Dopo aver parlato la scorsa settimana di colesterolo, glicemia e trigliceridi, vediamo oggi cosa sono le transaminasi e l’omocisteina nella puntata n. 63 della rubrica “Salute&Benessere” a cura della dottoressa ISABELLA SALVIA (foto in alto), nutrizionista con studio in Torrenova. Una puntata ancora dedicata alle analisi del sangue…
Dopo aver parlato la scorsa settimana di colesterolo, glicemia e trigliceridi, vediamo oggi cosa sono le transaminasi e l’omocisteina.
Innanzitutto dobbiamo sottolineare che la funzione delle transaminasi è quella di catalizzare le reazioni di trasferimento degli amminoacidi; queste si misurano per verificare eventuali danni al fegato o alle vie biliari. La presenza di questi enzimi è tuttavia riscontrata anche in altri tessuti come il muscolo, il cuore e il pancreas. Spesso nei soggetti sportivi troviamo valori alterati, ma qual è il motivo?
Il primo accorgimento da attuare è quello di fermarsi almeno 4-5 giorni con gli allenamenti prima di effettuare gli esami del sangue poiché in questo modo la maggior parte dei danni muscolari saranno riparati e non influenzeranno i valori. Un aumento significativo dei livelli di transaminasi con rapporto sbilanciato a favore della GOT (detta anche AST) può essere indicativa di un danno muscolare (scheletrico o cardiaco, ad esempio un infarto, una distrofia muscolare ma anche un allenamento intenso), ma la sua interpretazione va fatta anche in considerazione degli altri indici di danno muscolare (come CPK e LDH).
Un aumento contestuale o un’inversione del rapporto GOT/GPT a favore delle GPT (ALT) può indicare un danno a carico del fegato, anche di tipo infettivo, come un’epatite cronica o acuta, ma va letto in relazione agli altri indici di funzionalità epatica (fosfatasi alcalina, gamma GT, bilirubina, albumina ecc..).
Nel danno epatico da alcol, invece, il rapporto non è generalmente invertito.
Saranno esami specifici prescritti dal medico di fiducia a chiarire in modo più completo la situazione.
Si sente parlare spesso, in particolare negli ultimi tempi, di omocisteina.
C’è chi considera l’omocisteina un fattore di rischio cardiovascolare maggiore rispetto a quello del colesterolo a causa dell’aumento dei radicali liberi e del danno ossidativo che comporta.
L’omocisteina è un amminoacido non proteico prodotto dal metabolismo della metionina.
In soggetti sani la reazione è reversibile pertanto quando i livelli salgono l’organismo riconverte l’omocisteina in metionina e in altri amminoacidi.
Perché questo avvenga devono essere presenti diverse vitamine e minerali: B2, B6, B12, Acido Folico, Betaina e Zinco. Molte persone hanno, senza saperlo, carenze di acido folico in quanto quest’ultimo è sia termosensibile che fotosensibile, quindi la sua biodisponibilità dei cibi (verdure a foglia verde, frattaglie) si riduce rapidamente.
Un aumento dell’omocisteina è stato correlato da alcuni studi a un eccesso di fonti animali, in quanto la metionina è contenuta soprattutto in questi alimenti; è anche vero, però, che la vitamina B12 è presente principalmente negli alimenti di origine animale e senza questa vitamina la conversione dell’omocisteina risulta limitata.
Una dieta equilibrata e non sbilanciata in cui le fonti proteiche vengano sia dal regno animale che da quello vegetale dovrebbe bilanciare adeguatamente l’omocisteina. Valori alterati sono spesso dati da fattori genetici. Le cause genetiche dell’iperomocisteinemia si associano infatti a un aumentato rischio cardiovascolare (infarto del miocardio e ictus) e a diverse patologie tra cui quelle neurodegenerative come l’Alzheimer. Per questo motivo viene spesso dosata nei pazienti ricoverati nei reparti di neurologia, insieme alla mutazione del gene MTHFR, un enzima coinvolto nel metabolismo dell’acido folico, molto frequente nella popolazione generale (3 o 4 lettori su 10 potrebbero presentare una mutazione di questo gene su uno dei due cromosomi che lo contengono, con conseguente riduzione dell’attività dell’enzima).
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 20 luglio 2018, ore 19,33.