In proseguimento di quella precedente (vedere archivio) seconda puntata, questa settimana, su Allergie e intolleranze, nella rubrica di grande seguito “Salute&Benessere” curata dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale…
Continuiamo questa settimana l’analisi del fenomeno allergie e intolleranze alimentari, soffermandoci ora proprio sulle intolleranze.
Negli ultimi anni, parallelamente al dilagare dell’obesità e di altre malattie legate all’alimentazione, si sono diffusi miti e metodi diagnostici che non hanno fondamento scientifico e non sono peraltro riconosciuti dalla medicina. Intolleranze e sovrappeso sono fenomeni lontani tra di loro e non hanno legami. Al limite, se proprio volessimo cercare una relazione tra i due, dovremmo propendere per un effetto sulla riduzione del peso dell’intolleranza, poiché il mancato utilizzo di un alimento da parte dell’organismo, ne ostacola l’assorbimento. In ogni caso sono del tutto prive di senso affermazioni come “l’alimento a cui si è intolleranti causa un rallentamento del metabolismo e quindi un aumento di peso”!
Tutti i test non accreditati per le intolleranze alimentari infatti, oltre a diagnosticarne alcune che fanno da coreografia, riportano nei pazienti sovrappeso o obesi una intolleranza a glutine, latticini e lieviti. Togliendo dalla dieta pane, pasta, formaggi e dolci si tolgono circa 1000 kcal al giorno, alle quali “l’intollerante” rinuncerà, dimagrendo. Potenza della suggestione!
Purtroppo questo succede perché c’è un vuoto di conoscenze e di metodi affidabili per la diagnosi, che invece riveste un ruolo centrale in questo tipo di patologie.
Sono stati inventati e subito commercializzati (senza sperimentazione) test approssimativi, fantasiosi e di moda che non hanno alcun fondamento scientifico e che pertanto, pur essendo molto diffusi, non sono approvati dalle Società di Allergologia, o dalla Federazione degli Ordini dei Medici, e mietono sempre maggior numero di incaute vittime. Queste metodologie sono non solo inefficaci, ma in alcuni casi possono anche essere non sufficientemente sicure e persino dannose, in quanto ritardano una diagnosi corretta e quindi l’applicazione dei provvedimenti terapeutici più idonei. Con questi test spesso si evidenziano delle presunte allergie o intolleranze a molteplici alimenti e sulla base dei risultati vengono prescritte diete approssimative, talora prive del necessario apporto calorico e/o vitaminico. Per la loro scarsa affidabilità non hanno infatti superato i controlli a cui sono stati sottoposti. Rientrano in queste metodiche, a mero titolo di esempio, il test leucocitotossico, i test di provocazione/neutralizzazione, il test DRIA, i test di elettroagopuntura (VEGA, SARM, ecc), la kinesiologia applicata, la biorisonanza o l’analisi del capello.
Fatta questa premessa, consiglio sempre di informarsi con il proprio medico di fiducia e con un professionista della nutrizione. La prossima settimana analizzeremo un’intolleranza che ha fondamento scientifico, quella al lattosio, cercando di sfatare tanti dubbi che vari affezionati lettori mi hanno segnalato.
Ricordiamoci sempre di volerci bene e di avere a cuore la nostra salute, rivolgendoci a medici di fiducia che sanno come curare il paziente.
VOGLIAMOCI BENE, SEMPRE!
Isabella Salvia
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 1 ottobre 2021, ore 18,06.