Capo d’Orlando: Il tragico incidente in cui perse la vita Gino Ratto. Ricorso inammissibile in Cassazione, chiusa la vicenda

Il ricorso delle parti civili è inammissibile. Così la IV sezione della Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla lunga e dolorosa vicenda giudiziaria relativa alla morte di ROBERTO RATTO, detto Gino, rimasto vittima, a 33 anni, di un tragico incidente stradale avvenuto la sera di Santo Stefano, il 26 dicembre 2013, a Capo d’Orlando, subito dopo il quadrivio di San Martino, lungo la Strada Statale 113 (foto in alto). In appello era stato assolto l’imprenditore orlandino ANTONINO ONOFARO, alla Suprema Corte si è andati solo per gli effetti civili. Il servizio…

GIUSEPPE LAZZARO

Il ricorso delle parti civili è inammissibile. Così la IV sezione della Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla lunga e dolorosa vicenda giudiziaria relativa alla morte di Roberto Ratto, detto Gino, rimasto vittima, a 33 anni, di un tragico incidente stradale avvenuto la sera di Santo Stefano, il 26 dicembre 2013, a Capo d’Orlando, subito dopo il quadrivio di San Martino, lungo la Strada Statale 113.

Il giovane viaggiava in sella ad una moto Suzuki 750 in direzione Messina, recandosi a Brolo per tornare a casa dalla moglie e dal figlio. A bordo della sua Audi A4 procedeva in direzione opposta l’imprenditore orlandino Antonino Onofaro. I due mezzi, in una nottata con tanta pioggia, impattarono frontalmente prima del viadotto “Milio”. Uno schianto che sbalzò il centauro a diversi metri di distanza e che non lasciò scampo al Ratto, originario di Sinagra.

Roberto Ratto, per tutti Gino, il suo ricordo è ancora vivo dappertutto

Antonino Onofaro, difeso dall’avvocato Massimiliano Fabio, finì sul banco degli imputati con l’accusa di omicidio colposo. Fu condannato a 4 mesi di reclusione, pena sospesa, in primo grado dal giudice monocratico del Tribunale di Patti Edoardo Zantedeschi nel gennaio 2023 e poi assolto, “perchè il fatto non sussiste”, lo scorso 29 febbraio dalla Corte d’Appello di Messina, che aveva riformato la sentenza di condanna. I giudici d’appello avevano, quindi, revocato anche le statuizioni civili contenute nella prima sentenza, al risarcimento del danno – in solido con la compagnia assicurativa, rappresentata dall’avvocato Giovanni Milana del foro di Catania – nei confronti dei familiari della vittima costituiti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Decimo Lo Presti e la sospensione della patente.

I familiari del Ratto avevano, quindi, proposto ricorso per Cassazione, solo ai fini degli effetti civili. Gli ermellini, pronunciandosi sul procedimento, hanno ritenuto inammissibile il ricorso delle parti civili, mettendo la parola fine alla vicenda, condannando per altro ciascuno dei ricorrenti a pagare 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, al pagamento delle spese processuali e al pagamento delle spese legali in favore dell’Onofaro, per 3.000 euro più accessori.

Edited by, domenica 8 dicembre 2024, ore 14,27. 

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