L’obesità sta assumendo le caratteristiche di una vera epidemia: come riconoscerla, e fronteggiarla, in particolare in età evolutiva. Questo l’argomento della settimana a cura della responsabile della rubrica “Salute&Benessere”, dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed anche giornalista pubblicista…
L’obesità è una malattia cronico-degenerativa la cui incidenza è in continua e progressiva crescita e sta oggi assumendo le caratteristiche di una vera e propria epidemia, in quanto si associa a una maggiore insorgenza di diverse malattie croniche e debilitanti. Dalle ricerche condotte dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito del sistema di sorveglianza nazionale, l’Italia continua a essere ai primi posti in Europa per numero di bambini in sovrappeso, il 21%, e obesi, il 10%, tra i 6 e gli 11 anni.
La distribuzione del sovrappeso tende a diversificarsi non solo in base a sesso ed età, ma anche rispetto all’area geografica, con uno spiccato gradiente nord-sud, risentendo dei differenti fattori socio-economici.
Nell’obesità può essere ricercata un’eziologia multifattoriale legata non soltanto a fattori genetici, ma anche a fattori ambientali, al tipo di alimentazione e alla sedentarietà. La definizione di sovrappeso e obesità nel bambino può dimostrarsi più complessa rispetto al caso di un individuo adulto, poiché nell’infanzia e nell’adolescenza si verificano variazioni fisiologiche importanti della quantità e della distribuzione del grasso corporeo che rendono difficile adottare un unico criterio di classificazione valido per le varie fasce d’età e per entrambi i sessi.
Secondo le definizioni più accreditate, viene definito “sovrappeso” o a “rischio di obesità” un individuo che presenta un indice di massa corporea (IMC o BMI) compreso tra l’85° e il 95° percentile calcolato per età e sesso. Si parla di obesità moderata (o di I grado) per chi si trova tra il 95° e il 97° percentile, mentre oltre il 97° l’obesità diventa grave (o di II grado).
Il Biologo nutrizionista ottiene questi parametri facendo riferimento ai grafici percentili o curve di crescita, in cui vengono correlati i valori percentili di peso e altezza dei soggetti, suddivisi per età e sesso. Le curve di crescita rappresentano un importante strumento di valutazione a elevata riproducibilità, che consente di seguire l’evoluzione ponderale del bambino nel corso del tempo, con la possibilità di individuare precocemente eventuali segnali di rischio. Un’altra metodica attuabile si basa sul rilevamento della circonferenza della vita che, pur essendo una misura indiretta dell’adiposità, stima il tessuto adiposo viscerale e correla con il rischio di patologia metabolica. Un valore del rapporto vita/altezza superiore a 0,5, infatti, vede aumentare di otto volte il rischio di sviluppare sindrome metabolica.
Nella valutazione della crescita del bambino è utile tener presenti le fasi critiche per lo sviluppo dell’obesità essenziale, fin dalla prima infanzia e, addirittura, durante la gravidanza, proprio come abbiamo visto nelle scorse settimane. Ricordiamo, dunque, che è proprio durante la gestazione che si differenziano i centri ipotalamici responsabili della regolazione di fame e sazietà: la scarsa disponibilità di substrati durante la gravidanza non consentirebbe una corretta regolazione della risposta ipotalamica e del sistema nervoso simpatico verso l’intake calorico dopo la nascita. Allo stesso modo, l’esposizione del feto a ipernutrizione può contribuire alla programmazione della regolazione metabolica del bambino nella sua vita adulta, predisponendo indirettamente l’individuo all’obesità e al diabete. Altra tappa importante è il divezzamento, durante la quale il bambino va incontro a una variazione della composizione in nutrienti della sua dieta in cui spesso si evidenzia un rapido incremento della frazione proteica e questa situazione esporrebbe il rene a un eccessivo carico di soluti e provocherebbe un’ induzione dell’adipogenesi.
La terza fase critica è quella di “adiposity rebound”. La curva di crescita del bambino prevede un primo stadio nel primo anno di vita, durante il quale la massa adiposa aumenta notevolmente passando dal 14% del peso corporeo totale che si rileva alla nascita al 25% che si raggiunge intorno al 4°-6° mese; un secondo stadio, fino ai 6 anni di vita, durante il quale si assiste a una diminuzione progressiva dell’adiposità fino a raggiungere il 10-15%; un terzo e ultimo stadio in cui si individua nuovamente un incremento graduale della massa grassa che, al termine dello sviluppo puberale, è pari a circa il 15-18% del peso totale.
L’inizio della fase di “adiposity rebound” è uno stadio cruciale e riveste un notevole interesse in quanto, se avviene troppo precocemente, il bambino rischia di aumentare eccessivamente la propria massa grassa nelle età successive.
In concomitanza, durante la seconda e terza infanzia, le consuetudini nutrizionali del bambino vanno definendosi sotto l’influenza del modello familiare e preferenze e gusti alimentari cominciano a essere condizionati anche dai mass media e dalle abitudini dei coetanei. I bambini sovrappeso od obesi presentano in genere delle caratteristiche nutrizionali comuni: sono soliti saltare la colazione, mangiano spesso cibi ad alta concentrazione calorica, presentano una dieta monotona e uno scarso apporto di frutta e verdura.
Alle scorrette abitudini alimentari va ad aggiungersi, sia durante l’infanzia che nell’adolescenza, una riduzione dell’attività fisica. La prossima settimana vedremo le complicanze correlate allo stato di obesità nell’età evolutiva.
Ricordo a tutti che eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione ( biologo nutrizionista, dietologo o dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da qualsiasi patologia accertata.
Edited by, venerdì 8 dicembre 2017, ore 16,56.