Op. “Nebrodi 2”: Chiesto giudizio per 54 imputati, abbreviato per 5. Le parti civili costituite

Si è svolta la seconda seduta, davanti alla Gup del Tribunale di Messina MONIA DE FRANCESCO, nell’udienza preliminare per l’operazione “NEBRODI 2”, scattata il 6 febbraio 2020. La maxi-udienza vede coinvolti 59 imputati e 8 imprese agricole. Chiesto il rinvio a giudizio per 54 imputati, in 5 al rito abbreviato. Ammessa la costituzione delle parti civili. Il servizio sul link Cronaca…

GIUSEPPE LAZZARO 

Si è svolta la seconda seduta, davanti alla Gup del Tribunale di Messina Monia De Francesco, nell’udienza preliminare per l’operazione “Nebrodi 2”, scattata il 6 febbraio 2020. La maxi-udienza vede coinvolti 59 imputati e 8 imprese agricole.

Per cinque imputati la Gup De Francesco ha accolto la richiesta di accedere al rito abbreviato mentre l’ha rigettata per altri tre imputati che avevano optato per l’abbreviato condizionato.

Ecco i cinque che accedono al rito abbreviato: Rosario Iuculano, Basilio Lionetto, Sebastiano Galati Giordano (classe 1989), Giuseppe Costanzo Zammataro (classe 1988) e Giuseppe Lo Re, detto “Pino”. Per trattare la loro posizione la Gup ha rinviato al 31 gennaio 2025. Non è stata accolta invece la richiesta per Giuseppe Costanzo Zammataro (classe 1989), Vincenzo Galati Giordano e Giuseppe Furnari, che quindi confluiscono nel troncone principale dei riti ordinari.

E per quanto riguarda i riti ordinari il sostituto della Dda Francesco Massara, che rappresentava l’accusa, ha chiesto il rinvio a giudizio dei 54 imputati coinvolti e delle 8 imprese agricole coinvolte come persone giuridiche. Hanno chiesto di costituirsi parte civile, oltre ai privati anche diversi enti e associazioni: tra gli altri la Regione Siciliana, Addiopizzo di Messina, il Centro studi “Pio La Torre”, la “Rete per la Legalità” di Messina, Barcellona e della Sicilia, il Comune di Montalbano Elicona.

La “Nebrodi 2” è il seguito dell’operazione “Nebrodi 1”, che scattò il 15 gennaio 2020 e già arrivato alla sentenza di appello emessa ai primi di settembre (vedere servizio pubblicato in archivio sul link Cronaca). Ecco i nomi delle persone e delle aziende agricole per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio:

Giuseppe Bontempo

Carmelo Bontempo Scavo

Giuseppe Bontempo Scavo

Salvatore Bontempo Scavo

Sebastiano Bontempo Scavo, detto “piricoco”

Sebastiano Bontempo Scavo, detto “spacchiusu”

Antonina Merilin Calà Lesina

Antonino Calabrese

Alfio Cammareri

Paolo Cancelliere

Signorino Conti Taguali

Cesare Costanzo Zammataro

Giuseppe Costanzo Zammataro, detto “iapicu”

Giuseppe Costanzo Zammataro, detto “pitrinu”

Giuseppe Costanzo Zammataro (in tutto sono tre questi omonimi ndr)

Rosario Attilio Lucio Crascì

Sebastiano Craxì

Salvatore Aurelio Faranda

Antonino Daniele Faranda

Gaetano Faranda

Leone Faranda

Giuseppe Massimo Faranda

Sebastiano Galati Giordano

Vincenzo Galati Giordano, detto “Lupin”

