Dopo le morti sospette e le denunce dei familiari, ecco gli indagati e i sequestri. L’ospedale Papardo (foto in alto a sx) finisce sotto i riflettori della magistratura, che ha aperto un fascicolo sfociato in un provvedimento della Gip del Tribunale di Messina TIZIANA LEANZA su istanza avanzata dalla Procura. Sabato i carabinieri del Nas (Nucleo antisofisticazione) di Catania e della Compagnia Messina Centro hanno apposto i sigilli a due sale operatorie del reparto di Cardiochirurgia e ci sono sei medici indagati. Nel fascicolo anche il caso della dipendente comunale di Capo d’Orlando DONATELLA CANFORA (a dx nella foto), deceduta lo scorso 2 ottobre. La nota dell’avvocato MASSIMILIANO FABIO, legale della famiglia TIMPANARO-CANFORA. Il servizio…
GIUSEPPE LAZZARO
Dopo le morti sospette e le denunce dei familiari, ecco gli indagati e i sequestri. L’ospedale Papardo finisce sotto i riflettori della magistratura, che ha aperto un fascicolo sfociato in un provvedimento della Gip del Tribunale di Messina Tiziana Leanza su istanza avanzata dalla Procura di Messina. Sabato i carabinieri del Nas (Nucleo antisofisticazione) di Catania e della Compagnia Messina Centro hanno apposto i sigilli a due sale operatorie del reparto di Cardiochirurgia. Contestualmente sono stati iscritti nel registro degli indagati, per il reato di omicidio colposo aggravato – per fatti registrati tra i mesi di agosto e ottobre scorsi – la direttrice generale del Papardo Catena Di Blasi, 59 anni; il direttore sanitario Paolo Cardia, 67 anni; il direttore amministrativo Vincenzo Manzi, 52 anni; il direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiochirurgia Francesco Patanè, 59 anni; la direttrice dell’Unità operativa complessa di Rianimazione Maria Chiara Zucchetti, 69 anni; il responsabile della Terapia intensiva post operatoria Silvio Tommasini, 50 anni.
Stando all’ipotesi accusatoria, gli indagati non avrebbero disposto adeguati protocolli, misure di vigilanza e istruzioni al fine di prevenire la diffusione di infezioni proprio nel reparto di Cardiochirurgia e Terapia intensiva post operatoria. E avrebbero “cagionato il decesso, a seguito di processi infettivi correlati all’assistenza sanitaria”, di quattro pazienti: Gaetano Bombaci, Maria Dora Biondo, Vincenzo Ragusa e Donatella Canfora, quest’ultima dipendente comunale di Capo d’Orlando.
«Andremo avanti sino in fondo affinché venga fatta piena luce su ciò che è realmente accaduto e vengano date le risposte richieste dai familiari sulla morte della loro congiunta». È il commento dell’avvocato Massimiliano Fabio dopo la notizia del sequestro di due sale operatorie del reparto di Cardiochirurgia dell’Ospedale Papardo di Messina. All’avvocato Fabio si era rivolta la famiglia Timpanaro-Canfora della 60enne di Capo d’Orlando Donatella Canfora in Timpanaro, deceduta lo scorso 2 ottobre dopo essere stata sottoposta il 24 settembre ad un intervento di cardio-chirurgia per l’esecuzione di un bypass aorto coronarico che, secondo quanto riferito dai medici, era perfettamente riuscito. Il successivo 1° ottobre, quindi, la donna, ancora ricoverata in ospedale, ha iniziato a stare male accusando febbre e difficoltà respiratorie, tanto che le era stato somministrato dell’ossigeno, morendo il giorno successivo.
“La famiglia ritiene del tutto inspiegabile il decesso proprio perché gli stessi sanitari avevano definito brillante il decorso post operatorio, riferendo quindi di una crisi respiratoria improvvisa quale causa della morte”, aggiunge l’avvocato Fabio che il 18 ottobre aveva formalizzato un esposto alla Procura della Repubblica di Messina chiedendo il sequestro della cartella clinica con l’acquisizione di tutta la documentazione sanitaria sin dall’accesso della donna in ospedale tramite il 118, dell’intervento cardiochirurgico eseguito e del successivo decorso post operatorio. “Il sequestro delle sale operatorie, che rappresenta certamente un fatto importante nell’ottica delle indagini, interviene dopo l’esecuzione dell’accertamento tecnico irripetibile al quale abbiamo partecipato e si innesca in una approfondita attività da parte degli inquirenti, per cui abbiamo ipotizzato anche l’eventuale estumulazione della salma qualora si ritenesse necessaria per l’esecuzione degli opportuni accertamenti. Con la dovuta cautela e nell’assoluto rispetto dei principi di garantismo verso tutti i soggetti in atto indagati – conclude l’avvocato Fabio -, siamo pienamente fiduciosi nel lavoro degli organi di giustizia nel percorso che dovrà condurre all’accertamento della verità”.
Edited by, lunedì 25 novembre 2024, ore 11,30.