La Corte d’Appello di Messina (foto in alto il Tribunale) ha disposto tre assoluzioni e un concordato di pena nel processo di appello per il tentativo di estorsione ai danni di un night club di Capo d’Orlando, il “Lady Hairon” (foto in alto), allora aperto all’angolo tra le vie Della Fonte e Cristoforo Colombo e avvenuto nell’aprile 2013. Dopo le quattro condanne in primo grado, sono stati assolti tre imputati, due di Tortorici e uno di Raccuja ed è stato deciso un concordato di pena per un altro giovane di Tortorici. Il servizio…
GIUSEPPE LAZZARO
La Corte d’Appello di Messina (presidente Caterina Mangano) ha disposto tre assoluzioni e un concordato di pena nel processo di appello per il tentativo di estorsione ai danni di un night club di Capo d’Orlando, il “Lady Hairon”, allora aperto all’angolo tra le vie Della Fonte e Cristoforo Colombo.
Il processo era nei confronti dei fratelli Carmelo e Luca Bontempo Scavo, Antony Bontempo Scavo, tutti residenti a Tortorici e Antonino Natalotto, di Raccuja. I quatto dovevano rispondere di un tentativo di estorsione ai danni dei gestori del locale, vicenda avvenuta nell’aprile del 2013.
La Corte d’Appello ha rideterminato la pena per Carmelo Bontempo Scavo ad 1 anno e 400 euro di multa con il riconoscimento della continuazione con un altro tentativo di estorsione avvenuto a Capo d’Orlando nel 2012 per il quale c’era stata una sentenza definitiva. Rigettata la richiesta di applicazione delle sanzioni sostitutive.
Sono stati invece assolti Antonino Natalotto, Luca Bontempo Scavo e Antony Bontempo Scavo con la formula “per non aver commesso il fatto”. Il sostituto procuratore generale Giuseppe Costa, al termine della requisitoria, aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado e aveva consentito al concordato di pena per Carmelo Bontempo Scavo.
In primo grado, al Tribunale di Patti, Carmelo Bontempo Scavo era stato condannato a 3 anni e 6 mesi, Antony e Luca Bontempo Scavo e Antonino Natalotto erano stati condannati a 2 anni e 6 mesi.
Hanno difeso gli imputati gli avvocati Nino Favazo, Carlo Faranda e Antonio Amata.
Secondo l’originaria accusa, nella notte fra il 20 e il 21 aprile 2013, i quattro si erano recati al “Lady Hair” e avevano avvicinato uno dei gestori del locale dicendo: “Fino a Pasqua non vi ho cercati, ma ora aviti a lassari u ciuri””. Il tutto senza una specificazione di denaro visto che “u’ ciuri” (il fiore ndr) viene inteso come una richiesta estorsiva. Qualcuno, intanto, avvisò la polizia del vicino Commissariato e gli agenti arrestarono i quattro che negarono di avere mai chiesto denaro ai gestori del locale. Una vicenda lunga quasi 12 anni e che si è chiusa con l’assoluzione.
Edited by, sabato 7 dicembre 2024, ore 10,05.