Barcellona P.G.: Nessuna omissione del versamento delle ritenute, condanna annullata in Cassazione per Bonina

Dopo quella della scorsa settimana (vedere servizio postato in archivio) ancora un pronunciamento favorevole per l’imprenditore barcellonese IMMACOLATO BONINA (foto in alto). La Cassazione ha annullato, senza rinvio, una condanna per un reato fiscale contestato dal Tribunale di Barcellona e risalente al 2019. Il servizio…

Ancora un pronunciamento di annullamento da parte della Cassazione per l’imprenditore Immacolato Bonina, ex patron della squadra di calcio Igea Virtus e del Basket Barcellona.

La Quarta Sezione della Corte di Cassazione ha infatti annullato una condanna per un presunto reato fiscale del Tribunale di Barcellona che risale al 2019 ed ha al contempo revocato la contestuale confisca in favore dell’erario di oltre 200.000 euro che era stata eseguita nei confronti dello stesso imprenditore. La vicenda giudiziaria di natura fiscale, che ha interessato il magnate dei supermercati, risale al lontano 2014 ed ha avuto per oggetto la contestazione del reato elevata nei confronti di Immacolato Bonina, sempre nella sua qualità di amministratore unico della fallita società C.S.R.S. – Centro Supermercati Regione Sicilia s.p.a. con sede a Barcellona che gestiva la piattaforma della distribuzione sorta per la fornitura delle merci ai numerosi supermercati del Gruppo Bonina.

La presunta violazione, che era stata contestata, riguardava l’art. 10 bis del decreto legislativo n. 74 del 2000 che riguardava la presunta omissione del versamento, nei termini previsti per la presentazione della dichiarazione annuale di sostituto di imposta – periodo d’imposta 2013 (1 gennaio 2013-31 dicembre 2013) – delle ritenute operate ai dipendenti della società risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituiti per l’ammontare complessivo di 211.071,17 euro.

Per tale contestazione con sentenza numero 1102 del 2019, il Tribunale di Barcellona, in composizione monocratica, aveva condannato Immacolato Bonina alla pena di 6 mesi di reclusione (pena sospesa) e con ciò applicando le pene accessorie di legge, disponendo la confisca dei beni personali nella disponibilità dell’imputato per un valore corrispondente all’ammontare del prezzo o del presunto profitto del reato. La stessa sentenza era stata confermata dalla Corte di Appello di Messina nel corso dell’anno 2021.

Leonardo Orlando, da Gazzetta del Sud

Edited by, venerdì 3 maggio 2024, ore 10,11. 

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