Il dilemma. La dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale, nella settimanale puntata della rubrica di grande seguito “Salute&Benessere”, affronta una tematica sempre attuale, soprattutto in estate quando si allungano le ore al mare e si cucina di meno: consumare cibi in scatola fa male?…
Il Breast Cancer Fund suggerisce di ridurre l’esposizione al bisfenolo A (BPA) per limitare il rischio di cancro al seno, evitando il consumo di cibi in scatola che siano acidi, salati o grassi perchè queste caratteristiche dell’alimento facilitano il rilascio di questa sostanza dal contenitore all’alimento.
Detto questo, è vero che i cibi in scatola ci aiutano a risparmiare tempo in cucina ma sono veramente sicuri? Possono esserci delle alternative? Quanto è importante leggere le etichette? I cibi in scatola mantengono le loro proprietà nutrizionali?
Si ritiene spesso che i cibi in scatola siano meno nutrienti di quelli freschi o surgelati ma questo non è sempre vero perchè le proteine, i carboidrati e i grassi non vengono influenzati dal processo.
Quasi sempre le vitamine liposolubili A, D, K ed E vengono conservate ma, a causa del calore elevato generato durante l’inscatolamento, le vitamine idrosolubili C e del gruppo B vengono danneggiate. Dobbiamo però sottolineare che queste vitamine possono volatilizzarsi anche quando cuciniamo o conserviamo i cibi freschi a casa.
Tra i vantaggi del consumare i cibi in scatola annoveriamo quelli di potere consumare i cibi fuori stagione, ad esempio il pomodoro d’inverno, il risparmio di tempo, come nella preparazione dei legumi, e il poter fare delle scorte durevoli nel tempo senza il pericolo di fare deperire il cibo non consumato in breve periodo.
Abbiamo citato all’inizio la raccomandazione del Breast Cancer Fund riguardo il bisfenolo A, una sostanza chimica molto utilizzata in tutti i Paesi industrializzati per la costruzione di imballaggi alimentari, comprese le lattine.
Se leggiamo attentamente le etichette possiamo notare che esistono aziende che evitano il contatto tra cibo e metallo, dichiarando i prodotti alimentari BPA-free. A tal fine collocano un rivestimento tra il cibo e il metallo.
Il BPA è un interferente endocrino, cioè una sostanza in grado di danneggiare la salute alterando l’equilibrio endocrino, soprattutto nella fase dello sviluppo fetale e nella prima infanzia.
Numerosi studi indicano che il BPA ha effetti estrogenici, quindi in grado di “mimare” l’azione degli estrogeni (gli ormoni femminili) che hanno, tra gli altri, una vasta influenza sulla funzione riproduttiva. E’ dimostrato che il BPA altera lo sviluppo dei sistemi riproduttivo, nervoso e immunitario.
A scopo precauzionale è opportuno non consumare alimenti in scatola in gravidanza e nella prima infanzia, non riscaldare mai le lattine e sciacquare i cibi prima del consumo.
È importante che lo scatolame per la conservazione degli alimenti si presenti intatto, senza rotture e senza rigonfiamenti perchè in caso contrario il prodotto potrebbe essersi deteriorato o presentare rischi per la salute.
Altra precauzione è quella di leggere le etichette e in particolare gli ingredienti; sale, zucchero e conservanti sono quasi sempre aggiunti per conservare gli alimenti in scatola ed è quindi opportuno scegliere i prodotti con meno additivi.
Nel caso dei prodotti in salamoia è inoltre opportuno sciacquare bene gli alimenti sotto l’acqua per eliminare l’eccesso di sale, mentre per i sott’olio basterà scolarli.
Ultimo, ma non per importanza, è il fattore gusto. Quando di noi ritengono il gusto dei cibi in scatola equiparabile allo stesso prodotto fresco?
Il suggerimento è soltanto uno: consumiamo sporadicamente cibi in scatola, ma non facciamola diventare un’abitudine!
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 1 luglio 2022, ore 18,49.