Il Tribunale del Risame di Messina (foto in alto il Tribunale) ha parzialmente accolto, con due distinti provvedimenti, i ricorsi contro la misura della custodia cautelare in carcere, disposta dal Gip di Messina il 21 gennaio scorso, nei confronti dei due giovani barcellonesi indagati per l’omicidio del giovane romeno PETRE CIURAR avvenuto il 5 dicembre 2010. Per l’affievolimento della misura vanno dal carcere agli arresti domiciliari SANTO GENOVESE e DOMENICO BUCOLO, ambedue di 34 anni. Il servizio…
Il Tribunale del Risame di Messina (Massimiliano Micali presidente, Maria Vermiglio e Alessia Smedile componenti) ha parzialmente accolto, con due distinti provvedimenti, i ricorsi contro la misura della custodia cautelare in carcere, disposta dal Gip il 21 gennaio scorso, nei confronti dei due giovani barcellonesi indagati per l’omicidio del giovane romeno Petre Ciurar avvenuto il 5 dicembre 2010.
Si tratta di Santo Genovese, residente a Reggio Emilia e di Domenico Bucolo, residente a Barcellona, entrambi di 34 anni, arrestati in relazione ai reati di omicidio aggravato in concorso, dalle modalità mafiose e di porto d’arma da sparo. Ai due indagati, difesi dagli avvocati Filippo Barbera e Pinuccio Calabrese, il Genovese, che era stato associato alla Casa circondariale di Bologna e il Bucolo, che si trovava nel carcere “Madia” di Barcellona, i giudici del TdR, hanno concesso gli arresti domiciliari nei rispettivi luoghi di residenza, con applicazione del braccialetto elettronico, previa acquisizione del consenso, prescrivendo loro di non allontanarsi dall’abitazione senza autorizzazione. L’attenuazione della misura sarebbe allo stato dettata solo da esigenze legate alle affievolite esigenze cautelari, atteso che il reato di omicidio contestato in concorso ad entrambi è avvenuto 14 anni fa.
LA VICENDA
Lo scorso 21 gennaio i carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale), con il supporto dei Comandi Provinciali di Messina e Reggio Emilia, avevano dato esecuzione, a Barcellona Pozzo di Gotto e nella provincia di Reggio Emilia, all’ordinanza applicativa di misure cautelari della custodia in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Messina, su conforme richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti dei due soggetti, gravemente indiziati per i delitti di omicidio e porto illegale di armi, entrambi aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosi. Il quadro gravemente indiziario è stato ricostruito grazie alle indagini svolte dai carabinieri del ROS-Sezione Anticrimine di Messina e della Sezione di Polizia giudiziaria della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, nell’ambito del proficuo coordinamento investigativo fra la Procura di Barcellona e la DDA di Messina. Determinante, inoltre, il contributo dichiarativo di un collaboratore di giustizia, affiliato al clan dei “Barcellonesi”.
Allo stato, gli elementi raccolti consentono di ritenere che l’omicidio per il quale si procede, commesso a Barcellona ai danni di Petre Ciurar, rumeno di etnia rom, fu ideato ed eseguito quale atto ritorsivo nei confronti della comunità rom, ritenuta responsabile di diversi furti nel territorio appannaggio del dominio mafioso del gruppo “San Giovanni”, riconducibile alla medesima consorteria mafiosa dei “Barcellonesi”, alla quale erano organici i due indagati arrestati.
Petre Ciurar fu ucciso, con tre colpi di fucile dei quali due alla testa e uno al braccio, la sera del 5 dicembre 2010, mentre stava rientrando nella baracca dove viveva insieme alla compagna, una connazionale, vicino alla stazione ferroviaria. L’uomo era diventato padre in quello stesso anno.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, lunedì 10 febbraio 2025, ore 16,44.