SALUTE&BENESSERE: HO LA SINDROME METABOLICA? QUALI RISCHI CORRO?

La sindrome metabolica rappresenta un gruppo di fattori di rischio per le malattie cardio-metaboliche. La presenza di tale sindrome aumenta circa quattro volte la probabilità di sviluppare il diabete e raddoppia l’incidenza di complicanze cardiovascolari. Questo il tema trattato in questa settimana, nella rubrica “Salute&Benessere”, dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale…

La sindrome metabolica (MetS) rappresenta un gruppo di fattori di rischio per le malattie cardio-metaboliche.

La presenza di tale sindrome aumenta circa quattro volte la probabilità di sviluppare il diabete e raddoppia l’incidenza di complicanze cardiovascolari.

La MetS è una sindrome multifattoriale, dipende cioè da fattori ambientali, genetici, ormonali e stile di vita. Negli ultimi vent’anni il numero di persone a cui è stata fatta diagnosi di MetS è cresciuto in maniera drammatica a seguito dell’epidemia globale di obesità e diabete.

La MetS viene attualmente definita dalla presenza di 3 su 5 dei seguenti fattori d’inclusione:

  1. obesità addominale;
  2. trigliceridi > 150 mg/dL;
  3. colesterolo HDL (< 40 mg/dL se uomo o < 50 se donna);
  4. pressione arteriosa elevata (> 130/85 mmHg);
  5. insulino-resistenza (glicemia a digiuno maggiore o uguale a 100 mg/dL oppure glicemia a 2 h > 140 mg/dL).

La Mets è dunque una condizione pro-infiammatoria, pro-trombotica e progressiva in grado di manifestarsi attraverso un ampio spettro di malattie associate quali l’ipertensione, le apnee notturne, la steatosi epatica, la gotta e la sindrome dell’ovaio policistico.

La pressione arteriosa è caratterizzata dall’elevata pressione del sangue nelle arterie, determinata dalla quantità di sangue che viene pompata dal cuore e dalla resistenza delle arterie al flusso di sangue.

L’ipertensione interessa circa il 30% della popolazione adulta di entrambi i sessi e, nelle donne, è più frequente dopo la menopausa. La pressione alta non è una malattia, ma un fattore che aumenta la probabilità che si verifichino altre malattie cardiovascolari, come angina pectoris, infarto del miocardio e ictus cerebrale.

Le apnee notturne sono una condizione medica caratterizzata da interruzioni nella respirazione durante il sonno dovute all’ostruzione, totale o parziale, delle vie aeree superiori. Il disturbo interessa più frequentemente gli uomini delle donne ed è più frequente dopo la menopausa.

La steatosi epatica o “fegato grasso” è una condizione che colpisce le cellule del fegato, nelle quali c’è un accumulo anomalo di trigliceridi.

Quando il peso dei grassi accumulati nel fegato supera il 5% del fegato si parla di steatosi epatica.

In condizioni particolari, ad esempio di sovraccarico funzionale del fegato, generalmente dovuto a una dieta squilibrata o all’abuso di alcolici, il fegato non riesce a smaltire i grassi.

L’accumulo di grasso nel fegato è spesso asintomatica e molti pazienti scoprono la condizione solo quando si sottopongono per altri motivi a un’ecografia dell’addome.

Nel 10% dei casi la steatosi epatica può provocare infiammazione e persino cirrosi, con danni permanenti all’organo e alla sua funzionalità degenerando in steatoepatite.

Si tratta di una condizione che compare generalmente tra i 40 e 60 anni di età, ma purtroppo sta aumentando l’incidenza anche tra bambini e giovani.

La gotta è invece una malattia del metabolismo, caratterizzata da attacchi ricorrenti di artrite (dolore, arrossamento e gonfiore a livello articolare) causati dal deposito di cristalli di acido urico nelle articolazioni.

Per il 75% dei casi colpisce le articolazioni dell’alluce.

Gli attacchi in forma acuta sono estremamente dolorosi. Tra le cause di iperuricemia ricordiamo alcune malattie ereditarie, alcuni tumori, l’insufficienza renale, l’ipertensione arteriosa, gli alcolici, l’obesità e alcuni farmaci.

La sindrome dell’ovaio policistico è uno dei più comuni disordini endocrini nella donna in età riproduttiva. E’ caratterizzata da disfunzioni ovulatorie, iperandrogenismo e presenza all’ecografia di ovaie con aspetto policistico. Può avere ripercussioni sia sull’aspetto riproduttivo sia su quello metabolico. Le donne con sindrome dell’ovaio policistico possono presentare irregolarità del ciclo mestruale, segni di iperandrogenismo (elevati livelli di androgeni nel sangue e conseguente crescita di peli, acne, alopecia) e segni di insulino-resistenza con conseguente difficoltà a perdere peso.

Il quadro clinico peggiora in presenza di obesità.

Abbiamo visto quante patologie sono correlate alla sindrome metabolica e all’obesità.

La capacità di intervenire ed eventualmente invertire il processo patologico diventa sempre più difficile a mano a mano che la malattia progredisce.

La prevenzione primaria e una diagnosi precoce ne evitano la progressione.

Meglio prevenire che curare, i proverbi non sbagliano mai, ma ricordiamoci che con la giusta alimentazione spesso si riesce a risolvere anche una patologia conclamata!

Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.

ISABELLA SALVIA

I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.

Edited by, venerdì 27 gennaio 2023, ore 18,19. 

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