Due ergastoli e sei condanne, fra i 30 e i 12 anni di reclusione. Queste le richieste del pm, il Procuratore aggiunto VITO DI GIORGIO, al processo con il rito abbreviato, davanti al Gup del Tribunale di Messina ARIANNA RAFFA, sull’operazione “INGANNO”, scattata il 10 gennaio scorso, sulla sanguinosa guerra di mafia che ha segnato il barcellonese nei primi anni ‘90. Si riprenderà il 27 novembre, quindi 22 e 27 gennaio 2025 quando ci sarà la sentenza. Foto in alto sei imputati, da sx: GIUSEPPE GULLOTTI, SALVATORE “SEM” DI SALVO, STEFANO GENOVESE; in basso, da sx: CARMELO MASTROENI, GIUSEPPE ISGRO’, NICOLA CANNONE (unico a chiedere l’ordinario). Il servizio sul link Cronaca…
Mercoledì prossimo 27 novembre, quindi 22 e 27 gennaio 2025. Sono queste le prossime date del processo, con il rito abbreviato, che si svolge davanti al Gup del Tribunale di Messina Arianna Raffa, inerente l’operazione “Inganno” su tredici omicidi avvenuti a Barcellona Pozzo di Gotto e nell’hinterland del Longano tra il 1992 e il 1999 e “rivisitati” attraverso le dichiarazioni di Salvatore Micale, uno degli ultimi collaboratori di giustizia che hanno deciso di varcare il fronte. Il Procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, al termine della sua requisitoria, ha chiesto al giudice le seguenti condanne:
Ergastolo per Salvatore “Sem” Di Salvo e Giuseppe Gullotti; 30 anni per Stefano Genovese, detto “Stefanino”, Giuseppe Isgrò, Carmelo Mastroeni e Vincenzo Miano; 15 anni con l’attenuante per i collaboratori di giustizia per Carmelo D’Amico e 12 anni, con la stessa attenuante, per Salvatore Micale.
In sintesi Gullotti è considerato il capo del clan dei “Barcellonesi” ed è ristretto in carcere dal 1999 dove sta scontando la condanna a 30 anni quale mandante dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano, avvenuto a Barcellona la sera dell’8 gennaio 1993. Di Salvo è considerato il nuovo capo ma, da tempo, è al carcere duro (41 bis). Isgrò è considerato il “cassiere” del clan ed era appena uscito dal carcere dopo avere scontato la condanna per l’operazione “Gotha 3”. Il pentito D’Amico era considerato il capo del “braccio armato” del clan dei “Barcellonesi.
Dopo l’accusa, il 27 novembre sarà la volta degli avvocati di parte civile e della difesa; il processo proseguirà infine con altre due udienze nel nuovo anno, il 22 ed il 27 gennaio 2025, questo ultimo giorno in cui dovrebbe esserci la sentenza.
I CAPI D’ACCUSA
Undici agguati, omicidi, tre casi di lupara bianca i crimini contestati agli imputati dei quali sette arrestati il 10 gennaio scorso dai carabinieri oltre a due collaboratori di giustizia che hanno consentito di far luce sulla tragica stagione di sangue della mafia barcellonese. Fra loro alcuni capi di Cosa nostra del Longano. Ad aprire un nuovo squarcio su quegli anni è stato l’ultimo collaboratore di giustizia in ordine di tempo, Salvatore Micale. L’ex killer della famiglia mafiosa barcellonese, oltre ad autoaccusarsi dei casi di lupara bianca di Giuseppe Italiano e Giuseppe Porcino, ha fatto i nomi di mandanti ed esecutori di numerosi omicidi. In alcuni casi vicende del tutto inedite. Il tutto poi riscontrato con altri pentiti fra cui Carmelo D’Amico, il fratello Francesco D’Amico, Santo Gullo, Nunziato Siracusa e Carmelo Bisognano.
Un lavoro certosino condotto dal Procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dai sostituti procuratori della DDA di Messina Fabrizio Monaco e Francesco Massara.
L’unico imputato a procedere con il rito ordinario è Nicola Cannone, accusato dell’omicidio di Giuseppe Abbate, assassinato all’interno della sua macelleria di Barcellona la sera del 16 febbraio 1988 e il processo, nei suoi confronti, è iniziato il 9 ottobre scorso davanti alla Corte d’Assise di Messina.
