Esiste la dipendenza da grassi e da zuccheri? Un interrogativo che viene risolto dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova, nella settimanale rubrica “Salute&Benessere”…
Rispondo subito alla domanda con un bel sì e, anzi, aggiungo che la dipendenza da grassi e zuccheri può essere paragonata alla dipendenza da droga.
I cibi dolci e i grassi, infatti, creano nuove connessioni cerebrali che spingono a volerne sempre di più. Nei tempi antichi questa era sicuramente una situazione favorevole, ma oggi comporta l’aumento di casi di obesità e diabete.
Ecco perchè non riusciamo a resistere a quella voglia irrefrenabile di cioccolato, patatine fritte e dolci in genere. La colpa è sempre di zuccheri e grassi.
Diversi studiosi hanno infatti dimostrato che anche basse quantità ma continue di questi nutrienti abituano il cervello a consumarli e cercarli.
Vengono addirittura alterati alcuni circuiti cerebrali, quelli che regolano il meccanismo della ricompensa e della gratificazione, che viene esaltato da questi sapori piacevoli. Indebolendo, di conseguenza, l’attrazione per i cibi poveri di grassi e di zuccheri.
Non si tratta di un’attrazione innata, ma appresa. Il cervello viene “adattato” a questa preferenza. Gli studiosi tedeschi hanno fatto un esperimento con un gruppo di volontari di peso normale offrendo loro ogni giorno, per otto settimane, un dolce ricco di zuccheri e di grassi da mangiare in aggiunta alla dieta solita e offrendo a un equivalente gruppo di controllo un dolce con le stesse calorie, ma meno grasso. Durante la prova e dopo è stata misurata l’attività cerebrale dei volontari. Si è visto che appariva particolarmente attivato il sistema dopaminergico, la regione cerebrale responsabile della motivazione e della ricompensa.
Il nostro cervello, dunque, in modo inconscio, impara a preferire il cibo che gratifica e noi preferiremo sempre, senza rendercene conto, gli alimenti che contengono tanto grasso e tanto zucchero.
Durante il periodo dell’esperimento le persone del primo gruppo non sono aumentate di peso rispetto ai volontari del gruppo di controllo e pure valori come la glicemia e i livelli di colesterolo non si sono alzati.
Questo indica che c’è un effetto diretto dei cibi grassi e/o dolci sull’adattamento neurocomportamentale che può aumentare i rischi di mangiare troppo e di prendere peso.
Poiché si sono create nuove connessioni cerebrali, queste non si dissolveranno tanto rapidamente, perdurando dopo le otto settimane della prova.
Negli uomini primitivi la creazione di questo stimolo indotto era funzionale perché spingeva verso la ricerca di cibi ricchi di calorie, il che aiutava la sopravvivenza quando il cibo era molto scarso.
Ma nei tempi moderni questa spinta conduce a una crescita dell’epidemia di obesità in atto e di casi di diabete.
Si osserva anche, da parte di diversi scienziati, che questa tensione è simile al comportamento e alle caratteristiche neurobiochimiche legati alle droghe, da cui l’idea che si possa parlare di dipendenza da cibo.
Mangiare come drogarsi.
C’è il fatto primario che il cervello usa più energia di qualsiasi organo umano e che il glucosio rappresenta la sua fonte primaria di carburante.
Ma se questa benzina è eccessiva si possono avere effetti negativi tipo compromesse capacità cognitive e diminuito autocontrollo: per tante persone un po’ di zucchero stimola la voglia di averne di più.
Per meglio delineare la risposta della ricompensa va detto che si attiva dinanzi a una gratificazione tipo il cibo, il sesso, le droghe e che attivare questo cammino crea una connessione tra le sensazioni di piacere e il comportamento, il che spingerà a ripetere quel comportamento all’origine del piacere.
Con tutto questo aumenta pure il senso di fame, cosa che non accade con i cibi poco glicemici.
Adesso vi lancio una sfida: siete capaci di assumere caffé senza zucchero per 21 giorni?
Vi assicuro che, passati i primi giorni, non vi piacerà più il caffé zuccherato.
Provare per credere! E fatemi sapere…
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
ISABELLA SALVIA
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 9 giugno 2023, ore 20,47.