E’ zeppo di notizie il post arresto di MATTEO MESSINA DENARO, sino a lunedì mattina alle 8, il ricercato numero 1 in Italia. Il boss si trova già al 41 bis nel carcere de L’Aquila dove viene curato per il tumore al colon del quale è affetto. Intanto un secondo covo, sempre a Campobello di Mazara, è stato scoperto. Il servizio…
I magistrati della Procura di Palermo e i carabinieri del Ros avrebbero individuato un secondo covo utilizzato dal boss Matteo Messina Denaro. Oltre all’appartamento di vicolo San Vito a Campobello di Mazara, scoperto ieri, il capomafia avrebbe fatto realizzare una sorta di bunker all’interno di un’altra abitazione nella stessa area. Non è ancora chiaro se si tratti del luogo in cui il capomafia nasconde il suo tesoro: documenti riservati, pizzini, soldi che i magistrati cercano. Lo scopriranno i carabinieri dopo la perquisizione del bunker appena scoperto, che si trova a circa 300 metri dall’abitazione in vicolo San Vito.
Foto sopra: il trasferimento di Messina Denaro lunedì sera
Matteo Messina Denaro si trova in una delle celle singole del supercarcere dell’Aquila. Il boss mafioso è tranquillo ed è stato affidato alle cure dei medici della Asl che operano all’interno del penitenziario. La cella, di poco più di dieci metri quadrati, si trova in una delle sezioni del carcere che ospita in totale 159 detenuti, di cui 12 donne. Tra loro c’è anche la terrorista Nadia Desdemona Lioce, condannata all’ergastolo per gli omicidi dei giuslavoristi Massimo D’Antona, ucciso a Roma nel maggio 1999 e Marco Biagi, assassinato a Bologna il 19 marzo 2002. All’interno del penitenziario di massima sicurezza de L’Aquila Matteo Messina Denaro ha già fatto la sua prima ora d’aria, si è organizzato la cella ed è molto attivo, mostrandosi sempre sorridente con il personale che incrocia nel carcere, secondo quanto trapela da indiscrezioni: “Il suo sarebbe un comportamento anomalo rispetto a come si comportano di solito i detenuti al 41 bis”. Le sedute di chemioterapia potrebbero essere disposte in massima sicurezza in una struttura all’esterno del carcere.
Nel suo appartamento a Campobello di Mazara è stato trovato molto materiale all’interno dell’agenda del boss: riflessioni sulla vita e sull’amore, le date degli incontri con la figlia, brani di lettere ricopiati tutti da interpretare. Dentro la casa di vicolo San Vito, dove ha trascorso l’ultimo anno della sua latitanza, non sarebbero stati scoperti documenti esplosivi o carte compromettenti – cosa che spinge i pm a pensare che ci sia un altro covo in cui il boss teneva le cose riservate – ma l’agenda potrebbe dare spunti investigativi importanti.
Come i tantissimi documenti sanitari – referti di visite specialistiche, molte oculistiche, sostenute da Messina Denaro negli anni – recuperati in uno scatolone. Le cartelle mediche dimostrano che il capomafia, incastrato proprio grazie all’inchiesta sulla gravi patologie di cui soffre, durante la latitanza ha incontrato diversi dottori. Uno, Alfonso Tumbarello, medico di base di Campobello di Mazara, è indagato per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, altri saranno presto sentiti. Come un oncologo di Trapani che lo aveva curato. Ma la caccia ai fiancheggiatori è solo all’inizio. Tra questi Giovanni Luppino, agricoltore 59enne di Campobello di Mazara finito in manette lunedì scorso dopo aver accompagnato il boss Messina Denaro nella clinica palermitana “La Maddalena” i cui il capomafia doveva sottoporsi a delle cure. L’udienza di convalida dell’arresto è fissata per domani mattina, probabilmente nel carcere Pagliarelli di Palermo. Luppino, che sarà interrogato dal Gip del Tribunale di Palermo, è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Al giudice dovrà spiegare i suoi rapporti con il padrino ricercato per trent’anni.
