“Mare Nostrum”: L’ultimo latitante acciuffato in Germania. L’arresto di Vincenzo Crascì, particolari e retroscena. Gli affari della moglie moldava

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Dopo l’arresto il colonnello GIORGIO SULPIZI (foto in basso), responsabile del Reparto Operativo dei carabinieri di Parma che ha coordinato l’operazione, ha spiegato i particolari sull’arresto di VINCENZO CRASCI’ (foto in alto), affiliato al clan dei BONTEMPO SCAVO di Tortorici, originario di Rocca di Caprileone, che deve scontare una condanna definitiva a 21 anni di reclusione, con le accuse di associazione mafiosa, omicidi plurimi ed estorsione, nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum”. Seguendo le mosse della moglie dell’uomo, una moldava e della figlia, i carabinieri sono arrivati a Singen (Germania) identificando il CRASCI’ arrestato non nell’immediatezza ma quando tutto era sicuro, insieme alla Polizia tedesca. Nel primo servizio quanto pubblicato stamane sulle pagine regionali di Gazzetta del Sud a firma del responsabile di questo sito, Giuseppe Lazzaro. Quindi, a parte, un’aggiunta per riferire degli affari che la moglie dell’ex ricercato avrebbe messo in piedi a Parma, dove la coppia viveva sino a prima della latitanza del CRASCI’ il quale ultimo, pur essendo pregiudicato per reati di mafia, avrebbe emesso assegni a vuoto per 60.000 euro…

Sarà estradato nelle prossime ore Vincenzo Crascì, il latitante originario di Rocca di Caprileone, arrestato a Singen (Germania) dai carabinieri del Reparto operativo di Parma diretti dal colonnello Giorgio Sulpizi. A tal proposito ieri mattina si è svolta una conferenza stampa dove sono stati diffusi i particolari della cattura dell’unico latitante rimasto nell’elenco degli imputati condannati, definitivamente, dalla Cassazione, nella sentenza emessa il 17 ottobre 2011 relativa all’operazione “Mare Nostrum”. Crascì, presunto affiliato al clan di Tortorici dei Bontempo Scavo e, di conseguenza, alleato al tempo con i “chiofaliani” di Barcellona e Terme Vigliatore, è stato accusato di omicidi plurimi ed estorsione con l’aggravante dell’associazione mafiosa. Scarcerato per decorrenza dei termini, Crascì si era volatilizzato nell’immediatezza della sentenza della Suprema Corte, temendo la conferma, come poi avvenuto, della condanna riportata in Corte d’Appello, a Messina, nel novembre 2009. In quel momento si trovava a Parma dove, insieme alla moglie moldava, aveva avviato una attività, mista a bar e ortofrutta in via Cappelluti mentre la figlia frequentava la scuola regolarmente. A marzo scorso, improvvisamente, la moglie e la figlia lasciavano Parma per trasferirsi in Germania. I carabinieri, che avevano sempre seguito i passi dei congiunti, hanno spostato le ricerche nello Stato teutonico avvalendosi della collaborazione della Polizia di Baden Wurttemberg, a Singen, nei pressi del lago di Costanza. Il Crascì non viveva nello stesso domicilio dei familiari e si era inserito nella comunità locale dei tanti siciliani e calabresi lì presenti facendo l’imbianchino, la sua prima attività che svolgeva in Germania negli anni ’80, quando era un uomo libero ed incensurato, prima di rientrare a Rocca di Caprileone e domiciliandosi in contrada Maina di Capo d’Orlando, tra il 1988 e l’89. Ad agosto il ricercato venne individuato e adesso è arrivato l’arresto. Vincenzo Crascì era arrivato a Parma nel 2000, quando era già un sorvegliato speciale in quanto indagato per reati in materia di mafia, estorsioni e omicidi. Le forze dell’ordine lo tenevano d’occhio già dagli anni ’90 e il suo nome lo avevano fatto alcuni commercianti vittime del pizzo a Capo d’Orlando, testimoniando allo storico processo di Patti (autunno 1991) che si concluse con pesanti condanne, una delle più alte proprio nei confronti di Crascì. Nel luglio 2006 arrivò la condanna per “Mare Nostrum” dalla Corte d’Assise di Messina a 27 anni di carcere, Crascì con la compagna si era trasferito da Parma a Colorno, venendo individuato ed arrestato dai carabinieri. Tornato libero in attesa dell’appello, nel 2009 la condanna ridotta a 21 anni, che ora dovrà iniziare a scontare.

  Giuseppe Lazzaro, da Gazzetta del Sud

Ma non è tutto. I carabinieri hanno indagato sull’attività della moglie dell’ex latitante. E’ stato scoperto che la moldava avrebbe gestito alcune attività a Parma e fare debiti. Da controlli effettuati da una società di investigazioni (incaricata da un imprenditore raggirato) sono emersi protesti a carico della donna su cambiali e assegni elevati nel 2008, 2009 e 2010 per 28.420 euro. Lo stesso Crascì, nonostante l’arresto del 2006, ha emesso nel 2009 due assegni, poi protestati, per 60.000 euro (dal 2003 al 2007 l’uomo è stato titolare di una società individuale operante nel campo dell’edilizia). Nel 2008 la moglie ha comprato un bar in via Savani, salvo poi non onorare il pagamento a chi glielo aveva ceduto. Sempre nel 2008 la donna ha venduto il bar ad un’altra società, controllata dalla madre e dallo stesso Crascì (questa società formalmente è ancora attiva). Nel 2009 l’atto è stato ritenuto illecito e il tribunale di Parma ha fatto sequestrare il bar(g.l.).

Edited by, giovedì 3 ottobre 2013, ore 11,19.
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