SALUTE&BENESSERE: LE AMICHE FIBRE

Chi consuma principalmente alimenti poveri di fibre è molto più esposto al rischio di infiammazioni e infezioni intestinali. Questo il tema e l’argomento di questa settimana della rubrica “Salute&Benessere” (puntata n. 230) a cura della dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale…

Chi consuma principalmente alimenti poveri di fibre è molto più esposto al rischio di infiammazioni e infezioni intestinali. Questo perché il ridotto contenuto di fibre può provocare un’alterazione genetica dei batteri presenti nell’intestino. A confermarlo è un recente studio portato avanti da un team di ricercatori portoghesi del Gulbenkian Science Institute (IGC) e pubblicato sulla rivista scientifica Cell Host & Microbe.

La ricerca è stata condotta sui topi per valutare il comportamento del batterio Bacteroides thetaiotaomicron, presente nel nostro microbiota intestinale. I ricercatori hanno previsto due diete diverse per i roditori: una ricca di verdure ma povera di grassi, l’altra con poche verdure ma ricca di alimenti ultra-lavorati, zuccheri semplici e di grassi.

I risultati emersi sottolineano che l’evoluzione batterica intestinale rappresenta un meccanismo importante coinvolto nella formazione del microbiota e le sue conseguenze non sono da sottovalutare.

Sebbene gli effetti dei cambiamenti dietetici sulla composizione e le funzioni del microbiota siano ben documentati, il loro impatto sull’evoluzione batterica intestinale rimane inesplorato. Nello studio sono state seguite le mutazioni insorte in Bacteroides thetaiotaomicron, un membro prevalente del microbiota che degrada le fibre. B. thetaiotaomicron si è evoluto rapidamente nell’intestino e nella dieta in stile occidentale selezionata per le mutazioni che promuovono la degradazione dei glicani derivati dalla mucina.

I cambiamenti periodici nella dieta hanno causato fluttuazioni nella frequenza di tali mutazioni e sono stati associati a cambiamenti metabolici, con conseguente mantenimento di una maggiore diversità genetica intraspecie rispetto ai regimi dietetici costanti. Questi risultati mostrano che i cambiamenti dietetici lasciano una firma genetica nei membri del microbioma e suggeriscono che la diversità genetica di B. thetaiotaomicron potrebbe essere un biomarcatore per le differenze dietetiche tra gli individui.

La dieta, quindi, cambia il microbiota e gli impatti vanno oltre il noto effetto diretto sul peso corporeo e sugli squilibri metabolici.

Molti membri del microbiota si affidano dunque alle fibre alimentari per le loro funzioni metaboliche. Pertanto, i passaggi da una dieta povera di grassi e ricca di fibre vegetali a una dieta ricca di grassi e zuccheri semplici e povera di polisaccaridi da fibre vegetali causano cambiamenti drammatici nella composizione del microbiota intestinale negli esseri umani e nei roditori.

Tutto italiano è invece uno studio dei ricercatori del Politecnico di Torino, i quali hanno messo a punto «Diet Gap», un nuovo indicatore per misurare l’inadeguatezza degli attuali sistemi alimentari dal punto di vista della salute e della sostenibilità. La proposta degli scienziati è arrivata all’interno di uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica «Nature Food». Gli autori hanno sottolineato come, secondo le indicazioni della commissione «Eat-Lancet», il consumo settimanale di carne rossa dovrebbe essere limitato ad un massimo di 200 grammi. In media, però, questa soglia viene superata di 2,5 volte, e in Europa di ben 4, con ripercussioni importanti sulla salute e sull’ambiente. Il «Diet Gap» ha messo sotto la lente di ingrandimento anche il consumo di legumi, osservando come questo sia molto inferiore alla quantità ideale di circa 100 grammi al giorno, in particolare nei Paesi più sviluppati, dove risulta stagnante e sottosoglia fin dagli anni Sessanta.

Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.

Isabella Salvia

I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.

Edited by, venerdì 11 febbraio 2022, ore 16,19.  

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