Il cuore ed il suo controllo dipendono anche dall’alimentazione come molti sanno. I particolari ed i consigli nel consueto servizio settimanale della rubrica “Salute&Benessere” curata dalla dottoressa ISABELLA SALVIA (foto in alto), nutrizionista con studio in Torrenova ed iscritta anche all’Ordine Nazionale dei Giornalisti…
“Chi va piano va sano e va lontano”, ci insegna un vecchio proverbio, che ha avuto una ulteriore conferma da un recente studio cardiologico dell’università di Hiroshima (Giappone), che ha dimostrato come la velocità con cui mangiamo sia direttamente proporzionale al rischio di sviluppare la sindrome metabolica, una condizione in cui sono presenti almeno tre fattori di rischio fra trigliceridi, colesterolo, glicemia o pressione fuori dai limiti, obesità o girovita abbondante. La ricerca ha valutato la velocità con cui abitualmente mangiano oltre mille persone per cinque anni, monitorandone lo stato di salute e rilevando che gli ultra-rapidi sono mediamente più grassi, hanno un girovita molto abbondante e una glicemia più alta rispetto a chi mangia lentamente. Questo dato conferma una precedente indagine su quasi novemila persone pubblicata sul Journal of Epidemiology, secondo la quale i pasti rapidi potrebbero aumentare il rischio di sindrome metabolica fino al 35%.
Secondo lo studio “l’effetto potrebbe dipendere dalla mancata sensazione di sazietà, che porta a mangiare più del necessario e quindi a ingrassare”. Dal momento in cui si inizia il pasto, infatti, il cervello impiega circa 20minuti per mandare il segnale di “stomaco pieno”: se siamo troppo veloci, lo stop non arriva in tempo utile e finiamo per introdurre più cibo prima di fermarci. Masticare al rallentatore invece riduce la densità energetica del pasto: il risultato è un’azione dimagrante, inconsapevole ma efficace.
“Per mangiare al giusto ritmo, servirebbe almeno mezz’ora” hanno commentato i cardiologi dell’American Heart Association. “L’errore che porta tanti ad accelerare? Pranzare di fronte al computer, mentre si lavora: bisogna invece mangiare in un luogo preposto, da una cucina a una sala da pranzo, da una mensa al ristorante. Il risultato, altrimenti, è che non ci rilassiamo, la pausa sembra ancora più breve e dopo poco torna pure la fame perché non ci sentiamo sazi”
Triturare bene il cibo aumenta l’afflusso di sangue a stomaco e intestino, a tutto vantaggio della funzionalità digestiva, e fa pure «bruciare» una decina di calorie in più a pasto rispetto a chi trangugia il piatto in un attimo. Solo prendersi un poco di tempo in più prima di inghiottire potrebbe far spendere circa duemila calorie in più al mese.
Inoltre, nella bocca avviene una prima digestione: i velocisti ingollano 80 grammi di cibo al minuto, contro i 50 dei lenti e questo non solo significa mangiare di più, ma anche buttar giù bocconi grandi con meno saliva (che contiene enzimi digestivi), più difficili poi da smaltire per lo stomaco. I tempi stretti, infine, fanno sì che stomaco e intestino ricevano il cibo quando non sono ancora preparati per gestirlo: dal momento in cui annusiamo un piatto e diamo il primo morso, il tratto gastrointestinale si allerta per mettersi al lavoro ma perché nello stomaco inizi la secrezione acida e l’intestino avvii i suoi movimenti serve un po’ di tempo, proprio quei minuti che dovremmo impiegare per masticare bene
I trucchi da adottare? Oltre a masticare a lungo o mangiare in compagnia, si possono appoggiare le posate o fare un respiro profondo fra un boccone e l’altro, o, ancora, tagliare il cibo a pezzetti piccoli.
“L’essenziale è allungare i tempi — conclude il recente studio giapponese —. I pasti veloci aumentano anche le oscillazioni della glicemia, a loro volta causa di un maggior rischio di resistenza all’insulina e quindi di diabete: provare a mangiare con più calma può davvero essere un metodo semplice, ma utilissimo per migliorare lo stato di salute generale”.
Ricordo a tutti che eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (biologo nutrizionista, dietologo o dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da qualsiasi patologia accertata.
Edited by, venerdì 16 febbraio 2018, ore 19,30.