata dedicata all’alcol quella di questa settimana proposta, nella rubrica “Salute&Benessere”, dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale. Ma la tematica non riguarda l’ingerimento nelle nottate di questa torrida estate nei locali pubblici con il pericolo di stare male ma un paio di interrogativi: l’alcol fa dissetare? Ed è vero che aiuta a riscaldarsi? Spiegate due fake news…
Riusciamo oggi a rispondere a due fake news attraverso il sito dell’Istituto Superiore di Sanità.
“Accade spesso, si legge, che si pensi all’alcol come a una bevanda dissetante e fresca in grado di calmare la sete, specialmente nei giorni più caldi. L’estate è un periodo in cui già si perdono molti liquidi attraverso il sudore e l’esercizio fisico.
Bere alcol priva il corpo di liquidi preziosi, proprio nel periodo in cui ne avrebbe più bisogno.
L’alcol, infatti, agisce come diuretico ostacolando un ormone, l’ADH, che regola l’equilibrio dei fluidi e richiede una maggiore quantità di acqua per essere metabolizzato. Questo significa che assumendo alcolici aumenta l’espulsione di urine più di quanto si farebbe normalmente senza averli bevuti. Così il corpo, terminando le riserve idriche presenti, ha ancora più necessità di bere oltre ad aver perso molti nutrienti essenziali come vitamine e sali minerali.
Inoltre l’alcol, continua l’ISS, essendo un vasodilatatore, provoca nel fisico una maggiore sudorazione per espellere il calore prodotto dalla quantità e dalla gradazione alcolica della bevanda introdotta.
L’assunzione di bevande alcoliche, soprattutto durante la stagione calda, è dunque da evitare per riuscire a mantenere una buona idratazione corporea. Per la salute e, specialmente in caso di sete, solo l’acqua è infatti effettivamente in grado di placare il senso di disidratazione.
Oltre a questa bufala, è anche sbagliato pensare che l’assunzione di bevande alcoliche possa aiutare a riscaldarsi e a combattere il freddo. Si tratta infatti solo di una sensazione temporanea di calore.
Bere alcolici non difende dal freddo, né aiuta a riscaldarsi.
La percezione di calore prodotta dall’alcol è dunque solo momentanea e cutanea, avvertita cioè solo in superficie.
Questo avviene perché l’alcol è un potente vasodilatatore.
L’alcol, dunque, appena ingerito, provoca una reazione del tutto contraria al riscaldamento: i vasi sanguigni superficiali si dilatano, il sangue scorre più facilmente a livello superficiale e delle estremità (mani, piedi, viso…), la?pressione corporea, dopo un primo innalzamento,?si abbassa, il calore si disperde all’esterno (ipotermia).
Dopo aver bevuto alcolici, quindi, la dilatazione dei vasi sanguigni non solo dura poco tempo, ma fa sì che il corpo, disperdendo calore all’esterno, si raffreddi ancora più velocemente.
? quindi ancora più pericoloso assumere alcol in caso di freddo intenso, quando si è esposti a basse temperature per lunghi periodi di tempo o se si è in un ambiente non riscaldato. Inoltre, continua l’ISS, l’assunzione di bevande alcoliche, abbassando la temperatura corporea, provoca uno stato di torpore per cui ci si addormenta più facilmente aumentando di conseguenza il rischio di congelamento.
Ciò spiega perché tanti alcolisti “senza tetto” muoiano assiderati. Per proteggersi dal freddo e per cercare di mantenere costante l’equilibrio termico, il nostro corpo ha invece bisogno di attivare il meccanismo contrario: la vasocostrizione.
Grazie ad essa, conclude l’Istituto Superiore di Sanità, i vasi sanguigni si restringono, la circolazione sanguigna sulla superficie cutanea rallenta, il flusso di sangue si sposta verso gli organi interni importanti (cuore, cervello, polmoni, fegato) diminuendo la perdita di calore verso l’esterno. ? dunque tutto ciò a determinare una situazione di maggior benessere termico, non l’alcol.”
Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 29 luglio 2022, ore 18,10.