La dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale, nella settimanale rubrica “Salute&Benessere”, alla puntata n. 242 tratta un argomento del tutto sconosciuto o quasi anche nelle riviste specializzate: il linfedema. Cosa è, cosa comporta e con quali rischi?…
Oggi vorrei trattare di una patologia sconosciuta ai più, ma abbastanza diffusa, che, peraltro, tende ad aggravarsi con l’arrivo dell’estate. Circa una persona su 20 ne è affetta, 300 milioni di persone in tutto il mondo; solo in Italia si stimano 40mila nuovi casi l’anno, soprattutto in donne fra i 30 e 40 anni. Di cosa parliamo? Del linfedema, una malattia che colpisce il sistema linfatico ed è caratterizzata dalla presenza di un gonfiore, un edema, che può interessare uno o più arti (braccia e gambe), anche se in genere è monolaterale.
Il cattivo funzionamento o l’interruzione del sistema linfatico comporta l’incapacità di far defluire correttamente i liquidi dalla periferia al sistema venoso centrale: i fluidi interstiziali andranno progressivamente ad accumularsi perifericamente causando il caratteristico gonfiore chiamato “linfedema”. Oltre al gonfiore ad un braccio o ad una gamba, che è il sintomo principale, tra gli altri sintomi segnalo il cambio del colore della pelle, la difficoltà a muovere l’arto, nonché una pelle suscettibile alle infezioni, al prurito e alla tensione.
Il quadro clinico tende ad aggravarsi in estate, come detto, ma anche prima dell’arrivo della mestruazione o mantenendo l’arto in posizione declive (in piedi e seduta) per molto tempo.
L’edema può causare impaccio al normale movimento dell’arto interessato, fino ad una compromissione significativa della funzionalità.
Abbiamo analizzato che il linfedema si verifica quando i vasi linfatici non sono in grado di drenare adeguatamente la linfa. Ma quali sono le cause scatenanti? In funzione della causa scatenate, il linfedema viene classificato in primario e secondario.
La causa scatenante il linfedema primario risiede in anomalie congenite a carico del sistema linfatico. Questa variante si manifesta frequentemente nelle donne. Si distinguono più varianti, in base all’età in cui i sintomi del linfedema si manifestano:
- Linfedema primario congenito: rappresenta il 10-25% di tutte le forme di linfedema primario. Si tratta di una particolare forma di occlusione linfatica chiaramente evidente sin dalla nascita.
- Linfedema primario precoce: è la forma più comune del linfedema primario (65-80%). Questa forma diventa clinicamente evidente dopo la nascita, ma prima dei 35 anni: in genere, il paziente colpito manifesta i primi sintomi durante la pubertà.
- Linfedema primario tardo (o malattia di Meige): un soggetto affetto manifesta i primi sintomi dopo i 35 anni d’età. Questa forma tardiva rappresenta il 10% dei casi primari.
Il linfedema secondario, come anticipa il termine stesso, è secondario a svariate patologie; rappresenta perciò una disfunzione acquisita dei vasi linfatici, in origine sani e perfettamente funzionanti. Il linfedema secondario colpisce indistintamente entrambi i sessi. A livello mondiale, la causa più frequente del linfedema secondario è la filariosi linfatica, infezione a carico di linfonodi e vasi linfatici, provocata da un parassita, il Wuchereria bancrofti. Il linfedema secondario può essere causato anche da altre patologie, come, ad esempio, il diabete o l’obesità patologica (quando il linfedema si manifesta a causa di un letterale “schiacciamento” dei vasi linfatici e dei linfonodi).
Da quanto detto, è facilmente comprensibile come l’efficienza del sistema linfatico sia indispensabile per proteggere l’organismo dalle infezioni: in presenza di linfedema, la funzione di difesa viene indebolita, pertanto il paziente risulta più esposto e suscettibile alle infezioni.
Cosa fare in caso di dubbio? Come ripeto ai miei lettori da tempo, rivolgiamoci al nostro medico di fiducia, evitando autodiagnosi sul internet.
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 13 maggio 2022, ore 17,22.