Misilmeri: Tristezza, dolore e rabbia per l’ultimo saluto a Sara

L’hanno ricordata tutti, pure le squadre e i tifosi di Serie A ieri, nei campi di calcio e di basket, prima degli spettacoli, prima di ogni iniziativa. Il brutale femminicidio di SARA CAMPANELLA, avvenuto a Messina una settimana fa, pur essendo stato l’ennesimo di una serie che sembra non avere fine, ha colpito tutti. Stamane, in una piazza gremita e in una chiesa, quella di San Giovanni Battista a Misilmeri, pienissima, si sono svolti i funerali della giovane studentessa, officiati dall’Arcivescovo di Palermo CORRADO LOREFICE. Presenti anche il presidente della Regione Siciliana RENATO SCHIFANI, il sindaco e la rettrice dell’Università di Messina, FEDERICO BASILE e GIOVANNA SPATARI e tantissima gente anche non di Misilmeri. Il servizio sul link Sicilia News e alcune foto…

La piazza di Misilmeri gremita, così come la chiesa di San Giovanni Battista. La salma di Sara Campanella, la giovane studentessa universitaria vittima di femminicidio, è stata portata a spalla dalla chiesa delle Anime Sante, dove si è tenuta la camera ardente, alla Chiesa Madre che si trova nella stessa piazza. I giovani hanno indossato una maglietta bianca con la scritta nera “No Violenza’. I familiari hanno portato una foto con l’immagine di Sara e un palloncino rosa a forma di cuore con su scritto la frase preferita dalla giovane universitaria: “Mi amo troppo per stare con chiunque”. Il silenzio ha caratterizzato questi momenti. Solo quando la bara bianca ha iniziato a salire le scale della chiesa si è levato un applauso.

La chiesa di San Giovanni Battista non ha potuto contenere tutti quelli che si sono ritrovati a Misilmeri per partecipare all’ultimo saluto di Sara. In previsione di questa affluenza è stato installato un maxi- schermo in piazza per seguire dall’esterno la funzione religiosa officiata dall’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Ai funerali presenti anche il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, accompagnato dal deputato Gaspare Vitrano. E i sindaci di Messina, Federico Basile, e di Misilmeri Rosario Rizzolo, oltre ai vertici delle forze dell’ordine. Il sindaco Rizzolo ha proclamato per oggi il lutto cittadino a Misilmeri, lo stesso hanno fatto la Città Metropolitana di Palermo, con il sindaco Roberto Lagalla e di Messina.

L’Arcivescovo Lorefice, nel corso della celebrazione, rivolgendosi ai presenti, ha detto: “Siamo qui sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Sara. Corpo martoriato. Sacrificato. Vita che ci è stata rubata. Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché? Perché questo strazio indicibile inflitto ai cari genitori Cetty e Alessandro, al fratello Claudio, ai familiari, al fidanzato, agli amici, alla città intera? Una vita distrutta e rubata troppo presto, in modo oltremodo crudele. L’uomo – dice la Bibbia – ha due strade: quella della relazione e quella della violenza. Ma vediamo come la violenza abbia ancora distrutto la bellezza di Sara, la bellezza delle sue relazioni, la bellezza che lei aveva il compito di far crescere nel mondo attraverso i suoi studi universitari, la realizzazione della sua vocazione professionale e la relazione con l’uomo che lei liberamente aveva scelto di amare”.

E in questo corpo trafitto ci sembra che sia racchiuso il dolore di un mondo nel quale ancora domina la violenza. In particolare sulle donne – ha aggiunto Lorefice -. Oggi, in questo mondo sempre più segnato da violenta brutalità e lacerato da conflitti, assistiamo alla barbarie di corpi abusati, mutilati, eliminati, ricacciati e rinchiusi in luoghi di tortura. Ma la violenza, ogni forma di violenza, per qualsiasi motivo si scateni, è sempre un fallimento che riguarda tutti. L’amore non uccide. E’ assurdo. Nel corpo di Sara piangiamo il destino dell’umanità quando essa sceglie la violenza, la morte. Non ci sono parole per consolare il vostro strazio, cari genitori. Siamo in silenzio con voi. E vi doniamo le nostre lacrime. L’intera famiglia umana oggi piange Sara. E noi qui, stamattina, anzitutto la consegniamo ad un Corpo che è stato anch’esso martoriato e ucciso: il Corpo crocifisso di Gesù di Nazareth. Ucciso con violenza da uomini che non sapevano quello che facevano. Perché chiunque è violento non sa che la violenza ha la forza distruttiva di una bomba all’idrogeno: provoca una deflagrazione a cascata. Nel costato di Cristo, aperto e trafitto con violenza, entrano tutti i cuori lacerati dalla violenza. I cuori lacerati dei familiari di Sara. I cuori di noi tutti. Non abbiamo parole da darvi, sorelle e fratelli. Solo un Corpo, un Cuore, dentro il quale piangere il dolore senza fine della vostra e nostra “piccola” Sara”.

Lo ha detto l’arcivescovo Corrado Lorefice nell’omelia ai funerali di Sara Campanella a Misilmeri. “Sara è stata strappata: tu mamma Cetty, tu papà Alessandro, tu Claudio suo amato fratello. Voi suoi amici – ha aggiunto Lorefice –. Solo nostro Signore, che è morto trafitto nell’abbandono della Croce, dopo aver squarciato con un grido il silenzio del Padre, solo Lui sa come starvi vicini. In silenzio. Accogliendo il vostro silenzio e il vostro grido, la vostra ribellione e la vostra disperazione. Il vostro desiderio di riabbracciare per sempre Sara. Di comunione eterna, che solo Dio può dare”.

I colleghi, gli amici e i familiari dopo l’omelia hanno letto messaggi carichi di affetto e amore. In tanti hanno ricordato Sara leggendo lettere e pensieri della giovane. La rettrice dell’Università di Messina, Giovanna Spatari, ha letto anche la richiesta al professore da parte della studentessa per chiedere la tesi di laurea. Durante i messaggi tanti applausi sia in chiesa che in piazza hanno interrotto i ricordi di amici e colleghi. La bara bianca ha lasciato la chiesa e tanti palloncini bianchi sono stati liberati salendo in volo. Quindi l’ultimo viaggio verso il cimitero del paese. In concomitanza con i funerali di Sara, a Palermo, nella cittadella universitaria di via Ernesto Basile, è stato esposto uno striscione con la scritta “Il femminicidio è omicidio di Stato”.

             g.l.

Edited by, lunedì 7 aprile 2025, ore 15,21. 

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