Blitz antimafia tra Alcamo e Calatafimi, dieci arresti: c’è anche l’ex senatore del PD Papania

Voti e mafia in provincia di Trapani. La Polizia di Stato, su indagini della Dda di Palermo, ha arrestato 10 persone, tutte residenti tra Alcamo e Calatafimi, accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi. Tra gli arrestati anche l’ex senatore del PD ANTONINO PAPANIA (foto in alto). Il servizio sul link Sicilia News…

Voti e mafia in provincia di Trapani. La Polizia di Stato di Trapani, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha dato esecuzione a un provvedimento cautelare restrittivo, emesso dal Gip, nei confronti di 10 persone, tutte residenti tra Alcamo e Calatafimi, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.

In manette è finito l’ex senatore del Pd Antonino Papania, fondatore del movimento politico Via, con un’accusa pesante: scambio elettorale politico-mafioso. Arrestato anche l’ex vice sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, che la Procura indica come l’intermediario fra Papania e il clan. L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal presidente dell’ufficio Gip di Palermo Alfredo Montalto porta in carcere pure otto persone indicate come appartenenti al clan mafioso di Alcamo. Il reggente viene indicato in Francesco Coppola. Dei rapporti con l’intermediario di Papania si sarebbe occupato invece Giosuè Di Gregorio, pure lui ritenuto un componente del clan, uno dei principali collaboratori di Coppola.

L’inchiesta ha documentato l’esistenza di un connubio affaristico-mafioso in grado di condizionare, anche dietro corrispettivo in denaro, il libero esercizio del consenso elettorale, facendo emergere la capacità dell’organizzazione di indirizzare il voto locale in favore di un candidato alcamese, coordinatore provinciale del movimento politico Via, cristallizzando chiari indizi di colpevolezza nei confronti dell’ex senatore Papania, ispiratore del movimento e promotore di una richiesta di voti alla famiglia mafiosa, dietro un compenso in denaro pari a circa 3.000 euro, in occasione delle elezioni regionali siciliane del settembre 2022.

Da ultimo, l’inchiesta avrebbe restituito utili elementi di riscontro in ordine all’attività di spaccio, condotta dal sodalizio anche grazie all’apporto di fornitori albanesi, e alla detenzione di armi, occultate dagli indagati e nella disponibilità del gruppo, evidenziando così la trasversalità e la caratura criminale dei sodali. Al riguardo, nel corso delle indagini uno degli appartenenti al sodalizio è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di oltre 9 chili di marijuana. In quella occasione, nel corso della perquisizione, sono stati inoltre rinvenuti due fucili a canne mozzate calibro 12, con relativo munizionamento, entrambi provento di furto.

Il provvedimento cautelare compendia gli esiti dell’inchiesta avviata nel maggio del 2021 dalla Squadra mobile di Trapani e condotta unitamente a personale della Squadra mobile di Palermo, della locale Sisco e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. L’indagine avrebbe consentito di documentare gli assetti e il rinnovato dinamismo criminale delle “famiglie” mafiose di Alcamo e Calatafimi, in seguito all’arresto dei numerosi esponenti storicamente al vertice delle stesse. In particolare, nel tentativo di colmare il vuoto progressivamente creatosi, la famiglia mafiosa alcamese avrebbero individuato il nuovo vertice in un pregiudicato locale, che avrebbe esercitato la reggenza valendosi di numerosi sodali. L’indagine avrebbe consentito di attribuire analogo ruolo di reggente ad altro pregiudicato di Calatafimi, ritenuto a capo della famiglia mafiosa.

In tale ambito le investigazioni hanno consentito di ricostruire una serie di condotte di natura estorsiva, alcune consumate altre solo tentate, in danno di imprenditori locali – tra i quali un imprenditore di Castellammare del Golfo – , con interessi nel settore della distribuzione alimentare e del mercato immobiliare, e due imprenditori alcamesi attivi nel settore dell’edilizia, del movimento terra e della commercializzazione di autovetture – consistite, secondo le risultanze investigative, nel paventare condotte ritorsive qualora le vittime non avessero versato, nelle mani di un uomo di fiducia del capo famiglia alcamese, la somma di 50.000 euro. Ulteriori condotte estorsive sarebbero state consumate in territorio alcamese nei confronti del titolare di un maneggio, costretto ad abbandonare l’azienda in seguito a contrasti insorti con un soggetto vicino al sodalizio. La minaccia di condotte ritorsive avrebbe poi costretto un buttafuori trapanese ad abbandonare il proprio impiego presso un esercizio commerciale di questo capoluogo in favore del figlio di un noto pregiudicato del posto, destinatario del provvedimento cautelare.

I NOMI DEGLI ARRESTATI

Oltre ad Antonino Papania, 75 anni, e Pasquale Perricone, 69 anni, tra gli arrestati ci sono: Gregorio Savio Ascari, 54 anni; Giorgio Benenati, 55 anni; Francesco Coppola, 64 anni; Giosuè Di Gregorio, 54 anni; Salvatore Li Bassi, 66 anni; Antonino Minio, 53 anni; Giuseppe Pipitone, 61 anni e Giuseppe Schiacchitano, 49 anni.

             g.l.

Edited by, lunedì 16 settembre 2024, ore 14,20. 

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