La Corte d’Appello di Messina (foto in alto Palazzo Piacentini) ha confermato la condanna, emessa in primo grado nel processo-bis nel giugno 2023, a 22 anni di reclusione nei confronti di LUIGI DE DOMENICO, il cosiddetto “untore”, accusato di omicidio volontario per avere provocato, senza mai rivelare la sua sieropositività, la morte della compagna, una avvocatessa di 45 anni, deceduta per Aids. Il servizio…
Confermata in Appello la sentenza di primo grado: Luigi De Domenico è stato condannato a 22 anni di reclusione. È questa la sentenza del processo-bis per il cosiddetto “untore”, il 59enne messinese accusato di omicidio volontario per la morte della sua compagna, a cui contagiò la sieropositività senza mai rivelarlo. Confermata, dunque, la sentenza dello scorso 13 giugno 2023 quando era stata la Corte d’Assise di Messina. La donna, che poi morì di Aids, non ebbe la possibilità di curarsi perché sconosceva le cause della sua malattia. I medici non la riconobbero e la donna morì fra atroci sofferenze senza che il compagno le rivelasse mai la verità.
Si tratta infatti del processo-bis a carico di De Domenico perché il primo, che si era concluso anche questo con la condanna a 22 anni per l’imputato, aveva registrato l’annullamento in appello nel dicembre del 2022 per la vicenda dei giurati che componevano la Corte e avevano superato i 65 anni d’età. Una problematica superata da un pronunciamento della Cassazione su un caso analogo avvenuto a Palermo in un processo di mafia. I giudici della Cassazione hanno deciso infatti che per i giurati che compongono le Corti d’Assise è il momento della designazione che conta per il requisito dei 65 anni, e non quello del momento della sentenza.
I legali della famiglia della donna
“Gioire per la condanna di un essere umano non è nelle nostre corde. L’esito di questo processo, per quanto ci riguarda, era più che scontato e da diverso tempo. Registriamo una decisione che rende giustizia alla memoria di una collega consumata da un virus trasmessole dal suo ex compagno che non ha mostrato mai, neppure dopo la sua morte, alcuna resipiscenza. A prescindere dalla sentenza restano comunque sul campo il figlio, la sorella ed i genitori il cui straziante dolore non potrà essere lenito neanche da questa ennesima condanna. Sappiamo bene che all’imputato è – giustamente – garantito un terzo grado di giudizio che siamo già pronti ad affrontare senza alcun timore che l’odierno esito possa essere sovvertito” – Avvocati: Bonaventura Candido ed Elena Montalbano
g.l.
Edited by, mercoledì 20 marzo 2023, ore 10,15.