Ultimo servizio del 2024 della rubrica di grande interesse, critica e visualizzazioni, Salute&Benessere, dal 2017 sempre presente su Gl Press e curata dalla dottoressa ISABELLA SALVIA (foto in alto), nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale. Argomento della settimana (per motivi tecnici slittato da venerdì all’odierno sabato): diabete e cioccolato (fondente). Il servizio…
SALUTE&BENESSERE VA IN PAUSA NATALIZIA E RIPRENDERA’ VENERDI’ 10 GENNAIO 2025.
Mangiare corrette quantità di cioccolato fondente potrebbe ridurre significativamente il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Questa scoperta, realizzata da un team di ricercatori di Harvard (Boston) e dell’università di Shangai e riportata in uno studio pubblicato su The BMJ, evidenzia che il cacao, grazie ai suoi composti bioattivi come i flavonoidi, migliora la sensibilità all’insulina. Lo studio ha analizzato i dati di oltre 192mila partecipanti per valutare il consumo totale di cioccolato e di 111mila partecipanti per esaminare l’impatto dei sottotipi di cioccolato. Per garantire l’affidabilità dei risultati, sono stati esclusi i soggetti con diabete, cancro o malattie cardiovascolari preesistenti. I partecipanti hanno compilato questionari sulla dieta ogni quattro anni, includendo informazioni dettagliate sul consumo di cioccolato, a partire dal 2006-2007. Inoltre, ogni due anni venivano raccolti dati su variabili come peso corporeo, pressione sanguigna, consumo di alcol e storia familiare di diabete. Durante il periodo di follow-up, che si estende per decenni, oltre 18.800 partecipanti hanno sviluppato il diabete di tipo 2, offrendo un ampio campione per l’analisi statistica. L’analisi ha rivelato che i partecipanti che consumavano almeno cinque porzioni di cioccolato fondente a settimana avevano un rischio inferiore del 21% di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a coloro che non mangiavano mai o raramente cioccolato. La relazione osservata era lineare: ogni porzione aggiuntiva di cioccolato fondente riduceva il rischio del 3%. Al contrario, il consumo di cioccolato al latte non mostrava benefici significativi, anzi, era associato a un aumento del peso corporeo. Ricordiamo che il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata da un eccesso di zuccheri (glucosio) nel sangue, nota come iperglicemia. L’iperglicemia può essere causata da un’insufficiente produzione di insulina (ossia l’ormone che regola il livello di glucosio nel sangue) o da una sua inadeguata azione.
Il diabete di tipo 1 è caratterizzato dall’assenza totale di secrezione insulinica, mentre il diabete di tipo 2 è determinato da una ridotta sensibilità dell’organismo all’insulina, normalmente prodotta da parte dei tessuti bersaglio (fegato, muscolo e tessuto adiposo), e/o da una ridotta secrezione di insulina da parte del pancreas (dalle cellule chiamate beta-cellule). Può progressivamente peggiorare nel tempo e si instaura sulla base di una condizione preesistente di insulino-resistenza.
Il diabete tipo 2 è una malattia ad elevata diffusione in tutto il mondo e la sua prevalenza è in continua crescita.
Si riconoscono tra le cause della malattia un’interazione tra fattori genetici (familiarità) e fattori ambientali (vita sedentaria abitudini alimentari e altro).
Spesso la presenza di iperglicemia non dà alcun sintomo né segno, per tale motivo il diabete è considerata una malattia subdola. Talvolta i sintomi compaiono quando la malattia è già presente da anni. La sintomatologia classica, nei casi acuti, è caratterizzata da stanchezza, aumento della sete (polidipsia), aumento della diuresi (poliuria) perdita di peso non ricercata, a volte addirittura concomitante all’aumento dell’appetito, malessere, dolori addominali, sino ad arrivare, nei casi più gravi, a confusione mentale e perdita di coscienza.
La costante presenza di valori di glicemia superiori alla norma aumenta il rischio di complicanze macrovascolari e microvascolari (danno dei vasi sanguigni).
Interventi per migliorare lo stile di vita, che includono attività fisica aerobica di moderata intensità della durata di 20-30 minuti al giorno o 150 minuti alla settimana e perdita di peso corporeo del 10%, riducono l’incidenza del diabete tipo 2 del 60%. Inoltre, la qualità, più che la quantità totale dei nutrienti, deve essere controllata.
Una dieta ricca di acidi grassi saturi (grassi animali) aumenta il rischio di sviluppare il diabete, mentre la parziale sostituzione di questi ultimi con acidi grassi insaturi lo riduce.
Uno screening, volto ad identificare la patologia anche nei soggetti asintomatici, viene in genere raccomandato a tutta la popolazione, trattandosi di un semplice esame del sangue (glicemia a digiuno). Esistono tuttavia soggetti maggiormente a rischio, i quali devono mantenere sotto costante controllo il valore della glicemia.
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
ISABELLA SALVIA
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, sabato 21 dicembre 2024, ore 17,31.