Il danno principale del Covid: soprattutto la sindrome (anche psicologica) e più dei decessi la cui alta percentuale colpisce anziani e soggetti a rischio per altre, in molti casi gravi, patologie. Su questo tema si focalizza la settimanale puntata della rubrica di grande successo “Salute&Benessere”, a cura della dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale…
In quest’ultima settimana, abbiamo avuto la buona notizia della probabile efficacia del vaccino per il Covid-19, in fase di avanzata sperimentazione da parte di una multinazionale farmaceutica.
È un passo avanti, ma dobbiamo continuare a rispettare le regole.
Parallelamente, la ricerca sta facendo passi in avanti anche per comprendere questo virus, che presenta ancora molti aspetti misteriosi. Ricordiamoci che, oltre a provocare la morte (fortunatamente in una piccola minoranza di pazienti, prevalentemente ultra70enni con più patologie pregresse), il danno principale di questa malattia è costituito dalle difficoltà che molti dei pazienti guariti sperimentano nel ritorno alla normalità. Gli scienziati definiscono questo frequente effetto del virus come “sindrome del Covid lungo”.
Oggi sappiamo da un nuovo studio dei ricercatori del King’s College di Londra, dell’Università di Trieste e del Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologie di Trieste, pubblicato su “Lancet eBioMedicine” e basato su decine di esami autoptici, che il Covid-19 provoca un danno polmonare molto esteso nella maggior parte dei casi, con diversi pazienti che mostravano una vera e propria sostituzione del tessuto respiratorio del polmone con un tessuto cicatriziale e fibroso. Gli studiosi, pur avendo eseguito centinaia di autopsie ogni anno negli ultimi 25 anni, analizzando mediamente più di 100 di pazienti deceduti annualmente per vari tipi di polmoniti, non avevano mai visto un danno così esteso e con queste caratteristiche. Inoltre i polmoni dei pazienti con Covid-19 sono caratterizzati da una vasta presenza di trombi nelle grandi e piccole arterie e vene polmonari, trovati in quasi il 90% dei pazienti e causati dall’attivazione anomala del sistema della coagulazione nei polmoni. Parallelamente è stata constatata la presenza di una serie di cellule anormali, molto grandi e con molti nuclei, infettate dal virus anche dopo 30-40 giorni dal ricovero in ospedale. Queste cellule derivano dalla capacità della proteina Spike del virus (quella che conferisce alle particelle virali la caratteristica forma a corona) di stimolare la fusione delle cellule infettate con le cellule vicine.
Da queste osservazioni, si sta comprendendo che la persistenza del virus per tempi molto lunghi dopo l’infezione e la presenza di queste cellule fuse, che in medicina si chiamiamo sincizi, possono spiegare perché il virus causi tanta infiammazione e trombosi. Queste osservazioni indicano che Covid-19 non è soltanto una malattia causata dalla morte delle cellule infettate dal virus, come per altre polmoniti, ma anche dalla persistenza di queste cellule anormali infettate nei polmoni.
Sono questi i danni principali, al momento noti, del Covid-19. C’è una buona notizia che è già iniziata nei laboratori del King’s College a Londra la caccia a una nuova classe di farmaci, in grado di impedire la formazione di questi sincizi indotti dalla proteina Spike e quindi di stimolare l’eliminazione del virus e bloccare la trombosi. Ricordiamoci però che non esiste ancora una cura certa, sebbene le migliori intelligenze al mondo sono concentrate sulla ricerca di un vaccino e di medicinali per curare il virus. Per questo motivo, è importante, con l’inizio della stagione invernale, rispettare le regole, così come, ricordare l’importanza di indossare la mascherina, lavarci spesso le mani e mantenere un corretto distanziamento interpersonale.
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 13 novembre 2020, ore 19,41.