Ha patteggiato una condanna a 2 anni e 6 mesi DANIELA LO VERDE (foto in alto), preside con un passato nell’antimafia della scuola “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo, accusata di corruzione e peculato. Due anni la pena patteggiata dal co-imputato, il vice preside DANIELE AGOSTA. Entrambi hanno risarcito il danno. Il servizio sul link Sicilia News…
Ha patteggiato una condanna a 2 anni e 6 mesi Daniela Lo Verde, preside con un passato nell’antimafia della scuola “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo, accusata di corruzione e peculato. Due anni la pena patteggiata dal co-imputato, il vice preside Daniele Agosta. Entrambi hanno risarcito il danno. Per Lo Verde e Agosta è stata accolta l’istanza di sostituzione della pena con lo svolgimento di lavori di pubblica utilità. L’indagine è stata condotta dai pm della Sezione palermitana della Procura europea Gery Ferrara e Amelia Luise. Oltre a sottrarre dalla mensa scolastica i beni alimentari acquistati con i fondi europei, in cambio di regali, la preside ed il vice avrebbero avrebbero affidato a un negozio di informatica la fornitura dei dispositivi elettronici acquistati per gli studenti.
Nei mesi scorsi i due imputati avevano provato a patteggiare a un anno e 10 mesi ma l’istanza era stata respinta dal Gip del Tribunale di Palermo per incongruità della pena. Accordato invece il patteggiamento della terza persona coinvolta nell’indagine, l’impiegata dell’esercizio commerciale complice, Alessandra Conigliaro.
Lo scandalo era stato scoperto, con la Lo Verde e Agosta nel pieno delle funzioni, nell’aprile del 2023 con una gestione illecita dei progetti europei che, oltre ai due dirigenti, avrebbe coinvolto insegnanti dell’istituto, per anni ritenuto avamposto di legalità. A usare illegalmente il denaro di Bruxelles non erano dunque solo i due dirigenti ma anche alcuni professori che avrebbero guadagnato indebitamente per progetti di inclusione sociale mai realizzati o portati a termine solo in parte. L’inchiesta è partita nel 2022 grazie alla denuncia di un’ex insegnante della scuola “Falcone” che raccontò agli inquirenti che le numerose attività finanziate dall’Unione Europea, su richiesta dell’istituto, non venivano in realtà attuate in maniera diligente e completa. Nell’istituto era, infatti, prassi raccogliere le firme degli alunni necessarie a certificare lo svolgimento delle iniziative su fogli-presenza e non contestualmente, durante le ore di svolgimento dei progetti poiché per lo più le attività venivano disertate. Capitava spesso che le firme venissero raccolte addirittura a inizio dell’anno scolastico.
g.l.
Edited by, mercoledì 13 novembre 2024, ore 18,07.