Il sistema delle truffe con la mafia, tema conduttore per l’accusa dell’operazione “Nebrodi”, scattata il 15 gennaio 2020, non esiste. Lo afferma, in pratica, nelle motivazioni della sentenza del 5 settembre scorso da poco depositate, la Sezione Penale della Corte d’Appello di Messina. Per il clan dei Batanesi si scrive di truffe all’UE di carattere familiare e non mafiosa, per il gruppo (inteso come famiglia di sangue e non mafiosa) dei FARANDA solo familiare. Il servizio…
La Sezione Penale della Corte d’Appello di Messina (presidente Francesco Tripodi, componenti Antonino Giacobello e Daria Orlando) aveva emesso lo scorso 5 settembre la sentenza del giudizio di secondo grado, del maxi-processo relativo all’operazione “Nebrodi”, scattata il 15 gennaio 2020, sulla cosiddetta “mafia dei pascoli”, ovvero il controllo dei clan tortoriciani dei Batanesi e dei Bontempo Scavo, che per decenni avrebbero organizzato le truffe agricole all’Unione Europea e all’Agea drenando milioni di euro di fondi pubblici. Questo secondo l’accusa originaria poiché, dopo la decisione di primo grado (Tribunale di Patti, 31 ottobre 2022, vedere servizio postato in archivio sul link Cronaca così come è postato quello dell’appello pubblicato il 6 settembre 2024 ndr), anche la Corte d’Appello ha escluso l’associazione mafiosa riguardo al gruppo dei Faranda collegato, secondo l’accusa, ai Bontempo Scavo: rigettata, così, la richiesta della pubblica accusa e confermata l’associazione a delinquere semplice.
Nel complesso erano state decise 65 condanne, a fronte di 95 imputati, una sola la conferma di condanna rispetto al primo grado, nei confronti di Gino Calcò Labruzzo, disposte ben 64 riduzioni di pena, quindi 18 assoluzioni totali e prescrizioni. Per altri 6 imputati è stato rigettato l’appello del pm, quindi sono state confermate le assoluzioni del primo grado. La pena più alta è stata inflitta a Sebastiano Bontempo (classe 1972), con 20 anni e 6 mesi (25 anni e 7 mesi in primo grado) mentre Salvatore Aurelio Faranda è passato dai 30 anni del primo grado ai 20 anni della sentenza d’appello.
LE MOTIVAZIONI IN SINTESI
Pochi giorni fa la Corte d’Appello ha depositato le motivazioni in quasi 600 pagine e che andiamo ad elaborare in estrema sintesi. Per la Corte d’Appello – che ricorda che il sistema delle frodi agricole all’Unione Europea sui Nebrodi va avanti dal 2005 come un po’ in tutta la Sicilia -, non viene riconosciuta una “regia mafiosa” (testuali parole ndr), piuttosto viene definito, quello delle truffe agricole, come un sistema molto generalizzato e a “carattere regionale”.
Scrive la Corte d’Appello: “Il quadro nazionale delle domande presentava annualmente numeri eccezionali (tra 500.000 e 700.000 domande, sembra che solo a Messina ne transitassero mediamente 10.000”, e a Messina «…gestire in 40 o 50 giorni sette, otto, diecimila domande era molto complicato”).
Ridimensionato, di netto, il ruolo “mafioso” del clan dei Batanesi di Tortorici come si legge nelle motivazioni mentre l’attività dell’associazione capeggiata da Salvatore Aurelio Faranda, non era collegata al gruppo dei Bontempo Scavo e agiva sostanzialmente per proprio conto.
Fondamentale quanto si legge in uno dei passaggi finali delle motivazioni:”Le frodi Agea non appaiono in realtà al centro di nessuna accurata pianificazione mafiosa” e “le truffe ascrivibili ai capi dei Batanesi (assai minori per numero e importi) appaiono frutto di iniziative per lo più a carattere familiare, con sistemi di gestione ancor meno accurati rispetto a quelli dei Faranda”. Insomma, per quanto si legge, il connubio truffe-mafia non esiste ma solo un determinato sistema di truffe, singole o di carattere familiari, ai danni dell’Unione Europea.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, mercoledì 11 dicembre 2024, ore 10,30.