Nel day-after della festa patronale di San Lorenzo, autentica scossa nella giunta comunale di Frazzanò, guidata da giugno, per il terzo mandato, dal sindaco GINO DI PANE. Uno degli uomini di punta, anche per il suo alto livello culturale, MARCO IMBROSCI’ (foto in alto), si è dimesso da assessore dopo appena due mesi. I motivi non sono personali, familiari o di lavoro: sono strettamente legati alla poca gente che ha assistito, pochi giorni fa, al “Frazzanò Folk Fest”, grande progetto che Imbroscì ha lanciato nel 2014 e portato al successo. Nel servizio la nota delle dimissioni protocollata e riportata sulla pagina Facebook di Imbroscì…
L’assessore comunale di Frazzanò Marco Imbroscì ha presentato questa mattina con effetto immediato, presso l’Ufficio Protocollo dell’ente comunale, le dimissioni dalla propria carica. Le ragioni della decisione di Marco Imbroscì, come viene messo in evidenza nella nota pubblicata anche sul proprio profilo Facebook, non sono per motivi personali ma derivano soprattutto dalla poca gente giunta ad assistere all’edizione 2023 della manifestazione “Frazzanò Folk Fest“, svoltasi pochi giorni fa e che poteva contare quest’anno sulla presenza degli Africa Unite, il gruppo più importante e longevo del panorama reggae italiano.
“Caro Sindaco, amico mio, cari colleghi Assessori, colleghi Consiglieri Comunali – scrive Imbroscì – con la presente comunico la mia intenzione di dimettermi dalla carica di Assessore Comunale, con effetto immediato dalla presentazione della stessa all’Ufficio Protocollo. Di seguito le motivazioni che mi hanno portato a questa scelta: non sarà il solito “per motivi personali“, abbiate la pazienza di leggere la stessa e di accettare la mia intima e personale scelta, che condividerò con tutti coloro che vorranno leggerla.
Soddisfatto di questo Festival, del “Frazzanò Folk Fest“? E’ una domanda che mi hanno fatto in tanti. No, non sono per niente soddisfatto. Questo Festival è nato in sordina nel 2014, è stato uno dei punti del programma elettorale del 2013, ho organizzato la prima edizione con molte difficoltà, non solo perché ero un novizio della politica locale, quindi tutti gli aspetti burocratici-amministrativi, ma anche dal punto di vista delle relazioni interpersonali; molti non ne coglievano il senso, non riuscivano ad immaginarlo. E’ andato bene, è stato apprezzato dai frazzanesi, dal territorio dei Nebrodi e da tutti coloro che hanno partecipato. Sono passati 9 anni da allora e quest’ultima è stata la settima edizione curata da me (abbiamo perso due anni a causa del Covid). Negli anni sono giunti tanti artisti di alto livello, fino a chiudere quest’anno con gli Africa Unite, il gruppo più importante e longevo del panorama reggae italiano. Abbiamo ospitato artisti troppo importanti per Frazzanò e per questa parte di territorio dei Nebrodi. Tutti gli artisti giunti a Frazzanò non riuscivano a spiegarsi come un piccolo paese di 500 anime potesse fare tutto ciò, ora capisco il perché. Il nostro territorio non merita una manifestazione così importante, e per il livello in cui è arrivato il Festival, non è accettabile che venga così poca gente. Qualcuno mi ha fatto notare che, forse, è mancata la giusta comunicazione, sono il primo sostenitore della comunicazione, e senza timore di smentita c’è stata. Probabilmente quest’anno abbiamo avuto meno presenze per le incerte condizioni metereologiche e per le manifestazioni, che si svolgevano contemporaneamente nel comprensorio. Ma il vero motivo è che noi siciliani siamo troppo comodisti e partire da Brolo, Capo d’Orlando, Torrenova, Sant’Agata di Militello e Acquedolci è pesante. Poi però mi chiedo perché migliaia di cittadini, che vivono sulle colline dei Nebrodi, fanno il contrario ogni santo giorno per andare a mare, per raggiungere servizi, per fare shopping, per andare a lavorare.
