Palermo: Condannata a 14 anni la sorella di Matteo Messina Denaro

Il Gup del Tribunale di Palermo CLELIA MALTESE, con il rito abbreviato, ha condannato a 14 anni di reclusione ROSALIA MESSINA DENARO (foto in alto), sorella di MATTEO, il capo mafia di Castelvetrano arrestato dopo 30 anni di latitanza il 16 gennaio 2023 a Palermo alla clinica “La Maddalena” e deceduto, a causa di un tumore al colon andato in metastasi, nel settembre scorso. Il servizio sul link Sicilia News…

Il Gup del Tribunale di Palermo Clelia Maltese, con il rito abbreviato, ha condannato a 14 anni di reclusione Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo, il capo mafia di Castelvetrano arrestato dopo 30 anni di latitanza il 16 gennaio 2023 a Palermo alla clinica “La Maddalena” e deceduto, a causa di un tumore al colon andato in metastasi, nel settembre scorso.

Rosalia, secondo l’accusa, ha commesso un solo errore risultato fatale per l’allora latitante di Castelvetrano. Lo ha “tradito” seppure involontariamente. Moglie del capomafia Filippo Guttadauro, da anni all’ergastolo bianco, madre di Francesco, nipote prediletto dell’ex latitante e pure lui arrestato per mafia, Rosalia è finita in cella subito dopo il fratello, nel febbraio 2023. Per l’accusa, rappresentata dal Procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, dal Procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti procuratori Gianluca De Leo e Piero Padova, gestiva affari e comunicazioni per il “padrino”.

Rosalia Messina Denaro – scrisse il giudice nell’ordine di arresto – avrebbe offerto un contributo radicato e stabile all’interno dell’associazione in più ambiti come il coordinamento del sistema di trasmissione delle comunicazioni in modo continuativo e fiduciario”.

Dalle sua mani passava la gestione della cassa di famiglia. A casa Messina Denaro vennero trovati soldi in contanti e gioielli per un valore complessivo di 800.000 euro nascosti dietro una intercapedine con una copertura in legno.

Rosalia Messina Denaro, involontariamente, ha portato i carabinieri del Ros sulle tracce del latitante arrestato a Palermo e morto di tumore in carcere. Aveva conservato il diario clinico del fratello. Un foglietto manoscritto sulla ricevuta di un’operazione fatte alle poste e nascosto dentro la gamba di una sedia in alluminio.

I carabinieri erano andati nella casa di via Alberto Mario a Castelvetrano per mettere una nuova microspia e fecero la scoperta decisiva. Nel biglietto c’era scritto di cosa era malato il boss (già allora si era capita la gravità del tumore), che cure aveva fatto e quali erano i futuri percorsi terapeutici.

Gliel’ho detto a questa mia sorella”, disse il “padrino” ai pm che andarono a interrogarlo. Ma il sospetto che Rosalia lo avesse tradito non lo ha sfiorato neppure per un istante: “…mia sorella è lo stesso che essere io perché se non abbiamo fiducia in ciascuno di noi…non voglio sminuire il loro lavoro (dei carabinieri del Ros ndr)”.

             g.l.

Edited by, giovedì 11 luglio 2024, ore 14,10. 

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