LA VICENDA
Le indagini dei carabinieri del Ros sono scattate nel gennaio del 2023 ed hanno consentito di svelare aspetti ancora del tutto oscuri su tredici esecuzioni avvenute a cavallo tra il 1992 e il 1998 lungo la zona tirrenica della provincia di Messina. I carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, con il supporto in fase esecutiva del Comando Provinciale di Messina e del 12° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Catania, lo scorso 10 gennaio hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Messina, Ornella Pastore, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, che dispose la custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 soggetti, 6 dei quali appartenenti o indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa “barcellonese” poiché indagati di più delitti di omicidio premeditato aggravato del metodo mafioso, commesso al fine di agevolare le attività dell’associazione di stampo mafioso dei “Barcellonesi”, operante a Barcellona Pozzo di Gotto e sulla fascia tirrenica della provincia di Messina. L’operazione è stata chiamata “INGANNO”.
Il provvedimento scaturì dalle indagini avviate nel gennaio 2023 dai carabinieri del ROS su delega della locale DDA che hanno consentito di accertare come gli arrestati, alcuni dei quali già condannati con sentenza definitiva per essere capi e promotori dell’associazione di stampo mafioso del clan dei “Barcellonesi”, abbiano preso parte, in qualità di mandanti o esecutori materiali, ai seguenti fatti di sangue, commessi nell’ambito della cruenta guerra di mafia che ha afflitto negli anni ‘90 la provincia di Messina:
1. Omicidio di FERRO Angelo, avvenuto il 27.05.1993 a Milazzo;
2. Duplice omicidio di ACCETTA Antonino e PIRRI Giuseppe, rinvenuti cadaveri nel cimitero di Barcellona il 21.01.1992 e uccisi il giorno precedente;
3. Omicidio di INGEGNERI Carmelo, avvenuto l’11.07.1992 a Barcellona;
4. Omicidio di LONGO Francesco, avvenuto la sera del 28.12.1992 a Barcellona;
5. Omicidio di ANASTASI Aurelio, avvenuto in data 04.01.1993 a Barcellona;
6. Omicidio (lupara bianca) di ITALIANO Giuseppe, avvenuto in epoca prossima al 24.02.1993 a Barcellona;
7. omicidio (lupara bianca) di PORCINO Giuseppe, avvenuto in epoca prossima al 18.03.1993 a Barcellona; al riguardo, sono in corso attività di scavi finalizzati alla ricerca dei resti del Porcino da parte di personale dei carabinieri del ROS e di personale del Comando provinciale dei vigili del fuoco;
8. Attentato a colpi di arma da fuoco avvenuto in data 4.09.1993 a Barcellona che causò la morte immediata di RAIMONDI Sergio, MARTINO Giuseppe e quella successiva di GERACI Giuseppe, sopravvenuta il 26.04.1994. Relativamente a tale fatto di sangue nel 2022 si è giunti alla condanna definitiva dell’ergastolo disposta nei confronti di uno degli imputati quale uno degli esecutori materiali nell’ambito di altro procedimento;
9. Omicidio di ABBATE Giuseppe, avvenuto la sera del 16.02.1998 a Barcellona;
10. Omicidio di FICARRA Fortunato, avvenuto l’1.07.1998 a Santa Lucia del Mela. Per tale delitto sono stati condannati, con sentenza passata in giudicato nel 2022, in altro procedimento altri cinque soggetti.
LE INDAGINI
In particolare l’attività investigativa, avvalendosi anche delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Salvatore Micale, già appartenente al sodalizio mafioso dei “Barcellonesi”, ha permesso di accertare che gli indagati avrebbero nel complesso partecipato, con differenti ruoli, ai dieci agguati sopra elencati, tutti eseguiti con le classiche metodologie mafiose utilizzando armi da fuoco e cogliendo di sorpresa le vittime, togliendo in totale la vita a 13 soggetti di età compresa tra i 21 e i 55 anni. Nel corso delle indagini è inoltre emerso che taluni omicidi erano stati decretati dai vertici della famiglia mafiosa barcellonese al fine di punire alcuni ragazzi poiché avrebbero commesso furti o spacciato sostanze stupefacenti senza aver ricevuto una preventiva autorizzazione da parte dell’associazione, comportamenti considerati potenzialmente idonei a minare l’autorità dei vertici del sodalizio.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, giovedì 21 novembre 2024, ore 14,19.