Quindi sono giunto alla conclusione che questo territorio non merita il “Frazzanò Folk Fest“, meglio spendere queste risorse per tutta la mia comunità, d’altronde i vantaggi sono stati solo su una parte di essa, solo le attività commerciali ne hanno tratto vantaggio. Meglio tagliare questa spesa e utilizzarla per garantire i servizi essenziali a tutti i cittadini, perché ogni giorno che passa diventa sempre più difficoltoso poterlo fare. Il mio Festival, la mia creatura, questa edizione mi ha dato l’impressione che fosse un capriccio personale, far partecipare gli Africa Unite nel mio paese, a Frazzanò.
Dov’è Frazzanò? Un gruppo che ascolto dagli anni universitari, che ho visto nei centri sociali di Bologna con migliaia e migliaia di persone, che ha fatto la storia della musica reggae italiana. Se lo stesso Festival si fosse svolto in uno dei paesi citati prima, dopo sette anni, sarebbe giunto alla presenza di almeno 15.000 persone. Sia chiaro, non ho mai immaginato tali numeri per Frazzanò, sarebbe impossibile gestirlo. Questo Festival doveva restare intimo, chi ha partecipato lo ha amato per questo ma avere quella partecipazione tale da motivarmi ed andare avanti, tale a garantire sempre la sicurezza e l’ordine pubblico. Ma, ahimè, così non è stato. Questo è il primo motivo che mi ha portato a questa decisione, a volermi fermare.
Le altre ragioni sono strettamente personali, volevo dimostrare agli altri cosa ero in grado di fare, per soddisfare il mio stupido ed insignificante ego, oggi non sento più questo irrefrenabile bisogno, i fatti parlano e ho raggiunto la mia soddisfazione interiore. Ci sono troppe cose belle in questa vita e troppo poco tempo per poterle fare, e io non ho più tempo da regalare agli altri, è giunto il tempo di regalarlo a me; non ho più tempo di fare cose che non mi va di fare, ho solo il tempo di fare ciò che mi va e mi piace fare. Non vedo un futuro roseo per la società civile, che si tratti della mia comunità o del pianeta intero, troppo marcio in giro, troppi disonesti che ci governano, troppi cattivi esempi da seguire. Sono entrato nelle istituzioni per creare qualcosa di bello, sono entrato per dimostrare che gli onesti, coloro che credono nella lealtà, nella verità e nella giustizia esistono, ma non è servito, perché l’uomo per sua natura è malato, malvagio, ci sono pochi onesti in giro, che non potranno mai capovolgere il modo di pensare e di agire del resto delle persone. Quando senti persone con i tuoi stessi valori sospettare del tuo operato, capisci che non c’è niente da fare, l’essere umano non è in grado di fidarsi del prossimo. Gente che organizza grandi eventi per professione, come privati, quindi per guadagnare, per lavorare, che pensa si possa fare la stessa cosa con la cosa pubblica, che ti consiglia, ti critica e poi ti disprezza e ti invidia.
Sono stufo di continuare ad ascoltare queste cose, sono stanco di combattere sapendo che continuerò a perdere. Ci meritiamo la mediocrità in tutto, nei governi, nei servizi, nell’arte, nella musica e nelle amministrazioni locali, ci meritiamo il non sviluppo, ci meritiamo di perdere la libertà in cui viviamo. Ed è per questo che mi auguro e auguro a tutti che Anarchia e Caos prendano il sopravvento, solo allora ci renderemo conto di cosa abbiamo perso, solo allora daremo la giusta importanza alle cose. E ora vi saluto, torno alla mia stupida ed insignificante vita, a viverla in pieno e godermi ogni momento, perché grazie al cielo ho un lavoro, che mi permette di vivere dignitosamente, di essere libero e poter camminare sempre a testa alta. Anche se ancora non ho capito se: Vivo per Lavorare o Lavoro per Vivere“. Così conclude l’ormai ex assessore Marco Imbroscì, nominato a giugno ed in carica solo due mesi.
g.l.
Edited by, venerdì 11 agosto 2023, ore 17,17.