Davanti al collegio del Tribunale di Patti (foto in alto) il pm ANDREA APOLLONIO, a conclusione della requisitoria, ha chiesto sette condanne, quattro delle quali pesanti, per gli imputati coinvolti nell’operazione antidroga che, il 6 ottobre 2023 e sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Messina, sgominò un vasto giro di droga tra la Calabria ed i Nebrodi, in particolare tra Sant’Angelo di Brolo e Raccuja. Nel dettaglio chiesti 20 anni per il raccujese DARIO DI PERNA e 16 anni e mezzo per la santangiolese PIERA MILENA MONDELLO. A maggio parola alle difese prima della camera di consiglio e della sentenza. Il servizio sul link Cronaca…
Il pm Andrea Apollonio, a conclusione della requisitoria, ha chiesto diverse condanne, quattro delle quali pesanti, per i sette imputati coinvolti nell’operazione antidroga che, il 6 ottobre 2023 e sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Messina, sgominò un vasto giro di droga tra la Calabria ed i Nebrodi, in particolare tra Sant’Angelo di Brolo e Raccuja.
Davanti al collegio giudicante del Tribunale di Patti (presidente Mario Samperi, a latere Eleonora Vona e Giovanna Ceccon), il pubblico ministero ha chiesto la condanna, a 20 anni di reclusione, per Dario Di Perna, 32 anni, di Raccuja, considerato l’organizzatore dello spaccio di sostanze stupefacenti aggravato dall’associazione a delinquere.
Quindi 16 anni e 6 mesi sono stati chiesti per Piera Milena Mondello, 54 anni, di Sant’Angelo di Brolo, ritenuta partecipe, ausiliatrice e corriere dell’associazione stessa; e, ancora, 10 anni e 6 mesi è la pena invocata per Antonino Tuccio, 35 anni, di Raccuja e Mirko Maniaci, 30 anni, di Sant’Angelo di Brolo, ritenuti partecipi dell’associazione e con la esclusione di due imputazioni per Maniaci perché il fatto non sussiste.
Nella requisitoria il pubblico ministero ha delineato i contorni di quella che ha definito una “associazione a delinquere dilettantistica ma non per questo meno pericolosa” la cui base operativa fu individuata a Sant’Angelo di Brolo. “La droga che compravano dai calabresi all’ombra della ’ndrangheta è sporca del sangue di vittime di mafia del Paese», ha aggiunto il pm sottolineando il canale diretto ed il rapporto fiduciario instaurato con il clan ‘ndraghetistico dei Pelle di San Luca (Reggio Calabria).
Le altre richiese di condanna riguardano Francesco Cotugno, 30 anni, di Raccuja, a 3 anni e 3 mesi; Alessandro Faranda, 37 anni, di Patti e Salvatore Ratto, 39 anni, di Sinagra, entrambi a 3 anni, ritenuti spacciatori per conto dell’organizzazione.
La parola passa adesso agli avvocati difensori Antonio Spiccia, Carmelo Occhiuto, Manuela Alessandrino, Giuseppe Tortora, Giuseppe Condipodero Marchetta, Marilena Bonfiglio, Alessandro Pruiti Ciarello e Alessandra Ioppolo, le cui discussioni sono in programma nelle udienze del 19 e 28 maggio prossimi. Successivamente ci saranno le eventuali repliche del pm, la camera di consiglio e sarà emessa la sentenza.
IL RITO ABBREVIATO E I PATTEGGIAMENTI
In precedenza si era chiusa con tre condanne, due delle quali parecchio pesanti, l’udienza preliminare davanti al Gup del Tribunale di Messina Eugenio Fiorentino per i tre giudizi abbreviati. Gli imputati che avevano optato per il giudizio abbreviato erano tre: Nunzio Emiliano Franzone, 44 anni, di Raccuja; Michele Siragusano, 50 anni, di Sant’Angelo di Brolo e Bruno Emanuele, 26 anni, originario di Serra San Bruno (Vibo Valentia). Il giudice Fiorentino aveva condannato a 16 anni e 8 mesi Michele Siragusano, ritenuto il capo dell’organizzazione. Poi 15 anni era stata la condanna per Emiliano Franzone, per il quale il giudice ha ritenuto sussistente la qualifica di capo promotore, che invece era stata esclusa dal Gip in sede di ordinanza cautelare; infine 3 anni e 6 mesi era stata la condanna per il calabrese Bruno Emanuele.
