Femminicidio: la violenza della porta accanto

La cronaca, purtroppo, è piena di questi fatti, l’ultimo in ordine di tempo avvenuto la notte scorsa al momento in cui scriviamo. Il femminicidio è una delle piaghe della società moderna, dove basta un nonnulla, una lite o un messaggio, per indurre il partner alla violenza sulla compagna di vita. Un triste fenomeno per il quale esistono dei rimedi. Il servizio…

Nel barese la notte tra il 5 e il 6 ottobre scorsi un uomo di 65 anni ha ucciso la moglie di 60. Prima ha dato fuoco alla macchina dentro alla quale si trovava la donna, poi la stessa, ricoperta di ustioni, è riuscita a scappare. Il marito l’ha rincorsa salendogli a cavalcioni, fratturandole lo sterno e le costole e provocando la compressione del cuore. L’uomo è stato arrestato a Gravina di Puglia e la moglie, prima di morire, è riuscita a raccontare quanto accaduto alla polizia. Il sessantacinquenne, secondo l’accusa, avrebbe premeditato di uccidere la consorte da tempo.

Il femminicidio è l’uccisione o l’annientamento morale della donna da parte del partner e compagno di vita.

Da Nord a Sud la violenza dilaga, le donne patiscono aggressioni domestiche e fuori casa. Oggi molte riescono a denunciare ma, purtroppo, perdono ugualmente la vita. I compagni o gli ex partner sono gli autori dei femminicidi a volte perché non accettano la separazione, altre per diverbi su vari argomenti o perché fanno pressioni psicologiche. E’ un problema che riguarda tutti i Paesi del mondo, con le tristi statistiche in aumento: solamente in Italia, dall’inizio del 2024, sono state uccise 66 donne.

Questi tipi di uccisioni non sono incidenti isolati, legati a patologie psichiatriche o perdite improvvise di controllo, i partner spesso prima dei delitti, perpetrano violenza di carattere economico, psicologico, fisico e sessuale. Possiamo affermare che il femminicidio è l’ultimo atto all’interno di un ciclo di violenza.

Sul piano dei comportamenti è la massima espressione del potere di controllo dell’uomo sulla donna. Socialmente esiste ancora oggi un modello socio-patriarcale dove la donna diventa oggetto occupando una posizione discriminabile, violabile e uccidibile. Riteniamo che per evitare l’escalation delle violenze bisogna far scendere in campo una serie di fattori: centri anti-violenza, forze dell’ordine, case rifugio, servizi territoriali e una rete (dove essa sia presente) amicale e familiare. E, per ultimo, ma non per ordine di importanza, a nostro avviso è auspicabile creare una robusta rete di supporto che trasmetta alla donna il messaggio di non essere sola.

Sonia Lazzaro

Edited by, mercoledì 16 ottobre 2024, ore 15,22. 

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