La guardia di finanza, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Messina, ha arrestato un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, ROBERTO GULLO, 63 anni e denunciato e interdetto, per 12 mesi dall’attività, due commercialisti. Tentata concussione, induzioni indebite a dare utilità, emissioni ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti sono le accuse contestate nell’ambito dei “Ristori Covid”. Il servizio…
Tentata concussione, induzioni indebite a dare utilità, emissioni ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Con queste accuse sono state eseguite tre ordinanze cautelari nei confronti di un funzionario della direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate e due commercialisti messinesi. Nell’ambito di articolate attività di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina, ed in particolare dal dipartimento che tratta i reati contro la Pubblica Amministrazione, i militari del Comando Provinciale della guardia di finanza di Messina stanno dando esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale peloritano, con cui è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di un funzionario della Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate, Roberto Gullo, 63 anni e quella interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione, della durata di 12 mesi, per due commercialisti messinesi: Antonino D’Andrea, 68 anni e Dario Grussu, 58 anni.
Le indagini hanno preso avvio dalla denuncia di un imprenditore che, nel periodo dell’emergenza sanitaria Covid–19, aveva presentato la richiesta per ottenere i contributi finanziati attraverso il cosiddetto “Decreto Ristori” di cui al D.L. n. 137 del 2020.
Secondo gli elementi finora acquisiti il funzionario dell’Agenzia delle Entrate avrebbe prospettato all’imprenditore un collegamento tra l’erogazione dei contributi dovuti e le sponsorizzazioni ad una Associazione Sportiva Dilettantistica, di cui lui stesso era team manager. Gli ulteriori approfondimenti, quindi, portavano alla luce, secondo l’ipotesi d’accusa, un contesto illecito assai più ampio, in cui risultavano coinvolti anche due commercialisti che, in accordo con il pubblico ufficiale, si facevano portavoce delle indebite richieste del funzionario, incentivando i clienti ad elargire sponsorizzazioni. Inoltre, le imprese che avevano assecondato siffatte richieste ottenevano anche un beneficio fiscale, portando in deduzione le spese di sponsorizzazione effettuate. I titolari delle aziende indotti alle “sponsorizzazioni”, complessivamente 4 soggetti, sono stati parimenti indagati per aver indebitamente corrisposto i relativi benefici, ricercando un illecito vantaggio in procedure amministrative. Le indagini, tra l’altro, permettevano di rilevare, la natura fittizia delle medesime sponsorizzazioni, stante l’inesistenza di qualsiasi attività pubblicitaria da parte della Associazione Sportiva Dilettantistica.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, giovedì 26 ottobre 2023, ore 10,16.