Lo stesso giudice aveva disposto un patteggiamento per Salvatore Ridinò, 41 anni, di Gioiosa Marea, a 2 anni e 4.000 euro di multa, pena sospesa, previa derubricazione del reato nell’ipotesi lieve.
Erano state stralciate le posizioni di altri due indagati che figuravano nell’avviso di conclusione indagini – Giuseppe Licastro, di Reggio Calabria e Antonino Pappalardo, di Paternò (CT) – con quest’ultimo che aveva depositato dichiarazioni scritte, davanti al Tribunale del Riesame di Messina e venne poi sentito in un nuovo interrogatorio.
L’OPERAZIONE
Nell’ambito di articolate attività di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina – Direzione Distrettuale Antimafia -, militari del Comando Provinciale della guardia di finanza di Messina, all’alba del 6 ottobre 2023, avevano dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Messina Tiziana Leanza con cui fu disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 persone, sottoposte a indagine, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L’attività investigativa aveva preso avvio dalla segnalazione dei funzionari della dogana tedesca che, presso l’aeroporto di Francoforte sul Meno, sottoponevano a sequestro alcune spedizioni postali, contenenti piccole dosi di sostanze stupefacenti destinate al territorio peloritano. Gli immediati approfondimenti, sviluppati dagli specialisti del Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Messina, facevano ipotizzare l’esistenza di un ben più strutturato traffico internazionale di sostanze stupefacenti, in cui risultavano effettivamente coinvolti diversi soggetti domiciliati in provincia di Messina e nei Nebrodi in particolare. Data l’elevata professionalità dei personaggi coinvolti le investigazioni, condotte attraverso le classiche attività di osservazione, appostamenti e controlli, ed integrate con intercettazioni telefoniche e ambientali, consentirono di ricostruire, in modo dettagliato, i ruoli e le funzioni dei singoli appartenenti all’organizzazione criminale. La droga era destinata ad una fitta rete di acquirenti domiciliati nei comuni di Sant’Angelo di Brolo, Brolo, Raccuja, Sinagra, Capo d’Orlando, Gioiosa Marea, Patti, Naso, Ficarra e Piraino.
La consorteria aveva la propria base nei comprensori di Sant’Angelo di Brolo e Raccuja e manteneva stretti contatti con esponenti del clan mafioso dei Bontempo Scavo di Tortorici e con fornitori calabresi e catanesi, appartenenti, rispettivamente, ai più noti clan criminali quali i Pelle-Gambazza, con zona d’influenza nei comuni calabresi di San Luca e Bovalino e Alleruzzo-Assinnata, con zona d’influenza nel comprensorio catanese di Paternò, articolazione territoriale del clan Santapaola-Ercolano. A capo del sodalizio ci sarebbe, per l’accusa, Michele Siragusano, di Sant’Angelo di Brolo, ritenuto dagli inquirenti gestore del traffico illecito, pianificatore delle strategie ed organizzatore degli approvvigionamenti. Poi c’erano i gregari, Dario Di Perna ed Emiliano Franzone, entrambi di Raccuja, che intervenivano nell’approvvigionamento e nel collocamento della droga sul mercato mentre Piera Mirella Mondello, legata sentimentalmente al Siragusano, è riconosciuta come “intranea” al gruppo con il ruolo di “muletto” nel trasporto di droga. Fu proprio quest’ultima ad essere stata arrestata nel marzo 2022 a Messina, appena sbarcata dal traghetto, con 1,1 kg di cocaina. Infine organici al sodalizio sono ritenuti Mirko Maniaci, di Sant’Angelo di Brolo e Antonino Tuccio, di Raccuja, dediti allo spaccio sul territorio.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, sabato 8 marzo 2025, ore 10,31.