Patti: Minorenne spinto al suicidio dalla madre e dal suo compagno, condannati a 5 anni

Il collegio giudicante del Tribunale di Patti ha inflitto una pesante condanna, a 5 anni di reclusione, nei confronti di STEFANIA MISTRETTA, di Patti e del compagno GIUSEPPE LONGO, accusati di maltrattamenti in famiglia aggravati, ai danni del figlio della donna, secondo l’accusa spinto al suicidio: il quasi 17enne MICHAEL BRUNO (foto in alto), si tolse la vita il 20 maggio 2019. Il servizio…

Il collegio giudicante del Tribunale di Patti (presidente Ugo Scavuzzo, a latere Eleonora Vona e Giovanna Ceccon) ha inflitto una pesante condanna, a 5 anni di reclusione e più alta della richiesta dell’accusa al termine della requisitoria (4 anni), nei confronti di Stefania Mistretta, di Patti e del compagno Giuseppe Longo, accusati di maltrattamenti in famiglia aggravati, ai danni del figlio della donna, minorenne all’epoca dei fatti e nato dall’unione con l’ex marito, Ferdinando Bruno, di Certaldo (Firenze), al dibattimento costituito parte civile. Secondo l’accusa i due imputati avrebbero posto in essere condotte vessatorie nei confronti del minorenne, Michael Bruno, infliggendogli gravi sofferenze morali e fisiche, malmenandolo, rimproverandolo ed umiliandolo anche per futili motivi. La giovane vita del ragazzo finì purtroppo nel modo più cruento nel maggio 2019 quando, non ancora 17enne, fu trovato all’interno di un capannone in disuso di un’ex fabbrica poco fuori il centro abitato di Patti, nel quale si tolse la vita impiccandosi. Una morte che ancora oggi, a distanza di anni, nel comprensorio pattese e non solo suscita sgomento e profondo turbamento.

I fatti oggetto del processo si riferiscono al 20 maggio 2019 quando Michael fu trovato, appunto, morto impiccato in un vecchio immobile destinato a suo tempo ad una fabbrica, localizzata nella parte bassa di Patti, non molto distante dai caselli dell’autostrada, in direzione mare.

Il collegio giudicante, oltre ad avere condannato i due imputati, hanno disposto a loro carico anche il risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede al padre del ragazzo, come detto costituito parte civile al dibattimento.

A suo tempo le indagini furono condotte dalla Compagnia dei carabinieri di Patti, al comando del capitano Rocco Romeo e si ventilò l’ipotesi, tra le altre, che il giovane fosse stato indotto al gesto estremo da cattive compagnie. E questa è proprio la tesi del legale della donna, l’avvocato Fabio Di Santo e del compagno, l’avvocato Eliana Raffa, che hanno sostenuto, nella loro arringa, come quel giorno di maggio di cinque anni fa, Michael avesse subito un atto di bullismo e che questa circostanza avesse provocato una reazione tale da condurlo alla morte. I legali della difesa, che hanno già preannunciato appello, attenderanno adesso 90 giorni per il deposito delle motivazioni e poi presenteranno ricorso alla Corte d’Appello di Messina.

Edited by, giovedì 25 luglio 2024, ore 14,48. 

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