Palermo: Condannata a 7 anni e 10 mesi. L’ex magistrato Silvana Saguto resta in carcere

Le condizioni di salute sono compatibili con la reclusione. Il Tribunale di Sorveglianza di Palermo ha confermato la detenzione nel carcere, per ora a Rebibbia a Roma, di SILVANA SAGUTO (foto in alto), ex magistrato ed ex presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, condannata definitivamente a 7 anni e 10 mesi e reclusa dal 21 ottobre 2023. L’ex giudice avrebbe diretto il “cerchio magico” sulla gestione dei beni confiscati alla mafia. Il servizio sul link Sicilia News…

L’ex magistrato Silvana Saguto resta in carcere mentre per il marito, Lorenzo Caramma è stato disposto il ricovero in un ospedale palermitano. Deve sottoporsi a un intervento chirurgico. Sono queste le decisioni del Tribunale di Sorveglianza di Palermo che ha confermato, nel caso dell’ex giudice, il provvedimento del magistrato di Sorveglianza, rigettando l’istanza di sospensione dell’esecuzione della pena per incompatibilità con il carcere. Secondo la difesa, Saguto ha gravi problemi di salute. Di diverso avviso i giudici. L’ex magistrato, processata e condannata tra l’altro per corruzione, è detenuta dal 21 ottobre scorso quando la Cassazione ha confermato la pena di 7 anni e 10 mesi inflitta dalla Corte d’Appello di Caltanissetta.

Al momento dell’arresto la Saguto era ricoverata in una clinica privata di Palermo. Dopo un periodo trascorso al carcere palermitano Pagliarelli, la Saguto è stata trasferita al carcere di Rebibbia a Roma dove si trova rinchiusa. Dunque d’ora in poi la competenza per eventuali istanze passa al Tribunale di Roma.

GLI ARRESTI DEL 21 OTTOBRE 2023

A disporre l’arresto della giudice Silvana Saguto, che deve scontare una condanna a 7 anni e 10 mesi per corruzione diventata definitiva, è stata la Procura generale di Caltanissetta diretta da Fabio D’Anna. La Cassazione ha annullato, infatti, solo una parte residuale del verdetto d’appello a carico dell’ex giudice delle Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, ordinando un nuovo giudizio per la rideterminazione della pena. Ma dai calcoli fatti dalla Procura generale è emerso che la condanna divenuta irrevocabile è superiore ai 4 anni e, quindi, non può essere sospesa. Da qui la decisione di disporre l’arresto eseguito la sera del 21 ottobre 2023. Stesso ragionamento è stato fatto per il marito Lorenzo Caramma che dovrà scontare 6 anni e un mese e per gli ex amministratori giudiziari che la magistrata avrebbe favorito in cambio di regali e denaro: Carmelo Provenzano e Gaetano Cappellano Seminara, che hanno avuto condanne, rispettivamente, a 6 anni e 8 mesi e 7 anni e 6 mesi.

LA VICENDA

Silvana Saguto, ex presidente della Sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, era finita sotto processo, insieme ad altri 11 imputati, per avere gestito, secondo le accuse in maniera clientelare, i beni confiscati alla mafia e avere messo in piedi un vero e proprio «sistema» per la Procura di Caltanissetta. Al suo fianco anche alcuni suoi «fedelissimi» tra commercialisti, professori universitari, amministratori giudiziari, uomini in divisa e alcuni familiari, precisamente il marito ed il figlio. In cambio il giudice Saguto avrebbe ricevuto favori, assunzioni, regali e soldi in contanti. In primo grado è stata condannata dal Tribunale di Caltanissetta a 8 anni e 6 mesi. In secondo grado la Corte d’Appello di Caltanissetta, il 20 luglio 2022, le ha inflitto una condanna più pesante, a 8 anni e 10 mesi, per corruzione, concussione e abuso d’ufficio. In appello cadde l’accusa di associazione a delinquere. Silvana Saguto, radiata dalla magistratura, secondo i pm nisseni, insieme a quello che è stato definito dai giudici di Caltanissetta il suo «cerchio magico», avrebbe fatto un uso «distorto» dei beni confiscati alla mafia. A tradirla sarebbe stato il suo tenore di vita e quello della sua famiglia, definito troppo elevato.

Accanto a lei, l’ex “re” degli amministratori giudiziari, Gaetano Cappellano Seminara che, secondo l’accusa, avrebbe consegnato all’ex giudice una mazzetta da 20.000 euro contenuta in un trolley. Il 20 ottobre 2023 la Cassazione ha dichiarato irrevocabile la sentenza di secondo grado ma solo parzialmente, riqualificando invece alcuni capi di imputazione, dichiarando la prescrizione di altri, mentre altre accuse nei confronti degli imputati (12 in totale nel processo) sono cadute per pronuncia di assoluzione. La Suprema Corte ha dunque disposto un appello-bis a Caltanissetta per rideterminare la pena al ribasso. La difesa ha sempre sostenuto che in quel trolley ci fossero solo dei documenti. Per la Procura di Caltanissetta era invece il prezzo della corruzione. Secondo il Tribunale di Caltanissetta «i reati sono stati commessi ciascuno in adesione ad un patto corruttivo, di scambio di reciproche utilità tra i concorrenti senza che mai si possa individuare l’appartenenza a un gruppo stabile e duraturo».

A finire sotto processo, accanto a Silvana Saguto e a Gaetano Cappellano Seminara, condannato in appello a 7 anni e 7 mesi, il marito dell’ex giudice, l’ingegnere Lorenzo Caramma, che in secondo grado ha avuto 6 anni e 2 mesi, il figlio Emanuele Caramma a 4 mesi, l’ex Prefetta di Palermo Francesca Cannizzo e il professore dell’Università Kore di Enna ed ex amministratore giudiziario Carmelo Provenzano, entrambi condannati a 3 anni. E ancora il tenente colonnello dei carabinieri Rosolino Nasca, condannato a 2 anni e 8 mesi; l’avvocato Walter Virga, un altro amministratore giudiziario del «cerchio magico», condannato ad 1 anno e 4 mesi; Roberto Di Maria, preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Enna, condannato ad un 1 anno e 10 mesi; il commercialista Roberto Santangelo, condannato a 4 anni e 2 mesi; Maria Ingrao, moglie di Provenzano e Calogera Manta, la cognata, condannate a 2 anni e 8 mesi.

             Giuseppe Lazzaro

Edited by, mercoledì 3 gennaio 2024, ore 14,21. 

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