“Nella maniera più assoluta è stato escluso dagli inquirenti” che Matteo Messina Denaro volesse consegnarsi, “non ci sono retroscena né possibilità che si volesse consegnare per qualsiasi motivo. Si è comportato da latitante fino alla fine”, ha detto intanto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a “Porta a Porta”, su Rai Uno, smentendo ricostruzioni su una consegna volontaria del capomafia malato.
Messina Denaro comincerà nelle prossime ore la somministrazione della chemioterapia per curare il cancro al colon contro il quale combatte da oltre un anno. E’ infatti scattato il complesso protocollo, con l’allestimento di una stanza all’interno dell’istituto di pena. Sarà direttamente il primario del reparto a gestione universitaria, Luciano Mutti, a gestire le delicate cure. “Riceverà lo stesso trattamento di tutti gli altri detenuti con patologie sanitarie”, spiega il garante dei detenuti dell’Abruzzo, Gianmarco Cifaldi. Messina Denaro è stato trasferito con un volo militare in Abruzzo, scortato dal Gruppo d’intervento speciale dei carabinieri e dai Ros.
La sua cella non differisce per nulla da quelle degli altri con un letto saldato a terra, un gabinetto e una televisione con i canali bloccati. Non è possibile infatti avere accesso alle emittenti regionali, per evitare il rischio che possano in qualche modo essere trasmessi messaggi in codice destinati ai boss. Sul muro della cella è installata una videocamera che registra minuto per minuto ogni movimento del boss. Immagini che poi vengono vagliate e analizzate dai poliziotti del Gom, il Gruppo operativo mobile.
La vita all’interno dell’istituto prevede per i detenuti l’assoluto divieto di socialità o di incontro, con appena un paio di ore d’aria al mese. C’è comunque la possibilità di accedere alla biblioteca o di leggere i giornali, in alcuni casi censurati se riportano fatti o articoli riguardanti processi nei quali siano coinvolti, anche indirettamente, i detenuti stessi. Esistono solo celle singole e per ogni sezione è predisposta una cella come presidio sanitario. In questo modo i detenuti non devono spostarsi dal proprio corridoio – composto da file di cinque o sei celle per lato – per poter ricevere le cure dei medici.
Ieri mattina il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato il 41 bis per Messina Denaro. Il capomafia di Castelvetrano ha indicato la propria nipote, l’avvocato Lorenza Guttadauro, come legale di fiducia. La penalista è figlia della sorella del boss, Rosalia, e di Filippo Guttadauro. Suo nonno paterno è lo storico boss di Brancaccio, quartiere di Palermo, l’ex primario del Policlinico di Palermo Giuseppe Guttadauro. La nomina non è stata ancora ufficializzata ma preannunciata alla professionista. Matteo Messina Denaro da latitante non ha avuto legali di fiducia ma è stato assistito da difensori d’ufficio.
“Le condizioni di Messina Denaro sono gravi, la malattia ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi”, dice Vittorio Gebbia, responsabile dell’Oncologia medica della clinica “La Maddalena”, dove il boss è stato arrestato lunedì mattina. “Non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute. Sono certo che continuerà a ricevere tutte le cure di cui ha bisogno. I carabinieri mi hanno chiesto se posticipare di tre, quattro giorni il ciclo di chemioterapia che avrebbe dovuto fare qui avrebbe avuto conseguenze e io ho firmato l’autorizzazione perché un ritardo così contenuto non avrà alcun effetto sul suo stato di salute”.
Il dott. Gebbia ha visitato il boss, alias Andrea Bonafede, nel gennaio 2021 prima di una valutazione multidisciplinare chirurgica. Poi il mafioso ha iniziato la chemio e il 4 maggio 2021 è stato operato per le metastasi al fegato da una equipe chirurgica. Gebbia dice che la prognosi infausta è stata “accolta con grande dignità” dal paziente che aveva, la “piena consapevolezza delle sue condizioni di salute” e “nessun atteggiamento che potesse destare sospetto”.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, mercoledì 18 gennaio 2023, ore 16,10.