Quando gonfia la pancia, dopo avere mangiato, si pensa ai legumi, ai broccoli o ai cavolfiori. Ma uno studio americano ha rivelato che una delle cause dell’antipatico gonfiore potrebbe essere il consumo delle caramelle cosiddette sugar free (zucchero libero). Questo l’argomento della settimana presentato, nella rubrica “Salute&Benessere”, dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova. Il servizio…
Molti di noi avranno sicuramente sperimentato la fastidiosa sensazione di gonfiore dopo l’ingestione di particolari cibi, come ad esempio i legumi, i broccoli o i cavolfiori.
Alla lista, adesso, si aggiunge un’altra categoria.
Gli scienziati dell’Università della California hanno infatti spiegato la possibile causa della pancia gonfia dopo il consumo delle caramelle cosiddette sugar free.
L’indiziato sarebbe il sorbitolo, che è un dolcificante utilizzato in prodotti senza zucchero, che influenza il microbiota intestinale.
Lo studio, pubblicato pochi giorni fa su Cell, offre un punto di partenza nella diagnosi e nelle cure delle intolleranze al sorbitolo.
In natura, tale zucchero è già presente in frutta come albicocca, mela, pera e avocado. L’intolleranza al sorbitolo, anche in piccole quantità, può causare problemi intestinali e gonfiore.
Quando si ingerisce molto sorbitolo, oltre a sperimentare gonfiore addominale, si possono verificare anche episodi di crampi e diarrea.
Del resto anche su tutti i pacchetti di caramelle e chewing gum che lo contengono c’è la scritta di stare attenti a non esagerare proprio per questi motivi.
Ci sono però persone a cui basta mangiare una quantità anche molto piccola per avere disturbi alla digestione.
In questo caso si parla di intolleranza al sorbitolo.
In genere il sorbitolo quando raggiunge l’intestino viene degradato da alcuni batteri, della famiglia Clostridium.
La degradazione fa sì che non ci siano conseguenze. Il problema è che questi batteri buoni vengono distrutti dall’azione di alcuni antibiotici e il corpo impiega molto tempo a ripopolare l’intestino con questi batteri.
Ecco un’altra prova, se mai ce ne fosse bisogno, per cui è essenziale che gli antibiotici siano assunti solo e soltanto quando è utile e sotto stretta osservazione medica, per evitare la pericolosa antibiotico resistenza.
Tra l’altro i ricercatori in forza al centro di ricerca nord americano hanno scoperto che non solo gli antibiotici, ma anche una dieta ricca di grassi saturi, quelli contenuti principalmente nella carne rossa e nei suoi derivati, produce lo stesso effetto.
A questo punto i ricercatori hanno riprodotto le condizioni utili a riavere all’interno dell’intestino la giusta popolazione di batteri Clostridium, in modo che questi potessero tornare a scomporre il sorbitolo.
In effetti il beneficio è stato praticamente immediato e i batteri buoni riuscivano a bloccare le conseguenze dell’intolleranza da sorbitolo.
C’è da aggiungere che fino al 30% della popolazione nei paesi ad alto reddito sperimenta episodi di intolleranza ai carboidrati, con disturbi addominali associati più comunemente a lattosio, fruttosio o sorbitolo.
Studi epidemiologici dei paesi occidentali, dove questi fattori di rischio sono più diffusi, riportano una maggiore incidenza di intolleranza ai carboidrati rispetto ai paesi asiatici.
In conclusione, secondo i risultati dello studio, il team di scienziati ipotizza che la mesalazina 5-aminosalicilato o mesalamina, un farmaco che si utilizza per trattare la colite ulcerosa, il morbo di Crohn e altre malattie infiammatorie croniche intestinali, possa funzionare contro l’intolleranza al sorbitolo negli esseri umani perché in grado di ricreare nell’intestino un ambiente con poco ossigeno, preferito dai batteri Clostridium.
Lo studio rappresenta quindi un punto di partenza significativo per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento dell’intolleranza ma saranno necessari studi clinici per verificare se effettivamente questo farmaco possa trattarla negli umani.
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
ISABELLA SALVIA
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 1 marzo 2024, ore 17,34.