Catania: Sequestro preventivo di beni annullato per l’ex direttore del Credito Valtellinese di Aci Trezza

Il Tribunale del Riesame di Catania, accogliendo la richiesta dell’avvocato FILIPPO CACCIOLA (foto in alto), originario di Capo d’Orlando, ha annullato il sequestro preventivo di beni disposto dal Gip nei confronti di GIUSEPPE ROMANO, ex direttore della filiale del Credito Valtellinese di Aci Trezza (CT). Il provvedimento, eseguito il 12 marzo scorso dalla guardia di finanza, era stato emesso nell’ambito di un procedimento penale, in cui la banca è parte lesa, finalizzato all’accertamento di presunte ipotesi di truffa aggravata, autoriciclaggio e associazione per delinquere. Il servizio sul link Sicilia News…

Il Tribunale del Riesame di Catania, accogliendo la richiesta dell’avvocato Filippo Cacciola, ha annullato il sequestro preventivo di beni disposto dal Gip del Tribunale etneo nei confronti di Giuseppe Romano, ex direttore della filiale del Credito Valtellinese di Aci Trezza (CT). Il provvedimento, eseguito il 12 marzo scorso dalla guardia di finanza, era stato emesso nell’ambito di un procedimento penale, in cui la banca è parte lesa, finalizzato all’accertamento di presunte ipotesi di truffa aggravata, autoriciclaggio e associazione per delinquere. I giudici hanno deposito il dispositivo, riservandosi il deposito delle motivazioni.

LA VICENDA

Nell’ambito di complesse attività d’indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, i finanzieri del Comando provinciale di Catania hanno dato esecuzione, lo scorso 12 marzo, ad una ordinanza con cui il Gip ha disposto il sequestro preventivo diretto e per equivalente delle somme e dei beni, fino a concorrenza dell’importo di 1,4 milioni di euro nella disponibilità di 15 persone, a vario titolo indagate per i reati di associazione per delinquere, truffa e autoriciclaggio aggravato. Le indagini, condotte dalla Compagnia di Acireale mediante accertamenti bancari, acquisizioni documentali, escussione di persone informate sui fatti e servizi di osservazione, avrebbero consentito di far emergere un presunto sistema di frode in danno del Credito Valtellinese, istituto bancario del gruppo Crédit Agricole Italia. Le investigazioni hanno preso avvio quando la Procura ha chiesto di esaminare in dettaglio le criticità rilevate in merito alla concessione di circa 170 finanziamenti “al consumo”, tutti erogati da una singola filiale in appena nove mesi ed esclusivamente in favore di clienti di nuova acquisizione. Il disegno fraudolento sarebbe stato caratterizzato da una strategia complessa e organizzata, con la chiara definizione di ruoli e posizioni differenti.

Tre persone, Laura Antonia Landolina, Dario Mazzero e Antonio Soro, avrebbero avuto il compito di procacciare nuovi clienti alla filiale di Aci Trezza, spacciandosi per mediatori finanziari dell’istituto bancario. Poi ci sarebbero stati dieci datori di lavoro fittizi il cui compito sarebbe stato quello di assicurare la produzione di documenti falsi propedeutici all’erogazione del finanziamento. Si tratta di Sebastiano Alessandro Campisi, Ilaria Andrea Caponnetto, Mario Finocchiaro, Carmela Inserra, Lucrezia La Rocca, Giuseppe Nassi, Samuel Simone Paternò, Antonio Serrano, Livio Sorrentino e Daniele Barone. Infine Giuseppe Romano, direttore, e Giuseppe Spoto, dipendente della filiale, avrebbero avuto il ruolo di avallare le richieste di finanziamento. Il meccanismo di frode si sarebbe basato su uno schema operativo ricorrente. In primo luogo, i tre procacciatori avrebbero individuato persone in condizioni di grave difficoltà economica, persuadendole ad aprire un conto corrente in filiale con la promessa di poter ottenere finanziamenti senza la necessità di fornire garanzie. Successivamente, tali “intermediari” si sarebbero rivolti ai fittizi datori di lavoro con l’intento di ottenere la redazione di documentazione fraudolenta necessaria a giustificare le richieste di finanziamento. In particolare, sarebbero state emesse false buste paga e falsi modelli di certificazione unica. A tali falsificazioni si sarebbe aggiunta l’effettuazione di bonifici, accompagnati da causali mendaci come “emolumenti”, in favore dei nuovi correntisti. Questi ultimi tuttavia non avrebbero mai prestato alcuna attività lavorativa presso le suddette imprese, rendendo così del tutto fittizi e privi di valore giuridico i documenti in questione.

               Rachele Liuzzo

Edited by, venerdì 28 marzo 2025, ore 15,00. 

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