L’argomento di questa settimana, nella rubrica “Salute&Benessere”, curata dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova e giornalista pubblicista, è incentrato sulle cefalee: cosa sono, quali sono le cause di come si manifestano e quali le possibili soluzioni…
La cefalea è un sintomo molto comune rappresentato dalla comparsa di dolore cefalico localizzato al di sopra della linea orbito-meatale che unisce le orbite e la radice del naso. E’ una patologia molto diffusa, basti pensare che solo in Italia ne soffrono quasi 26 milioni di persone per la maggior parte donne. Di conseguenza è considerata una malattia sociale, capace di determinare la perdita di circa duecento milioni di ore di lavoro all’anno.
La cefalea può essere primitiva e quindi si parla di emicrania, cefalea muscolo-tensiva e cefalea a grappolo o secondaria quando è conseguente a infezioni sistemiche o intracraniche, tumori, traumi cranici, ipertensione arteriosa grave, ipossia cerebrale, patologie oftalmiche, del naso, della gola, dell’orecchio, dei denti e del rachide cervicale. Non di rado, però, non si riesce a identificare nessuna particolare causa e il sintomo resta di origine sconosciuta.
Una cefalea acuta grave interessante l’intero capo, associata a febbre, fotofobia e rigidità nucale è spesso indicativa di un processo infettivo come la meningite. Le cefalee dovute a tensione emotiva sono solitamente croniche e continue, prediligendo come localizzazione iniziale la regione frontale e quella occipitale, estendendosi in seguito a tutto il capo. La deprivazione di acqua, o altre cause di disidratazione quali il consumo di alcool sono state recentemente indicate come cause precipitanti la cefalgia.
Inoltre, particolari alimenti sono a volte responsabili di emicrania, ma non è detto che un alimento che provoca emicrania in una persona la provochi anche in un’altra persona che dimostri la stessa sensibilità alla crisi emicranica “dieto-precipitata”. In questo caso è importante scoprire l’alimento “incriminato” capace di scatenare la crisi emicranica per evitare di eliminare tutti i possibili fattori scatenanti; evitare interi gruppi di alimenti può infatti portare a una dieta fortemente squilibrata.
Il Biologo Nutrizionista farà compilare un diario alimentare dove trascrivere la sequenza di alimenti ingeriti e il possibile insorgere di emicrania. Possibili stimolatori di crisi emicraniche possono essere i formaggi che contengono tiramina, le carni con conservanti a basi di nitrati, gli alimenti che contengono glutamato sodico, alcuni latticini, il cioccolato, alcuni legumi e frutti, derivati della soia e pane e dolci appena sfornati.
Un valido aiuto potrebbe arrivare anche dai nutraceutici fitoterapici che svolgono un’azione PAF antagonista. Il PAF è un mediatore fosfolipidico che, tra gli altri, induce la neosinesi di prostaglandine e quindi contribuisce in maniera determinante alla sensibilizzazione trigeminale scatenante l’attacco emicranico. Oltre a stilare un piano alimentare adeguato è però di fondamentale importanza valutare altri fattori quali la stanchezza, lo stress, la temperatura ambientale e l’assunzione di farmaci.
Ricordo a tutti che eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (biologo nutrizionista, dietologo o dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da qualsiasi patologia accertata.
Edited by, venerdì 20 ottobre 2017, ore 17,03.