Omicidio dell’agente di polizia Agostino: La Cassazione annulla, con rinvio, l’ergastolo per il boss Nino Madonia

La Cassazione ha annullato con rinvio la condanna del boss NINO MADONIA per l’omicidio dell’agente di polizia NINO AGOSTINO. Annullamento senza rinvio, invece, per l’assassinio della moglie IDA CASTELLUCCIO (foto in alto la coppia nel giorno delle nozze, la donna era incinta quando venne uccisa) e, quindi, per il delitto della donna, il reato è prescritto e Madonia non può più essere chiamato a risponderne. Madonia in appello era stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio avvenuto il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo. Il servizio sul link Sicilia News…

La Cassazione ha annullato con rinvio la condanna del boss Nino Madonia per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino. Annullamento senza rinvio, invece, per l’assassinio della moglie Ida Castelluccio e, quindi, per il delitto della donna, il delitto è prescritto e Madonia non può più essere chiamato a risponderne. Madonia in appello era stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio avvenuto il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo.

Gli ermellini hanno accolto il ricorso degli avvocati della difesa e si dovrà fare un nuovo processo in appello solo per l’omicidio dell’agente. Già in appello era caduta l’aggravante della premeditazione per l’omicidio della moglie incinta. Non era lei il bersaglio dei killer di mafia ma si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato. In un altro processo, lo scorso ottobre, il boss Gaetano Scotto è stato condannato al carcere a vita. Assolto invece Francesco Paolo Rizzuto, amico di Agostino, che rispondeva solo di favoreggiamento. Scotto sarebbe stato l’esecutore materiale dell’omicidio assieme a Madonia. I due killer arrivarono in moto.

Siamo sconvolti, l’ennesimo schiaffo in faccia alla mia famiglia”, dice Nino Morana, figlio di Flora, la sorella del poliziotto Nino Agostino, e nipote di Vincenzo, il padre del poliziotto diventato simbolo con la sua lunga barba della battaglia per conoscere la verità sulla tragica morte del figlio e della nuora incinta. “Non permettono ai miei nonni Vincenzo e Augusta e i miei zii Nino e Ida di riposare nella tomba. L’unico “commento positivo” è che i miei nonni non hanno assistito a questo terrificante annullamento. Ma io, la mia famiglia e tutti gli italiani onesti continuiamo a lottare”.

Nino Madonia in una foto d’archivio

L’inchiesta era stata avocata dalla Procura generale di Palermo che giunse a conclusioni differenti e chiese il rinvio a giudizio dei tre imputati. Madonia aveva scelto il rito abbreviato. Agostino, agente di polizia formalmente assegnato alle Volanti, collaborava con i servizi segreti alle indagini per la cattura dei grandi latitanti di mafia del tempo. Insieme a Emanuele Piazza, anche lui assassinato, Giovanni Aiello, morto d’infarto sei anni fa, Guido Paolilli, agente di polizia e ad altri componenti allora di vertice dei servizi di sicurezza, avrebbe fatto parte di una struttura di intelligence che teneva rapporti con alcuni esponenti di Cosa nostra. Rapporti, secondo l’accusa, opachi.

Agostino avrebbe compreso le reali finalità della struttura a cui apparteneva (alla quale aveva offerto una pista per arrivare alla cattura di Salvatore Riina a San Giuseppe Jato) e avrebbe deciso di allontanarsene poco prima del matrimonio. Una scelta che, secondo gli inquirenti, ha pagato con la vita. La Dia ha indagato sui rapporti tra esponenti delle istituzioni e i capimafia Madonia, boss di Resuttana e Scotto, da sempre indicato come trait d’union con appartenenti ai Servizi di sicurezza, e sulla figura di Aiello, noto come “faccia da mostro”, un personaggio dalle mille ombre con legami con ambienti della eversione nera poi deceduto.

Decisive le dichiarazioni dei pentiti Vito Galatolo, Francesco Marino Mannoia, Giovanni Brusca, Giuseppe Marchese, Francesco Onorato ma anche di testimoni vicini ad Agostino, come colleghi e familiari. Ulteriori conferme sono venute dalle intercettazioni telefoniche, che hanno dimostrato il coinvolgimento della struttura di cui la vittima faceva parte nei depistaggi di alcune indagini.

Nel contesto della nuova inchiesta è emersa la figura di Francesco Paolo Rizzuto, soprannominato “Paolotto”, che nel 1989 era amico di Agostino e che la notte precedente al delitto aveva partecipato con la vittima ad una battuta di pesca. I due avevano dormito a casa di Agostino a Villagrazia di Carini. La mattina dopo Agostino sarebbe andato in ufficio, mentre Rizzuto sarebbe rimasto dalla famiglia dell’agente. Secondo gli inquirenti in più occasioni avrebbe mentito su quanto accaduto nel giorno e nel luogo del delitto. Per anni il padre della vittima, originario di Castell’Umberto, divenuto simbolo di una battaglia coraggiosa per la ricerca della verità, aveva denunciato i depistaggi e le connivenze che hanno protetto i responsabili della morte del figlio chiedendo giustizia.

             g.l.

Edited by, giovedì 30 gennaio 2025, ore 16,45. 

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