Infarto e obesità, il secondo che può generare il primo in alcuni casi. Questo il tema, molto attuale e quanto mai pertinente, trattato dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova, nella puntata numero 87 della rubrica “Salute&Benessere”…
L’infarto (o sindrome di Kesperek) è un termine generico con cui si intende la necrosi di un tessuto di un nostro organo per ischemia, cioè per un grave deficit di flusso sanguigno. I sintomi sono diversi a seconda dell’organo interessato, tuttavia il sintomo principale è rappresentato da dolore acuto (ad insorgenza improvvisa), di varia intensità; è però possibile che l’infarto sia clinicamente asintomatico, soprattutto qualora sia di dimensioni molto piccole. I casi più frequenti sono l’infarto miocardico, dove l’organo interessato è il cuore, e l’infarto cerebrale (responsabile dell’80% dei casi di ictus), che sono le più frequenti cause di morte nei paesi occidentali. Altre tipologie di infarto sono relativamente rare, poiché molti distretti sono irrorati da più arterie, cosa che permette al vaso non interessato di supplire efficacemente al deficit nutritizio.
Oggi parleremo dell’infarto miocardico che è provocato da una insufficiente irrorazione sanguigna al cuore, per una occlusione improvvisa o per una stenosi critica delle arterie che portano il sangue in quel distretto dell’organismo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato numerosi fattori di rischio che provocano decessi e perdita di anni di vita in buona salute. Consideriamo che circa il 50% dei pazienti colpiti da infarto muore prima di arrivare in ospedale. La stragrande parte degli elementi di rischio, come l’obesità e sovrappeso, il fumo, il colesterolo alto, l’ipertensione e il diabete mellito, sono suscettibili di correzione mediante opportune modifiche dello stile di vita. E’ importante, pertanto, capire come sia importante, oltre ad una costante guida medica che monitori l’andamento del nostro stato di salute (anche misurando la pressione arteriosa come abbiamo visto la scorsa settimana), controllare il nostro peso ed evitare di essere obesi, poiché l’obesità è tra i primi fattori di rischio delle patologie cardiovascolari che rappresentano la principale causa di morte nelle nazioni industrializzate. Tra i fattori di rischio cardiovascolare esistono alcuni che non sono influenzabili, come la familiarità o l’età (che ci inducono a rivolgersi ad un cardiologo di fiducia), ma altri, che sono poi i maggiori, che sono certamente riducibili con un regime alimentare mirato, come l’obesità, il colesterolo o i trigliceridi alti, l’ipertensione sistemica o il diabete. E’ possibile quindi ridurre il rischio infarto rivolgendosi ad un professionista! Se siete ipertesi o in sovrappeso, la cosa più sensata è rivolgersi ad un nutrizionista, oltre che al medico di fiducia! Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 18 gennaio 2019, ore 19,15.