Carmelo Galati Massaro

Salvatore Giglia

Renis Haka

Rosario Iuculano

Basilio Lionetto

Giuseppe Lo Re

Giuseppa Messina

Salvatore Roberto Parlagreco

Alfio Pillera

Andrea Pizzino

Francesco Princiotta

Antonino Puliafito

Giuseppe Silvestro

Alessandro Taranto

Fortunato Taranto

Giuseppe Taranto

Marco Taranto

Giuseppe Furnari

Giuseppe Giletto

Antonino Salvatore Basile Gigante

Rosario Bontempo Scavo

Davide Brugaletta

Maria Destro Mignino

Nicolas Filippo Faranda

Placido Galvagno

Luisa Germanà

Salvatore Giallanza

Salvatore Gulino

Maurizio Antonio Liuzzo Scorpo

Saverio Marcinnò

Marika Messina

Daniele Monastra Ciarello

Carmela Puglisi

Carmelo Vitale

Nunzio Zaiti

Carmelino Zingales

LE 8 DITTE

Rinascita società cooperativa agricola di Tortorici

Agrisole società semplice agricola di Torrenova

Società agricola Tirrenia di Caltagirone

Agrinova società semplice di Caltagirone

Le Colline società agricola semplice di Tortorici

Sorgente Ramo società semplice agricola di Tortorici

Campi Verdi società agricola di Tortorici

Agribovini società agricola di Tortorici

L’OPERAZIONE

Lo scorso 6 febbraio a Tortorici e nelle province di Siracusa, Enna, Rovigo, Catania e Gorizia, i carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) e del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, i finanzieri del Comando Provinciale di Messina e il personale della Squadra Mobile della Questura di Messina, con il supporto in fase esecutiva del Comando Provinciale Carabinieri di Messina, dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori di Sicilia”, del Nucleo Cinofili di Catania, del 12° Nucleo Elicotteri Carabinieri e della Sezione Aerea di Manovra Guardia di Finanza di Catania, diedero esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali emessa dal Gip del Tribunale di Messina Eugenio Fiorentino su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 37 soggetti, appartenenti e/o indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa “Tortoriciana”, poiché indagati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione dedita alla coltivazione, acquisto, detenzione, cessione e al commercio al minuto di sostanza stupefacente di vario tipo, estorsioni, trasferimento fraudolento di valori, truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche in concorso, riciclaggio e autoriciclaggio, malversazioni di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali i finanzieri del Comando Provinciale e i carabinieri del Comando Tutela Agroalimentare eseguirono il sequestro preventivo di 349 titoli Agea, definiti “tossici” poiché acquisiti fraudolentemente e del sequestro, anche per equivalente, di somme superiori a 750.000 euro,

I reati fine (ad eccezione di quelli di falso e malversazione di erogazioni pubbliche) sono aggravati ai sensi dell’art. 416 bis del Codice penale poiché commessi al fine di agevolare l’attività dell’associazione di stampo mafioso cosiddetta dei “Tortoriciani”, nella sua articolazione del gruppo dei Bontempo Scavo e del gruppo dei Batanesi, operante a Tortorici e sulla fascia tirrenica della provincia di Messina.

In particolare l’attività investigativa, avvalendosi anche delle dichiarazioni rese da tre collaboratori di giustizia, Carmelo Barbagiovanni, Giuseppe Marino Gammazza e Salvatore Costanzo Zammataro, già appartenenti al gruppo mafioso dei Batanesi, ha consentito di ricostruire, seppur nella preliminare prospettazione accusatoria: l’esistenza di un’associazione operante secondo i canoni mafiosi denominata “famiglia tortoriciana” composta dall’articolazione del gruppo dei Bontempo Scavo e del gruppo dei Batanesi, finalizzata – mediante la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo – alla commissione di una indeterminata serie di delitti, contro il patrimonio, tra cui estorsioni e truffe aggravate perpetrate a danno dell’Unione Europea e dell’Agea, nonché al controllo in modo diretto o indiretto, di attività economico/imprenditoriali; l’esistenza e l’operatività di un’associazione dedita alla coltivazione, all’acquisto, alla detenzione, alla cessione e al commercio al minuto di sostanza stupefacente, attiva sul versante tirrenico della provincia di Messina, tra Tortorici, Sinagra, Capo d’Orlando e Rocca di Capri Leone, promossa e organizzata da soggetti a vario titolo collegati alla famiglia mafiosa tortoriciana dei Bontempo Scavo e all’articolazione dei Batanesi; la commissione di numerose truffe ai danni dell’Agea poste in essere sia da appartenenti al gruppo dei Batanesi che a quello dei Bontempo Scavo. Tali soggetti hanno orientato la propria attività verso la percezione con modalità fraudolente di contributi comunitari, garantendosi, in tal modo, un canale di finanziamento estremamente redditizio.

Fattispecie estorsive in danno di un’impresa calabrese impegnata nei lavori di realizzazione del metanodotto nel fiume tra i Comuni di Mistretta e Santo Stefano di Camastra che sarebbe stata costretta a consegnare la somma di 4.000 euro in occasione delle festività di Natale e Pasqua di ogni anno, a partire dal 2015 e sino al 2018, nonché in danno di soggetti provati al fine di accaparrarsi terreni agricoli da destinare al pascolo.

Nel dettaglio sono state eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 14 ordinanze interdittive della sospensione dall’esercizio di attività imprenditoriali che legittimino la presentazione di istanze di contributi comunitari o statali.

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali i finanzieri del Comando Provinciale e i carabinieri del Comando Tutela Agroalimentare hanno eseguito il sequestro preventivo di 349 titoli AGEA, definiti “tossici” poiché acquisiti fraudolentemente e del sequestro, anche per equivalente, di somme superiori a 750.000 euro da prelevare sui conti di 8 società, derivanti dalle truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni riguardanti le campagne agricole 2015-2020. Le investigazioni confermano che le frodi comunitarie continuano a rappresentare uno dei principali mezzi di finanziamento illecito delle organizzazioni mafiose, unitamente a quelli tradizionali (estorsioni o traffico di sostanze stupefacenti), più appetibili perché espongono gli autori a minori rischi. Il provvedimento si inserisce in un’ampia manovra di contrasto alla criminalità di tipo mafioso che l’Arma dei Carabinieri, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza e la Questura di Messina stanno conducendo in stretta sinergia nel Distretto di Messina sotto la direzione della locale Procura della Repubblica.

Edited by, martedì 17 dicembre 2024, ore 8,42. 

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