Inizialmente era stato detto che fosse stata risparmiata dal padre perché era la figlia prediletta ma adesso emerge un’altra versione, secondo la Procura di Termini Imerese. Per la mattanza di Altavilla Milicia dove il muratore GIOVANNI BARRECA, probabilmente con la complicità di una coppia di conviventi, ha ucciso la moglie e i due figli, sarebbe coinvolta la primogenita, la 17enne MIRIAM (foto in alto insieme al padre), già fermata e con l’arresto convalidato. E la ragazza ha confessato. La conferenza stampa del Procuratore AMBROGIO CARTOSIO. Il servizio sul link Sicilia News…
Miriam, la figlia di 17 anni di Giovanni Barreca, il muratore di Altavilla Milicia accusato di aver ucciso, insieme a due complici, la moglie e i due figli maschi durante un esorcismo, è stata fermata il 14 febbraio per omicidio dalla Procura dei Minori di Palermo. La ragazza avrebbe partecipato alla strage. Il fermo è stato convalidato dal Gip del Tribunale dei Minori. A coordinare l’indagine è la Procuratrice dei minori Claudia Caramanna.
Il 14 febbraio, tre giorni dopo il ritrovamento dei cadaveri dei fratelli e della madre, quando già era stata affidata a una comunità protetta, Miriam Barreca si è presentata alla Procura per i Minorenni di Palermo e ha raccontato tutto. Rivelazioni agghiaccianti che hanno indotto il magistrato a disporre il fermo, per omicidio pluriaggravato in concorso e occultamento del cadavere, della 17enne figlia del muratore di Altavilla Milicia che ha ucciso moglie e figli nel corso di un esorcismo. L’adolescente ha rivelato il suo pieno coinvolgimento nei fatti. Interrogata in presenza del suo legale ha rivelato cosa è accaduto, “fornendo un resoconto agghiacciante, anche in relazione al contributo personale nelle torture subite dalla madre e dai fratelli, alle loro atroci sofferenze, e all’agonia fino alla morte”, si legge in una nota della Procura. La ragazza ha raccontato anche quanto successo dopo l’assassinio della madre e come il padre e i complici, la coppia palermitana Massimo Carandente e Sabrina Fina, hanno dato fuoco al cadavere e successivamente seppellito i resti. La minore ha detto che già da anni c’erano dei “demoni” in casa e che per colpa dei diavoli erano accadute delle cose negative alla sua famiglia: perciò avevano avuto la necessità di scacciarli dalla madre e dal fratello 16enne molto legato alla donna e quindi posseduto dalle stesse figure demoniache.
L’annuncio che la ragazza fosse indagata era già arrivato dal Procuratore di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, durante la conferenza stampa convocata stamane per illustrare i dettagli del triplice omicidio in cui sono stati torturati e uccisi Alessandra Salamone, moglie di Barreca e i figli Kevin, 16 anni ed Emanuel, 5 anni. Per la strage sono in carcere Giovanni Barreca, padre e marito delle vittime, e una coppia di conviventi di Palermo Sabrina Fina e Massimo Carandente. Tutti sono evangelisti.
“E’ una terribile tragedia, quando ci siamo trovati lì è stato uno strazio. Vedere i corpi in quelle condizioni è stato un dramma. Non c’è alcun motivo di enfatizzare quanto è successo. Il padre è un soggetto che da anni vive un delirio mistico dominato da una fanatica religiosità. Che pesa molto sui figli”, ha detto il Procuratore. “Il rito collettivo era iniziato da un mese e coinvolgeva tutta la famiglia Barreca e Massimo Carandente e Sabrina Fina, la coppia che avrebbe partecipato al massacro. Erano tutti preda di un delirio mistico. Le torture fisiche sono iniziate l’ultima settimana da quando i ragazzini non sono più andati a scuola. La madre è stata uccisa prima, forse, perché si sarebbe opposta alle torture ai propri figli. Se dietro ai protagonisti di questa vicenda ci sono altri soggetti e scenari? Forse sì, cercheremo di capirlo e speriamo di avere l’appoggio delle altre sedi giudiziarie e delle altre istituzioni per accertarlo”, ha detto ancora Cartosio.
Le vittime e gli assassini, lo stesso Barreca e i due complici, dunque, avevano cominciato un mese fa una sorta di rito di purificazione dal demonio, poi sfociato negli omicidi. “Giovanni Barreca e i due conviventi Sabrina Fina e Massimo Carandente si sono conosciuti sui social network. La coppia di palermitani era in casa al momento del triplice omicidio. La villetta era frequentata solo da loro oltre che dalla famiglia”, ha aggiunto il sostituto procuratore di Termini Imerese, Manfredi Lanza, che coordina l’indagine.
“I due conviventi sono stati fermati a Palermo la mattina dell’11 febbraio all’interno della loro abitazione dove sono arrivati il 10 febbraio”, ha spiegato il comandante dei carabinieri della Compagnia di Bagheria, capitano Francesco Battaglia. Secondo quanto emerso in conferenza stampa, Barreca ha chiamato i militari all’1 di notte di domenica confessando gli omicidi. “È una vicenda che ha particolarmente colpito dal punto di vista umano ed emotivo anche noi carabinieri. Abbiamo messo sul terreno le migliori risorse per una perfetta ricostruzione della vicenda”, ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, generale di brigata Luciano Magrini. “Si sono verificati in più occasioni dei comportamenti che hanno una matrice religiosa distorta e che non avvengono solo a Termini Imerese ma in tutto il territorio nazionale – ha denunciato il Procuratore Cartosio alla fine della conferenza stampa -. E’ inutile che stia a sottolineare in quanti casi abbiamo constatato che la religione o determinati ruoli all’interno della Chiesa siano stati utilizzati allo scopo di abusare sessualmente di minori. In qualche caso l’abuso è stato finalizzato non solo allo scopo sessuale ma anche a sfruttare economicamente e lavorativamente le persone. Stavolta abbiamo a che fare con una tragedia che rappresenta il massimo dell’immaginazione umana. Ci sentiamo di dover dire che quanto è accaduto deriva da un modo di concepire la religione in maniera distorta, con soggetti che approfittano della debolezza e della vulnerabilità di altri. Facciamo quindi un appello, soprattutto ai giovani, affinché si muovano per fare emergere queste situazioni. Ai ragazzi dico: so che è difficile e complicato fare emergere certe cose ma questa terribile tragedia dimostra che il silenzio alle volte può essere la propria condanna a morte. Le strutture della magistratura – ha concluso il capo della Procura termitana -, delle forze ordine e delle altre istituzioni sono in grado di aiutare efficacemente le vittime di questi reati”.
g.l.
Edited by, venerdì 16 febbraio 2024, ore 14,09.