Inchiesta archiviata. Lo ha deciso il Gip del Tribunale di Messina MONIA DE FRANCESCO nei confronti di 10 indagati che, a piede libero, erano rimasti coinvolti nell’omicidio del pastore di Fiumedinisi RICCARDO RAVIDA’ (foto in alto), ucciso la sera del 26 luglio 2022 prima che rientrasse in carcere godendo della semi libertà. Il servizio sul link Sicilia News…
Il Gip del Tribunale di Messina Monia De Francesco ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta sull’omicidio dell’allevatore Riccardo Ravidà i cui resti carbonizzati furono trovati nella sua auto la sera del 26 luglio dell’anno scorso a Fiumedinisi, centro jonico della provincia di Messina. Dalle indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura, non sono emerse responsabilità nei confronti di 10 indagati iniziali che erano rimasti coinvolti a piede libero.
L’OMICIDIO
Riccardo Ravidà, 34 anni, pastore di Fiumedinisi, personaggio noto alle forze dell’ordine, la sera del 26 luglio 2022 non ebbe il tempo di rientrare nel carcere di Messina Gazzi dove stava scontando una condanna, con la semi libertà, per reati contro il patrimonio. Qualcuno gli ha sparato a colpi di fucile quando l’uomo, alla guida della sua Toyota Rav, stava attraversando il territorio di Alì in contrada Ferrera e poi ha dato fuoco alla sua auto tanto che il Ravidà è stato trovato carbonizzato.
Riccardo Ravidà, sposato e padre di tre figli, lavorava nell’azienda zootecnica dei fratelli Caminiti, che davano lavoro anche alla moglie in un caseificio a Fiumedinisi e venne arrestato il 31 gennaio 2020 durante un’operazione anti-bracconaggio condotta dai carabinieri delle Stazioni di Alì Terme e Fiumedinisi, assieme ai colleghi dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sicilia”, all’interno dell’area protetta della Riserva Naturale Orientata di Fiumedinisi, durante una battuta di caccia al cinghiale dove venne trovato con un fucile con matricola abrasa e canne mozzate, con altre nove persone due delle quali arrestate insieme a lui. Alcuni mesi prima dell’omicidio era arrivata nei suoi confronti la condanna definitiva in Cassazione a 3 anni di reclusione per ricettazione e detenzione e porto abusivo di arma clandestina: pena che stava scontando a Gazzi con la semi libertà e dovendo rientrare in carcere la sera per uscire il mattino per recarsi al lavoro secondo la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Messina.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, mercoledì 22 novembre 2023, ore 16,00.