L’omicidio del camionista barcellonese Rizzo (1999): Condanna definitiva a 30 anni per Salvatore “Sem” Di Salvo

Condanna definitiva a 30 anni per un esponente di spicco del clan dei “Barcellonesi”, SALVATORE “SEM” DI SALVO (foto in alto), attualmente al “41 bis” per altra causa e rimessione in appello per la riderminazione della pena a BASILIO CONDIPODERO, originario di Brolo, residente a Barcellona. Questa la decisione della Corte di Cassazione sull’omicidio dell’autotrasportatore barcellonese CARMELO MARTINO RIZZO, ucciso in Basilicata nel 1999, nei confronti dei due imputati accusati del delitto. Il servizio…

La Prima sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione che era stata decisa il 2 marzo dello scorso anno dalla Corte d’Assise d’Appello di Potenza nei confronti di Salvatore “Sem” Di Salvo, 57 anni, uno dei capi del clan dei “Barcellonesi”, riconoscendo in via definitiva, nell’ambito del procedimento scaturito dall’operazione antimafia denominata “Caino”, quale mandante dell’uccisione dell’autotrasportatore di Barcellona Carmelo Martino Rizzo, assassinato a 27 anni per ordine della “famiglia mafiosa dei barcellonesi”. Per Di Salvo, difeso dagli avvocati Tommaso Calderone e Tino Celi, rinchiuso per altra causa al 41 bis (carcere duro), diventa definitiva l’ennesima sentenza di condanna.

L’autotrasportatore fu assassinato all’interno della cabina del suo autoarticolato, poco prima dell’alba del 4 maggio 1999, a Lauria, in una piazzola di sosta del tratto lucano dell’A3 Salerno-Reggio Calabria. La Suprema Corte ha invece disposto il parziale annullamento, con rinvio per un nuovo esame alla Corte d’Assise d’Appello di Salerno, per colui che viene ritenuto il gregario dell’autore dell’omicidio, Basilio Condipodero, 48 anni, originario di Brolo ed ex titolare di un bar-trattoria a Barcellona, il quale in appello era stato condannato anch’egli a 30 anni per concorso nell’omicidio e per detenzione illecita di arma da fuoco. L’annullamento con rinvio della sentenza che riguarda la posizione di Condipodero è dovuto alla necessità che la Corte d’Assise d’Appello di Salerno – chiamata ad esaminare nuovamente il caso – ridetermini la pena in relazione alla mancata concessione all’imputato delle attenuanti generiche e allo stesso tempo riesamini la condanna a poco più di 3 anni (ricompresa nella pena dei 30 anni comminata dalla Corte d’Assise d’Appello di Potenza per la detenzione illecita di arma da fuoco). Per Basilio Condipodero, difeso dagli avvocati Giuseppe Lo Presti, Diego Lanza e Dario Vannetiello, alla luce della decisione della Suprema Corte dovrà soltanto essere rideterminata la pena di 30 anni confermata in appello. In appello era stato assolto, per non avere commesso il fatto, Giovanni Rao, di Castroreale, condannato in primo grado a 30 anni di reclusione.

         g.l.

Edited by, venerdì 27 gennaio 2023, ore 11,58. 

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