La Cassazione ha confermato, se non per qualche minima variazione, la sentenza d’appello (maggio 2021) in relazione all’operazione “GOTHA 6”, scattata il 3 febbraio 2016 che fece luce su 17 omicidi, un’autentica mattanza da parte della criminalità organizzata barcellonese, tra il 1993 e il 2012. Confermati 6 ergastoli (7 in origine ma l’imputato in questione è deceduto). Foto in alto: i sei condannati definitivamente…
GIUSEPPE LAZZARO
La Prima sezione penale della Corte di Cassazione ha respinto gli appelli dei difensori e ha confermato la sentenza pronunciata in appello che ha deciso il carcere a vita per i sei imputati coinvolti nell’operazione “Gotha 6”. Inizialmente un altro ergastolo era stato inflitto ad Angelo Caliri la cui posizione, però, già in appello era stata stralciata per sopravvenuto decesso.
Confermato l’ergastolo per Antonino Calderone detto “Caiella”, Giovanni Rao, Salvatore Di Salvo detto “Sem”, Carmelo Giambò, Pietro Nicola Mazzagatti e Giuseppe Gullotti. Per Giovanni Rao assoluzioni antecedenti a un omicidio per non avere commesso il fatto già in appello e, sempre in secondo grado, era stata ridotta la pena, da 18 anni a 16 anni e 3 mesi, per Antonino Calderone, classe 1988. Per il pentito Aurelio Micale pena confermata. Nei confronti del solo Salvatore Di Salvo disposto l’annullamento con rinvio alla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria per gli omicidi di Felice Iannello e Domenico Pelleriti ma la sua condanna, al carcere a vita, è definitiva per altri delitti.
LA SENTENZA DI APPELLO
Il 21 maggio 2021 era stata confermata in toto la sentenza di primo grado e, quindi, anche gli ergastoli a carico di altrettanti esponenti dei clan mafiosi del barcellonese. Si era pronunciata così la Corte di Assise d’Appello di Messina (presidente Maria Pina Lazzara), in merito al procedimento scaturito dall’operazione “Gotha 6”, che aveva fatto luce su 17 omicidi consumatisi tra il 1993 e il 2012. La richiesta della conferma di primo grado era arrivata dal procuratore generale Vincenzo Barbaro e dal sostituto procuratore generale Felice Lima a conclusione della requisitoria. Richieste accolte che confermavano l’ergastolo per Antonino Calderone detto “Caiella”, Giovanni Rao, Salvatore Di Salvo detto “Sem”, Carmelo Giambò, Pietro Nicola Mazzagatti, Angelo Caliri (come detto poi deceduto) e Giuseppe Gullotti.
Nel giugno 2019 la Corte di Cassazione aveva reso definitiva un’altra serie di condanne, fra 30 e 12 anni di reclusione, nei confronti di altri imputati coinvolti nella “Gotha 6” (vedere servizio in archivio sul link Cronaca). L’operazione, coordinata dalla Dda di Messina ed eseguita dai carabinieri del Ros, scattò il 3 febbraio 2016.
GLI OMICIDI
Triplice omicidio di RAIMONDI Sergio, MARTINO Giuseppe e GERACI Giuseppe (Barcellona Pozzo di Gotto, 4 giugno 1993). L’azione sarebbe stata organizzata per punire le tre vittime, le quali sarebbero state solite commettere furti in territorio di Barcellona senza l’autorizzazione della criminalità organizzata locale;
Omicidio di SBOTO Antonino (Barcellona Pozzo di Gotto, 3 maggio 1999), ritenuto responsabile di alcuni furti non autorizzati dalla “famiglia barcellonese”, uno dei quali ai danni della sorella di un esponente del sodalizio. L’esecuzione dello SBOTO avvenne secondo una precisa e agghiacciante simbologia mafiosa: dopo l’esplosione di due colpi di pistola alla testa, gli vennero amputate entrambe le mani. Il cadavere fu fatto ritrovare il giorno dopo con una telefonata anonima ai carabinieri;
Omicidio di DA CAMPO Salvatore (Terme Vigliatore, 2 febbraio 1995), sospettato di aver fornito ai carabinieri indicazioni sul nascondiglio di CALDERONE Antonino (all’epoca ricercato);
Omicidio di MAZZÙ Nunziato (Oliveri, 13 dicembre 2005), soppresso perché si temeva potesse aprirsi alla collaborazione con la giustizia;
Omicidio di IANNELLO Felice (Falcone, 5 marzo 1996). Si riteneva che la vittima spacciasse stupefacenti, anche a soggetti minorenni, nella zona di Barcellona senza autorizzazione del locale sodalizio mafioso;
