Op. “Senza tregua”: Altro arresto. Giovanni Montagno Bozzone deve scontare poco più di 2 anni

Altro arresto nell’ambito delle condanne relative all’operazione “Senza tregua”, scattata il 30 maggio 2016. Deve scontare poco più di 2 anni GIOVANNI MONTAGNO BOZZONE (foto in alto), originario di Tortorici, domiciliato a Rocca di Caprileone, il cui ordine di carcerazione è stato eseguito dai carabinieri. In origine l’uomo era accusato di associazione mafiosa finalizzata all’estorsione…

Un altro ordine di carcerazione è stato eseguito nell’ambito delle condanne per l’operazione “Senza tregua”, scattata il 30 maggio 2016 sotto il coordinamento della Dda di Messina ed eseguita dalla Squadra Mobile di Messina e dalla polizia del Commissariato di Capo d’Orlando e del posto fisso di Tortorici. I carabinieri della Stazione di Rocca di Caprileone hanno arrestato Giovanni Montagno Bozzone, 56 anni, domiciliato a Rocca, originario di Tortorici e residente a Torrenova quando scattò il blitz, che deve scontare 2 anni e 2 mesi di reclusione. Il provvedimento è stato emesso dalla Procura generale della Corte d’Appello di Reggio Calabria proprio come (come riportato nell’edizione di ieri del nostro giornale) nei confronti di Rina Calogera Costanzo, moglie del presunto boss Antonio Foraci, che sta scontando 17 anni e 9 mesi (condanna in appello) per la stessa operazione e si trova ristretto in regime di “41 bis” (carcere duro). La Costanzo deve scontare 9 anni, 1 mese e 27 giorni di reclusione. Montagno Bozzone in primo grado venne condannato a 12 anni di reclusione, ridotti a 7 anni e 6 mesi e con l’assoluzione per un capo di imputazione in Corte d’Appello a Messina nel gennaio 2020. Espletate le formalità di rito l’uomo, difeso dall’avvocato Alessandro Pruiti Ciarello, è stato tradotto e rinchiuso nella Casa circondariale “Madia” di Barcellona Pozzo di Gotto. Nell’ordinanza di custodia cautelare, a suo tempo emessa dal Gip del tribunale di Messina, Giovanni Montagno Bozzone era stato accusato di associazione mafiosa in quanto componente del ricostituito clan dei Bontempo Scavo che, secondo l’accusa sostenuta dalla Direzione distrettuale antimafia peloritana, sarebbe stato guidato da Antonio Foraci, inteso “u calabrisi”, originario di Zafferana Etnea ma da una vita residente a Tortorici. In particolare Foraci avrebbe fornito precise istruzioni al figlio Cristian (arrestato in quella operazione) e al Montagno Bozzone “raccomandando loro di fare presenti agli estorti che era lui il soggetto cui fare riferimento per la raccolta dei soldi”. E, quindi, Foraci jr. e il Montagno Bozzone “avrebbero costretto le vittime a consegnare il denaro sotto la minaccia, anche implicita, derivante dall’appartenenza alla associazione mafiosa operante nel territorio di Tortorici, così sottintendendo e prospettando l’eventualità di attentati”.

     Giuseppe Lazzaro (da Gazzetta del Sud)

Edited by, venerdì 30 luglio 2021, ore 12,04.

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