Due condanne definitive, per altre due annullamenti parziali che dovranno passare nuovamente dal grado di appello. È questo il responso scaturito dalla decisione della Cassazione nell’ambito dell’operazione “CASTELLO” (scattata il 15 dicembre 2018) per una serie di estorsioni e tentate estorsioni praticate tra il 2011 e il 2012 sui Nebrodi da parte del clan mafioso dei Batanesi di Tortorici. Diventano definitive le condanne, a 9 anni e 10 mesi, per NICOLINO GIOTTA (foto in alto), di Alcara Li Fusi e LIBORIO FRANCESCO MILETI, di San Salvatore di Fitalia. Il servizio…
GIUSEPPE LAZZARO
Due condanne sono definitive con il rigetto dei ricorsi difensivi, per altre due ci sono degli annullamenti parziali che dovranno passare nuovamente dal grado di appello. È questo il responso scaturito dalla decisione della Cassazione in merito al processo inerente le estorsioni sui Nebrodi, da parte del clan di Tortorici dei Batanesi e dai loro fiancheggiatori, praticate tra il 2011 e il 2012. L’operazione, chiamata “Castello”, scattò nel dicembre 2018 e venne condotta dai carabinieri sotto il coordinamento della Dda di Messina.
LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE
La prima sezione della Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di Nicolino Gioitta, di Alcara Li Fusi e Liborio Francesco Mileti, di San Salvatore di Fitalia, quindi le loro condanne diventano definitive: entrambi a 9 anni e 10 mesi.
La Suprema Corte ha disposto due annullamenti parziali per Antonino Conti Mica, originario di Tortorici, domiciliato a Biancavilla, relativa al capo 4, la contestata estorsione all’impresa Mangano di Capo d’Orlando e Gaetano Sebastiano Liuzzo Scorpo, di San Salvatore di Fitalia, per il capo 1, l’appartenenza all’associazione mafiosa. Quindi, solo per una nuova valutazione su questi due aspetti specifici, ha disposto la celebrazione di un nuovo processo, sempre a Messina, ad un’altra sezione della Corte d’Appello nei confronti di Conti Mica e Liuzzo Scorpo.
LA PRECEDENTE SENTENZA IN APPELLO
La Corte d’Appello di Messina, nell’aprile 2022, seppur con alcune modifiche, aveva confermato nei fatti la sentenza di primo grado emessa dal collegio giudicante del Tribunale di Patti e cioè condanna a 10 anni e 7 mesi per Antonino Conti Mica (13 anni in primo grado), come detto adesso annullata; a 9 anni e 10 mesi per Nicolino Gioitta, (10 anni in primo grado), confermata; a 9 anni e 6 mesi per Gaetano Sebastiano Liuzzo Scorpo (9 anni e 8 mesi in primo grado), annullata e a 9 anni e 10 mesi per Liborio Francesco Mileti (10 anni e 4 mesi in primo grado), confemata. Si trattava di lievi riduzioni rispetto alla sentenza di primo grado dovute ad alcuni fattori: l’esclusione del ruolo di capo, promotore e organizzatore, per Conti Mica, l’esclusione dell’aggravante delle “persone riunite”; un’assoluzione parziale da un capo d’imputazione per Mileti; una dichiarazione di prescrizione per Conti Mica per un capo d’imputazione dopo l’esclusione dell’aggravante mafiosa. I quattro imputati sono difesi dagli avvocati Alessandro Pruiti Ciarello, Flavia Galbato e Salvatore Silvestro.
In appello erano stati confermati i risarcimenti per le costituite parti civili private, per gli enti e le onlus antiracket costituite in giudizio, ovvero il Centro studi “Pio La Torre”, la Fai (Federazione antiracket italiana), rappresentata dall’avvocato Mario Ceraolo, l’Acis (Associazione commercianti e imprenditori) “Giovanni Falcone” di Sant’Agata Militello e il Comitato Addiopizzo di Messina.
L’OPERAZIONE: LA RICOSTRUZIONE
Il verdetto di primo grado aveva fatto emergere l’associazione mafiosa dei Batanesi di Tortorici e la credibilità dei pentiti, utili a far capire come si delineava l’attività mafiosa con le tentate estorsioni, avvenute nel 2011, ai danni di attività imprenditoriali e poi il traffico di droga. L’operazione “Castello” scattò il 15 dicembre 2018 e venne eseguita dai carabinieri su indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina. Il gruppo sarebbe stato attivo tra Sant’Agata Militello, Alcara Li Fusi, Galati Mamertino e Rocca di Caprileone nella gestione delle estorsioni e, per altri indagati nel blitz solo denunciati a piede libero, del traffico di stupefacenti e nell’acquisizione del controllo di attività economiche e imprenditoriali. L’indagine consentì di accertare la gestione di due tentate estorsioni, nel segmento finale del 2011, in danno di altrettante imprese impegnate nell’esecuzione di appalti pubblici. Una per la ristrutturazione dello stadio Nuovo Comunale (oggi “Pippo Giacobbe” di Rocca di Caprileone e l’altra sul cantiere dei lavori per il dissesto lungo la Strada Provinciale 157 “Tortoriciana” a Caprileone. Nell’inchiesta anche un’altra tentata estorsione a Rocca su un cantiere privata.
Edited by, sabato 10 giugno 2023, ore 10,47.