Omicidio di DI PAOLA Giovanni (Brolo, 6 ottobre 1995). La vittima era sospettata di aver sottratto delle somme dalle casse di una società operante nel settore del calcestruzzo, sulla quale convergevano gli interessi di esponenti mafiosi barcellonesi;
Omicidio di MILICI Mario (Barcellona Pozzo di Gotto, 19 agosto 1998), ucciso perché il vertice barcellonese gli imputava di trattenere per sé i proventi delle estorsioni e del gioco d’azzardo. L’agguato sarebbe iniziato presso una stalla nella disponibilità del Milici il quale, benché ferito, sarebbe riuscito a fuggire a piedi per un breve tratto. Raggiunto e immobilizzato dagli assassini, veniva ripetutamente colpito con la canna del fucile fino a trapassargli il collo;
Omicidio di FICARRA Fortunato (Santa Lucia del Mela, 1 luglio 1998), ucciso perché avrebbe infastidito alcune donne all’interno di un esercizio commerciale locale;
Omicidio di TRAMONTANA Domenico, detto Mimmo (Barcellona P.G., 4 giugno 2001). I vertici dell’organizzazione criminale barcellonese avrebbero saputo dell’intenzione del Tramontana di voler eliminare Bisognano Carmelo, all’epoca organico alla famiglia mafiosa barcellonese nonché responsabile dell’area di Mazzarrà Sant’Andrea ed attualmente collaboratore di giustizia e ne avrebbero deciso l’uccisione;
Omicidio di DE PASQUALE Carmelo (Barcellona Pozzo di Gotto, 15 gennaio 2009), ucciso perché si riteneva volesse, a sua volta, uccidere Carmelo D’Amico (oggi pentito) al fine di prenderne il posto in seno al gruppo;
Omicidio di GRASSO Carmelo (Falcone, 10 aprile 1995), ucciso perché si riteneva avesse avviato rapporti criminali con soggetti catanesi nella zona di Oliveri, con ciò sminuendo il prestigio e l’autorità della locale organizzazione mafiosa;
Omicidio di MAZZA Carmelo (Olivarella, frazione di San Filippo del Mela, 27 marzo 2009), accusato di praticare attività estorsiva senza l’autorizzazione del gruppo. L’uccisione del Mazza venne ripresa dalle telecamere della palestra dalla quale era appena uscito e testimoniò l’estrema freddezza e le capacità militari del gruppo di fuoco impiegato nell’occasione: l’auto condotta dai killer affiancava la vettura (una mini car) della vittima che veniva raggiunta da un primo colpo di fucile. Perdeva, quindi, il controllo del mezzo e sfondava il cancello di recinzione della palestra, andando a schiantarsi sul muro. Qui veniva raggiunta dagli assassini che lo finivano con diversi colpi d’arma da fuoco;
Omicidio di ISGRÒ Giovanni (Barcellona Pozzo di Gotto, 1 dicembre 2012), che aveva militato nella fazione perdente facente capo a PERDICHIZZI Giovanni, a sua volta ucciso la sera di Capodanno del 2013 a Barcellona. Giovanni Isgrò, che era incensurato, venne freddato all’interno di una sala da barba. Il padre è ingegnere, la madre docente;
Tentato omicidio di GIAMBÒ Carmelo (Barcellona Pozzo di Gotto, 3 marzo 2011). Era accusato di trattenere per sé i proventi estorsivi raccolti per conto della famiglia mafiosa ed inoltre si temeva che potesse iniziare a collaborare con gli inquirenti. Al termine di un concitato inseguimento per le vie cittadine, durante il quale i killer esplodevano numerosi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo della vettura sulla quale viaggiava, il Giambò – tra i destinatari dell’ordinanza, poiché gravemente indiziato di due degli omicidi trattati – riusciva a mettersi in salvo presso la caserma della Compagnia dei carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto.
Omicidio di PELLERITI Domenico (Terme Vigliatore, 24 luglio 1993). Il Pelleriti sarebbe stato sospettato di una serie di furti ai danni di un esercizio di vendita di ceramiche e pertanto GULLOTTI Giuseppe, al tempo al vertice dell’organizzazione barcellonese, cui si era rivolto il derubato, avrebbe deciso di punire il presunto autore con la morte. Secondo la ricostruzione fornita dai collaboratori, la vittima avrebbe subito un violento interrogatorio per indurla a confessare il furto, al termine del quale il Gullotti avrebbe concesso un’ultima sigaretta prima di dare il via libera all’esecuzione dell’omicidio.
Edited by, giovedì 17 marzo 2022, ore 9,46.